Lessico

sm. [sec. XIX; da proiettare].

1) Apparecchio ottico atto a determinare la formazione su uno schermo dell'immagine di un oggetto opaco o trasparente.

2) Apparecchio ottico atto a illuminare una data superficie con date caratteristiche fotometriche in relazione al fatto che detta superficie deve essere osservata dall'uomo. Nel linguaggio comune è anche detto faro, ma deve essere distinto dall'apparecchio ottico dello stesso nome usato per fornire punti di riferimento alla navigazione aerea e marittima.

Fotocinematografia: generalità

Un proiettore consiste essenzialmente in una sorgente di luce, un condensatore, un obiettivo e una serie di cinematismi (catene cinematiche) più o meno complessi. La sorgente di luce è generalmente costituita da una lampada a filamento, spesso ad alogeno o, nei proiettori di maggior potenza, da una lampada a scarica in xeno rarefatto; l'arco elettrico non viene più utilizzato. La luce emessa dalla sorgente viene raccolta da uno specchio parabolico e inviata al condensatore, che la concentra sull'immagine, sotto un angolo opportuno. L'obiettivo deve essere caratterizzato da una grande luminosità e da una lunghezza focale proporzionata alla distanza di proiezione. Per impedire il surriscaldamento della pellicola è indispensabile un buon raffreddamento della lampada; normalmente viene usato anche un filtro antitermico posto tra lampada e condensatore.

Fotocinematografia: i proiettori per immagini fisse

I proiettori per immagini fisse si suddividono in proiettori per immagini opache (episcopio) e traslucide (diapositive; vedi epidiascopio). I proiettori per diapositive si distinguono a loro volta in semiautomatici e automatici, secondo il meccanismo di posizionamento della pellicola. In quelli semiautomatici il posizionamento viene effettuato da un servomeccanismo pilotato da un comando via filo, o a raggi infrarossi. Nei proiettori automatici il cambio delle diapositive può essere comandato da un temporizzatore (che spesso è incorporato anche nei proiettori semiautomatici), da un segnale registrato su un nastro magnetico, oppure da una centralina che controlla simultaneamente varie funzioni di più proiettori. Quasi tutti i moderni proiettori per diapositive sono autofocus: la messa a fuoco della diapositiva viene realizzata da un dispositivo automatico, che effettua anche le correzioni rese necessarie dalla deformazione della diapositiva sotto l'effetto del calore della lampada, quando il telaio è privo di vetri. Nei proiettori più sofisticati si usano speciali obiettivi, che tengono conto della curvatura della diapositiva.

Fotocinematografia: i proiettori cinematografici

I proiettori cinematografici, di costruzione più complessa, sono costituiti essenzialmente dalla testa di proiezione, munita di obiettivo e del meccanismo di trasporto della pellicola, dall'otturatore, dalla lanterna con la sorgente luminosa e, nei grandi proiettori per sale cinematografiche e in alcuni di formato ridotto per dilettanti e cineamatori, dalla testa sonora. La pellicola da proiettare, montata in un'apposita bobina, è posta nella parte superiore (o anteriore, nei proiettori per amatori) del proiettore da dove scorre, incanalata in un corridoio che ne evita gli spostamenti laterali, attraverso la testa di proiezione fino alla parte inferiore (o posteriore) dell'apparecchio, per essere poi raccolta sulla bobina di riavvolgimento. Il corridoio di scorrimento è munito di un pressore a molla che mantiene la pellicola in piano e ne impedisce la deformazione dovuta al calore della lampada. Nella lanterna, che sostanzialmente è una scatola chiusa, un riflettore concavo posto dietro alla lampada e un condensatore ottico concentrano la luce sulla pellicola in corrispondenza della finestrella di proiezione, mentre un ventilatore e vetri antitermici contribuiscono a salvaguardarla da eccessivo riscaldamento. Il meccanismo di trasporto è a intermittenza, simile a quello di una cinepresa, ed è realizzato mediante una griffa o, nei proiettori per formati 35 o 70 mm, una croce di Malta che comanda un rocchetto dentato i cui denti ingranano negli appositi fori laterali della pellicola in modo che solo un fotogramma per volta venga a trovarsi davanti alla finestrella. L'otturatore, costituito da un settore circolare rotante con due fenditure opposte, ha il compito di interrompere il fascio luminoso in sincronismo con il moto della pellicola. Nei grandi proiettori gli scatti dell'otturatore, per evitare fastidiosi sfarfallii, sono il doppio della velocità di scorrimento della pellicola, cioè 48 o 32 al secondo; normalmente, infatti, la frequenza di proiezione è di 16 fotogrammi al secondo nel film muto e di 24 nel film sonoro, ma opportuni dispositivi permettono sia di rallentare o accelerare la velocità di scorrimento, sia di proiettare un fotogramma singolo. Altri dispositivi permettono la messa a fuoco e il centraggio dell'immagine sullo schermo. Per la lettura del suono si utilizza la testa sonora, che può essere magnetica od ottica. Il lettore magnetico funziona come nei comuni registratori a nastro magnetico e i suoni sulla colonna sonora sono solitamente sincronizzati a 28 fotogrammi dopo quello che viene proiettato data la posizione della testa sonora. Il lettore ottico, invece, consiste essenzialmente di una lampada e di una cellula fotoelettrica la quale misura l'intensità di luce che filtra attraverso la colonna ottica più o meno opaca e trasforma le variazioni luminose in variazioni elettriche; queste, per mezzo di un amplificatore, ricreano il suono. Generalmente il lettore ottico è posto dopo la testa di proiezione, pertanto la sincronizzazione del suono avviene in anticipo rispetto al fotogramma proiettato, precisamente 20 fotogrammi prima nei grandi proiettori e 26 nei proiettori a formato ridotto. La pellicola, che passa davanti alla finestra di proiezione con un movimento intermittente, deve invece, per ottenere un'audizione perfetta, scorrere attraverso il lettore del suono con un movimento continuo; a questo scopo il film è fatto scorrere su un rocchetto dentato con volano e prima di questo viene lasciata un'ansa di pellicola per evitare strappi. In commercio sono diffusi soprattutto proiettori da 8, 16, 35, 70 mm, riferiti cioè al formato delle pellicole adottate. Quelli da 8 mm, assai diffusi nelle famiglie per la proiezione dei film amatoriali fino alla metà degli anni Ottanta, erano di tipo Super 8 o bipasso (adattabili cioè sia alle normali pellicole 8 mm sia Super 8) muti o con sonoro magnetico: la registrazione magnetica delle immagini mediante videocamere, che utilizza i televisori domestici per la visione, li ha resi del tutto obsoleti. I proiettori per cinematografi sono oggi del tipo bipasso da 35-70 mm e, di norma, vengono abbinati in sala di proiezione per consentire la proiezione continua; hanno una torretta portaobiettivi a cambio automatico e di teste sonore in grado di “leggere” fino a 6 bande sonore o colonne sonore ottico-magnetiche. Nei proiettori digitali, basati su tecnologia DLP (Digital Light Processing) o D-ILA (Direct Drive-Image Light Amplifier), l'immagine digitale, proveniente da un computer, modifica la superficie di un chip composta da milioni di piccolissime celle riflettenti. La luce della lampada, riflessa dal chip, attraversa un sistema di filtri che determinano il colore di ciascun pixel e poi, con il tradizionale sistema ottico, raggiunge lo schermo.

