Lessico

sf. [sec. XIII; latino seta, variante del classico saeta, setola].

1) Sostanza secreta dal baco da seta grazie a particolari ghiandole poste ai lati della bocca, consistente in un filo continuo molto sottile e lucente, detto bava, con cui si costruiscono bozzoli, reti, nidi. Commercialmente il termine indica la fibra tessile che si ricava dai bozzoli del Bombyx mori, cioè del baco da seta: filati di seta;seta cruda, non sgommata; seta artificiale, rayon. Per estensione, tessuto di seta: una camicia, un abito di seta.

2) Fig., cosa fine e morbida come la seta: capelli di seta.

3) In botanica, porzione assile allungata che sorregge l'urna (o capsula) dei Muschi. Costituisce la parte basale dello sporofito, per cui è formata di cellule diploidi; di norma è priva di clorofilla.

Cenni storici

Secondo la tradizione furono i Cinesi nel III millennio a. C. a scoprire il metodo di sfruttare il prezioso filamento mediante l'allevamento dei bachi e a produrre i primi tessuti di seta. Per alcuni secoli le stoffe seriche furono riservate alla corte imperiale, il segreto venne rigorosamente mantenuto così che altrove si conosceva solo la seta selvaggia (citata per esempio nella Bibbia). Solo più tardi si cominciò a esportare la seta in tessuto, matasse o filati attraverso la famosa via della Seta (descritta in parte anche da Marco Polo), percorsa da tempi immemorabili da lunghe carovane, per mezzo delle quali non solo merci di valore, ma anche culture e religioni, piante e animali si propagarono da est a ovest e viceversa. Partendo da Singan-fu (l'antica capitale della Cina) e più tardi da Pechino, la via della Seta protetta dalla Grande Muraglia attraversava il passaggio obbligato della Porta di Giada (che metteva in comunicazione le alte vallate della Cina con gli altopiani centro-asiatici) e dopo Süchow aggirava il deserto del Turkestan con diversi percorsi (a sud la strada di Kunlun, la più importante, a nord quella di Tien Shan) che si ricongiungevano a Samarcanda e poi attraverso l'altopiano iranico e l'Asia Minore giungeva in Occidente a Costantinopoli o sulle coste del Mediterraneo. I Greci e soprattutto i Romani furono grandi importatori dei preziosi tessuti di seta, con cui venivano confezionate vesti raffinate e costose. Dapprima centro del commercio della seta, Costantinopoli fu anche sede di tessiture (documentate dal sec. IV) e vi si realizzò in seguito il primo allevamento di bachi, da alcune uova riportate di nascosto dalla Cina da due monaci inviati da Giustiniano (verso il 550). L'Impero d'Oriente si specializzò così nella produzione di splendide stoffe seriche, impreziosite da raffinati disegni decorativi, impiegate nell'abbigliamento. Con la caduta dell'Impero la produzione della seta e la sua diffusione nel Mediterraneo furono appannaggio degli Arabi, che la resero fiorente in Spagna e in Sicilia, poi passò in Italia trovandovi le condizioni ideali per un rapido e prospero sviluppo. Nell'antichità e fino al Medioevo l'impiego della seta nell'abbigliamento fu limitato alle classi privilegiate a causa del suo alto costo; solo dopo le crociate e con il proliferare delle manifatture (specie in Italia che per secoli – dal XIII al XVII – rifornì tutta l'Europa) la seta divenne più accessibile e se ne allargò il consumo testimoniato ampiamente da documenti e pitture dell'epoca. La sericoltura si diffondeva intanto in altri Paesi europei, soprattutto in Francia, dove nei sec. XV e XVI sorsero, appoggiate da vari re e ministri, grosse manifatture che tolsero il primato a quelle italiane. Furono poi gli esuli ugonotti nel sec. XVII a estendere i tentativi di sericoltura in Germania, Austria, Svizzera e Inghilterra; non adattandosi però a tutti i climi, si venne a poco a poco attuando una specializzazione: mentre alcuni Paesi producevano il greggio, altri lo lavoravano (specializzazione valida anche in epoca moderna). L'invenzione del telaio meccanico nei primi anni dell'Ottocento del secolo scorso potenziò l'industria della seta, mentre nella seconda metà del secolo si assistette alla ripresa dell'importazione dall'Oriente (Cina e Giappone) sia di greggio sia di tessuti. L'invenzione delle fibre sintetiche e l'aumento costante del costo della seta pura rende oggi l'impiego di quest'ultima nella moda sempre più limitato, anche se le sue qualità di leggerezza, morbidezza e splendore restano irraggiungibili.

