Lessico

sf. [sec. XIV; da regale]. L'essere regale: regalità di uno stemma; regalità d'animo. Per estensione, l'essere re: la regalità di Cristo.

Antropologia: la regalità sacra

Istituto socio-religioso con elementi fondamentali comuni presente in popoli lontani fra loro sia nello spazio sia nel tempo (civiltà protostoriche del Vicino Oriente, Egitto faraonico, alcune zone dell'Etiopia e molte altre dell'Africa orientale, sudorientale, centrale e occidentale; lo si ritrova, inoltre, nel Perú e Messicoprecolombiani, nonché nelle isole della Società, Tonga e Hawaii). Tutto il complesso si accentra sulla figura del re-sacro, o re divino, considerato tale in quanto figlio della divinità e suo rappresentante terreno, oppure discendente di un eroe culturale divinizzato che spesso reincarna, oppure ancora può essere solo un individuo prescelto per volere divino dopo il superamento di una prova di ordine magico (come tra i Lovedu del Transvaal) o in seguito alla manifestazione in suo favore del volere divino (come tra i Kaffa dell'Etiopia). L'interpretazione della regalità sacra è duplice: in chiave magica, nel senso di un re detentore di poteri extraumani (il re-mago di J. G. Frazer); in chiave simbolica, nel senso di un re rappresentante, sul piano sacrale, del gruppo umano e/o del territorio a lui sottoposto. Entrambe le chiavi coincidono nei limiti in cui si considera il re sacro come “soggetto” necessario all'“oggettivazione” della realtà, secondo una logica che sottrae la realtà ad agenti extraumani, la rende passibile d'intervento umano, ma delega la facoltà d'intervenire a un solo uomo, il re, liberando così gli altri uomini dalle responsabilità e dalle angosce del divenire storico. In ogni caso la regalità sacra è connessa con la formazione di Stati a struttura centralizzata, tesi alla propria espansione con mezzi militari, in cui la guerra veniva spesso motivata quale affermazione della divinità nazionale, alla quale non di rado si offrivano sacrifici umani di prigionieri (per esempio, nel Messico). Il rituale per l'elezione al trono era assai complesso e il re riceveva un nuovo nome, speciali insegne e nuove vesti; il re-sacro parlava sempre tramite un funzionario a ciò preposto, detto “bocca del re”. Quale tutore divino della prosperità del Paese e responsabile dei successi militari, il “sangue regale” non poteva essere né contaminato né sparso: ciò comportava, nel primo caso il matrimonio con una sorella, naturale o classificatoria, la sola che diveniva regina; nel secondo caso, come accadeva in Africa, quando sconfitte militari, carestie o gravi calamità colpivano il Paese e il re-sacro veniva ucciso per allontanare la “maledizione divina”, ciò si eseguiva solo per avvelenamento o strangolamento. Alla morte del monarca tutte le sue concubine (raramente la moglie-regina), funzionari, servi e schiavi venivano sepolti vivi con lui, ma tale usanza di norma si limitava al sacrificio di qualche schiavo e di alcuni prigionieri; la morte naturale o provocata del re poteva essere comunicata solo dopo un certo periodo rituale e veniva annunciata con perifrasi. Re-sacro poteva essere anche una donna, come in alcune zone dell'Africa e soprattutto in Polinesia; in ogni caso, la sorella-regina, sia durante la vita del re, sia dopo la sua morte (divenendo regina-madre), aveva potere assoluto su tutte le donne e una certa autorità nella casa del monarca; inoltre poteva svolgere la funzione di consigliere del re e spesso, alla sua morte, assumeva la reggenza fino alla elezione del nuovo monarca. Tali caratteristiche generali vennero elaborate dai vari popoli in modi diversi e in pratica solo in alcuni casi (Egitto, Cina, Messico, Perú) il re-sacro aveva poteri assoluti; più spesso capi locali, consiglieri, funzionari agivano in modo autonomo pur rispettandone la figura simbolica.

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