Illuminotecnica

"Per lo schema dell'apparecchio usato in illuminotecnica vedi il lemma del 16° volume." Nella forma più comune, il proiettore è una combinazione di lenti e di anelli circolari "Per lo schema dell’apparecchio usato in illuminotecnica vedi pg. 26 del 18° volume." sulla quale incide il flusso luminoso creato da una sorgente molto luminosa tale che il fascio luminoso uscente sia approssimativamente cilindrico. Un esempio di proiettore è costituito da una lente piano-convessa centrale, da due o più anelli, detti diottrici, tali che i raggi emergenti corrispondenti ai raggi incidenti generati da una sorgente, posta nel fuoco della lente, siano paralleli all'asse; lente centrale e anelli diottrici costituiscono nel complesso una lente di Fresnel. All'esterno dei diottrici sono posti degli anelli catottrici, che funzionano per riflessione totale. Alternativamente alla lente di Fresnel, il dispositivo di proiezione può essere costituito da uno specchio parabolico nel cui fuoco è posta la sorgente luminosa. Tipici sono i proiettori degli autoveicoli detti impropriamente anche fari o fanali; sono costituiti di uno specchio parabolico metallico, cromato o nichelato, protetto anteriormente da un vetro, e di una fonte luminosa, costituita da una lampadina elettrica con doppio filamento, di cui uno per la luce abbagliante (luce di profondità) e uno per quella anabbagliante. Su alcuni autoveicoli si usano spesso proiettori sdoppiati, con parabole separate per le luci di profondità e quelle abbaglianti; in alcune vetture i proiettori sono integrati da dispositivi automatici o manuali, variatori dell'orientamento del fascio luminoso in senso verticale in funzione del carico viaggiante a bordo; in caso di nebbia, si possono usare speciali proiettori fendinebbia. Piccoli proiettori, detti faretti, si usano nelle case, sulle terrazze, nei giardini, nelle vetrine, ecc., per illuminare in modo più intenso determinate zone od oggetti. Tipi più grandi si usano per l'illuminazione di edifici di particolare pregio architettonico, nelle ore notturne, e per scopi militari, nel qual caso sono alimentati da un generatore mobile autonomo. § Tra gli apparecchi per illuminazione usati nella tecnica fotocinematografica, si chiamano proiettori o spot quegli illuminatori che forniscono un cono di luce con apertura ridotta, talvolta regolabile variando la distanza tra la lampada e lo specchio riflettente.

Metallurgia

Proiettore di profili, apparecchiatura usata nelle officine meccaniche per il controllo dimensionale dei manufatti attraverso la proiezione su uno schermo del profilo del pezzo. Le parti essenziali della macchina sono: sorgente luminosa, lenti condensatrici, lenti di proiezione e schermo. L'oggetto viene posto tra la lente condensatrice e quella di proiezione; secondo che il fascio luminoso proveniente dalla sorgente venga in parte intercettato dal pezzo (di piccole dimensioni) oppure venga riflesso dalla superficie del pezzo prima di arrivare alle lenti di proiezione, si usano rispettivamente proiettori diascopici o proiettori episcopici.

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