Industria tessile

La seta è la più bella e pregiata delle fibre tessili oggi conosciute; viene ricavata dal dipanamento del bozzolo del baco da seta che, allo scopo, viene fatto morire prima della schiusa (sfarfallamento) per non danneggiare le bave continue costituenti il bozzolo (vedi anche bachicoltura). I bozzoli raccolti vengono sottoposti a cernita, alla rimozione della parte più esterna (spelaiatura) e quindi immersi in acqua onde sciogliere la sericina che tiene la bava aderente a se stessa. I bozzoli vengono divisi poi per grossezza (crivellatura), spazzolati leggermente per rintracciare il capo delle bavelle (scopinatura) e dipanati (trattura) in modo da ottenere da più bavelle riunite un filato utilizzabile nell'industria tessile (seta greggia o tratta). I cascami della seta rappresentano il 60-70% del totale ottenuto dai bozzoli; i filati ottenuti dai cascami vengono generalmente denominati Schappe, i loro cascami di lavorazione sono a loro volta chiamati bourette. La seta è costituita da due sostanze proteiche denominate fibroina(72-80%) e sericina (22-28%) e da piccole percentuali di grassi e componenti minerali. La fibroina è composta da glicina (31% ca.), alanina (26%), serina (13%), tirosina (10%) e da un'altra dozzina di amminoacidi che, con i relativi gruppi acidi (–COOH) e basici (–NH₂) di estremità di catena, danno alla seta il carattere anfotero, la possibilità cioè di combinarsi con sostanze sia acide sia basiche. La seta ha buone caratteristiche di tenacità (2,5-3,5 grammi per denaro) e di allungamento (sempre più del 20%); è altamente assorbente, si tinge con facilità e resiste molto bene al calore e agli acidi; ha una scarsa ripresa elastica e si sgualcisce con una certa facilità anche se tende lentamente a riprendersi. È sensibile agli alcali, specie a caldo, e, in certe determinate condizioni, alla luce. Ha un peso specifico abbastanza alto, pari a 1,30, e una ripresa, o igroscopicità, abbastanza alta (del 9,5-10% sui filamenti e ancora più alta sulla seta Schappe). La lucentezza è caratteristica particolare della seta ed è tanto maggiore quanto più pulita è la superficie del filo e quanto più è rotonda la sua sezione. La lunghezza delle bavelle dipanabili senza rompersi si aggira normalmente sui 700-800 m, arrivando qualche volta a 1200 m, il diametro di ciascuna va da 13 a 16 μm. Al microscopio la sezione di una bava di seta si presenta grosso modo in forma ellittica e composta da due bavelle di fibroina circondate da uno strato di sericina; longitudinalmente presenta ingrossamenti e assottigliamenti frequenti dovuti alla non uniforme disposizione della sericina. Dopo la trattura, la seta viene sottoposta alle operazioni di aspatura, stribbiatura, torcitura, sgommatura e quindi di filatura in matasse. La seta tratta ha una sua classificazione per cui i filati relativi sono divisi in: seta di marca oppure exquis, sete extra, sete classiche, sete reali, sete semi-reali, sete realine, sete scarti. La seta viene utilizzata pura nella biancheria più costosa, in abiti femminili, cravatte, camiceria di lusso, foulard. La maggior parte dei produttori di tessuti di seta per i suddetti articoli sono situati, in Italia, nella provincia di Como e, in Francia, nella zona di Lione. La seta Schappe trova impiego in maglieria di pregio, in confezioni da uomo e donna e, in mista con altre fibre, dà filati e tessuti dove risalta la sua lucentezza. La seta bourette viene quasi esclusivamente impiegata in mista con altre fibre.

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