sensazióne

Indice

Lessico

sf. [sec. XVI; da senso].

) Modificazione della coscienza provocata da stimoli esterni o interni sugli organi recettori: sensazione visiva, uditiva; sensazione di freddo, di piacere. In particolare, in fisica, dato sensoriale oggettivo in base al quale a stimoli uguali rispondono uguali effetti fisiologici. In psicologia, l'effetto immediato e ulteriormente irriducibile e non suscettibile di analisi della stimolazione degli organi di senso. Si tratta in realtà di un'astrazione, non essendo mai possibile cogliere allo stato puro una sensazione. Per estensione, avvertimento di una mutazione dello stato psichico, indipendentemente da stimoli oggettivi; quindi senso, sentimento; impressione: ho la sensazione che finirà male; una strana sensazione di vuoto.

) Per influsso del francese (faire) sensation, sentimento diffuso di viva impressione, di grande interesse; sorpresa, stupore: fare, provocare sensazione; un incontro che ha suscitato enorme sensazione negli ambienti diplomatici; dramma a sensazione, a tinte forti, carico di effetto.

Filosofia

Di fronte alla sensazione la coscienza è passiva e si limita a riceverla. Nella ricerca quindi della sensazione si scopre che essa è legata all'attività fisiologica di un dato organo sensorio, che capta il dato esterno. Ma qual è la natura dei sensi? Sono solo ricettori del dato esterno e quindi passivi nel suo confronto oppure la sensazione è relativa alle condizioni dei nostri organi di senso? Al problema sono state date diverse risposte: gli Eleati negavano ogni valore all'esperienza sensibile in quanto fornirebbe solo sensazioni molteplici e disordinate, che non trovano aderenza alla natura dell'intelletto. Di parere contrario fu Eraclito, per il quale il sapere intellettuale serve a interpretare e dominare il dato sensibile, altrimenti sarebbe inutile la sua funzione; dai sensi d'altronde viene l'interpretazione della realtà, che si raffigura come un continuo fluire. Platone impostò diversamente il problema: se la conoscenza si riducesse a pura sensazione condurrebbe necessariamente allo scetticismo; le sensazioni servono invece a ricordare le verità intellettuali, che in noi giacevano obliate. Per Aristotele la sensazione è conoscenza non attuale, ma potenziale, che si realizza nelle forme dell'intelletto attivo. Nella filosofia moderna gli empiristi attribuirono alla sensazione la funzione di riproduzione della realtà esterna: Locke nella sua indagine partì dalla sensazione elementare, l'idea semplice, paragonabile a un “atomo” di sensazione e su di essa cercò di costruire la realtà. Ma si accorse che nessun dato esterno di esperienza assicura che anche quell'elemento sia veramente semplice e non si può scartare l'ipotesi che non sia ulteriormente scindibile, per cui la sensazione è un fluire continuo di mutazione in mutazione di elementi indistinti. Egli allora ipotizzò al di là della sensazione un'altra facoltà conoscitiva capace di dare unità sintetica agli elementi sparsi della sensazione; a questo pervenne Leibniz riducendo la sensazione a pura virtualità, che stimola l'attività sintetica del pensiero. Parallelo a questo problema fu quello del rapporto fra sensazione e realtà esterna: se la sensazione non è corrispondenza assoluta con la realtà esterna e la sua funzione è in noi solo passiva, dovremo ricercarne l'origine in una causa a noi esterna: gli occasionalisti e Berkeley, non ammettendo che il dato materiale sia causa di un valore mentale, ne attribuirono la causa al pensiero divino. Spinoza concepì la sensazione come conoscenza oscura, a cui porta chiarezza la concezione intellettuale. Kant partì dal concetto leibniziano di sensazione come virtualità pura, ma la suddivise in due valori: la sensazione propriamente detta come apporto dall'esterno e contenuto “a posteriori” della conoscenza; e l'intuizione sensibile quale prima organizzazione immediata e irriflessa del conoscere, ancora distinta dall'intelletto, ma già attività del soggetto conoscente. Sensazione e intuizione sensitiva non sono però conoscenze in sé compiute e per giungere a queste occorre la conoscenza intellettuale. La filosofia contemporanea ha ripreso sulla sensazione il concetto kantiano: essa non è più pura passività, ma la forma conoscitiva dei nostri atti immediati, che sono alla base dei nostri giudizi e delle nostre azioni. L'attenzione del filosofo contemporaneo viene perciò spostandosi da significati gnoseologici intellettualistici verso il concetto della sensazione come “avvertimento” e “reazione immediata pratica”. Su questa linea James afferma che la sensazione ha una sua funzione autonoma e completa, basta da sola a stimolare una reazione fisica; il pensiero viene dopo come funzione aggiunta, che mette in luce un unico valore, mentre la sensazione nella sua rigogliosa immediatezza li agita tutti quanti. Svuotata da eccessivi intellettualismi, la sensazione si rivela oggi come attività ben ancorata nella realtà e capace d'improntare di sé la coscienza e di muovere la mente al giudizio e la volontà all'azione.

Fisica

Teoricamente è possibile definire una serie di unità di grandezza in base alle quali determinare la sensazione sonora, cromatica (visiva), tattile, gustativa ecc. In pratica i fattori individuali che intervengono sono tali che ciascun individuo si comporta con reazioni (effetti) diversi, per cui, al massimo, fino a oggi, è stato possibile definire solo l'intervallo entro cui opera la sensazione, ed è stato misurabile solo nel caso della sensazione sonora. Lo stimolo della sensazione cromatica è dato dalle radiazioni elettromagnetiche di lunghezza compresa fra 380 e 760 nm circa; tuttavia il meccanismo della visione è così complesso che non è ancora possibile definire grandezze univoche valide. La sensazione sonora è quel dato sensoriale in base al quale un soggetto può ordinare un insieme di suoni o rumori in una scala che va dal debole al forte o viceversa, attribuendo a ciascuno dei suoni o rumori un dato numerico di sensazione. L'unità di misura è il son, sensazione prodotta da un suono puro a 1000 Hz, di livello di pressione sonora pari a 40 dB. La relazione fra pressione sonora p e sensazione sonora S per un suono puro a 1000 Hz risulta mediamente data dalla relazione: S=(p/100p0)0,6, dove pa0=20∤10-6 Pa. In realtà l'esponente risulta lievemente decrescente col crescere della pressione sonora p. Per suoni puri di diversa frequenza e per rumore bianco si hanno analoghe relazioni esponenziali, con esponente lievemente diverso. Il livello P di sensazione sonora di un dato suono o rumore è il livello di pressione sonora del suono puro a 1000 Hz che, in date condizioni sperimentali, determina nel soggetto che ascolta la stessa sensazione del suono o rumore in prova. La relazione, normalizzata dalla ISO, fra tale livello P e la sensazione sonora corrispondente S è data dalla relazione S=2(-40)/10. Per il suono puro a 1000 Hz, tale relazione coincide con quella data precedentemente. Per i suoni puri, l'insieme delle curve di egual livello di sensazione sonora, in un diagramma avente in ordinate i livelli di pressione sonora e in ascisse le frequenze, costituisce l'audiogramma.

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