privatizzazióne

sf. [da privatizzare]. Vendita di società o di attività reali di proprietà dello Stato a privati; tale operazione è stata avviata in alcuni Paesi europei negli anni Ottanta del sec. XX. I principali vantaggi della privatizzazione sono l'aumento dell'avanzo nel bilancio pubblico, o riduzione del deficit, e l'aumento della produttività in quanto l'impresa privata, legando la remunerazione alla produttività, è in grado di far lavorare di più e meglio i propri dipendenti. In Italia la politica delle privatizzazioni è stata regolamentata con il decreto legge 5 dicembre 1991, n. 386 convertito nella legge 29 gennaio 1992, n. 35 in base alla quale le trasformazioni devono essere attuate in conformità agli indirizzi di politica economica e industriale, nel rispetto dei criteri di economicità ed efficienza, e su delibera del CIPE previa proposta del ministro del Bilancio e della Programmazione Economica. I primi casi di privatizzazione hanno riguardato il mercato francese e inglese e sono stati avviati prevalentemente nei settori dei servizi di natura collettiva e dei prodotti industriali. Queste operazioni, volute dalla quasi totalità delle forze politiche, erano volte principalmente a garantire all'erario cospicue entrate, a ridurre le spese sostenute dallo Stato per il finanziamento della gestione delle sue imprese non redditizie, a migliorare l'efficienza delle imprese sotto l'impulso delleforze concorrenziali presenti nel mercato. Successivamente le forme e le motivazioni alla base del processo di privatizzazione sono cambiate. Da una parte vi è stato un ingente processo di dismissione delle aziende statali o a partecipazione pubblica nei Paesi dell'Est in cui la volontà di far prevalere le regole del mercato ha portato alla vendita di numerose imprese in Polonia, Romania, Russia, Ungheria e Repubblica Ceca. Tuttavia tali privatizzazioni di carattere “ideologico” si sono realizzate anche in alcuni Paesi occidentali con la vendita per esempio delle partecipazioni dello Stato nelle società di gestione dei trasmettitori della BBC in Gran Bretagna e della rete elettrica nazionale negli Stati Uniti. Altre privatizzazioni sono state realizzate in Canada, Francia e Italia sostanzialmente con l'intento di fornire ai mercati internazionali una valida prova del desiderio dello Stato di risanare la situazione finanziaria. Infine, sono state operate dismissioni talvolta dettate dalle condizioni del mercato in cui i mutamenti tecnologici, l'esigenza continua di capitali per il finanziamento interno e la struttura ad alto tasso di concorrenzialità richiedevano una gestione di carattere privato. Il processo di privatizzazione delle imprese pubbliche italiane ha caratterizzato soprattutto l'ultimo decennio del sec. XX ed è stato in parte sollecitato dalla necessità di armonizzare le regole del mercato nazionale a quelle comunitarie (in particolare in materia di aiuto alle imprese) e di promuovere il risanamento dei conti interni. Vi è stata così una profonda revisione dell'intervento pubblico nell'economia volta a ridurre la gestione diretta di attività economiche da parte dello Stato. La politica delle privatizzazioni ha portato con sé una serie di riforme strutturali necessarie per regolare il comportamento degli operatori privati in questo nuovo contesto. Tra esse: la riforma dei mercati finanziari, la normativa in tema di intermediari finanziari, il riordino della disciplina delle Fondazioni bancarie, la privatizzazione della borsa, il varo del disegno di legge delega per la redazione di un Testo Unico delle norme in materia delle dismissioni e della gestione delle partecipazioni detenute dallo Stato.

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