Lessico

Sf. [sec. XIX; da tecnico].

1) L'insieme delle norme che si seguono nello svolgimento pratico di un'attività umana, intellettuale o manuale: la tecnica del disegno, delle costruzioni;tecnica bancaria, commerciale; tecnica didattica, insieme dei mezzi, materiali e intellettuali, che operano all'interno di una metodologia dell'insegnamento, quali l'alfabetiere figurato, la tipografia scolastica, le schede ecc.: in ogni lavoro conta molto il possesso della tecnica; ha buone doti, ma gli manca la tecnica. Talvolta, con senso spregiativo, in contrapposizione a inventiva, capacità creativa: un'esecuzione perfetta, ma è solo tecnica. In particolare, procedimento seguito per realizzare, produrre qualche cosa: servirsi di una nuova tecnica; le case moderne sono costruite secondo tecniche più razionali. Per estensione, mezzo, sistema in genere: ha una sua tecnica particolare per convincere i clienti.

2) Il complesso delle attività umane che, su basi empiriche o applicando a fini pratici nozioni scientifiche più complesse, tendono alla creazione di arnesi, strumenti e apparati atti a migliorare materialmente le condizioni di vita dell'uomo: un nuovo ritrovato della tecnica; la tecnica ha alleviato le fatiche dell'uomo. Impr. il termine si usa anche nel senso di tecnologia: i risultati della più sofisticata tecnica elettronica.

Economia

La tecnica economica si occupa di ricercare le linee generali della condotta gestionale di un'azienda per giungere alla maggiore convenienza economica possibile. Si distingue in: tecnica bancaria, avente per oggetto lo studio della gestione delle aziende di credito; tecnica industriale, che si occupa delle imprese industriali e dei loro particolari problemi gestionali; tecnica commerciale, i cui elementi sono comuni a tutte le altre tecniche; tecnica mercantile, che studia le operazioni che iniziano, completano o chiudono il ciclo commerciale. Essa studia le forme di negoziazione integrate dall'esame di vari problemi e operazioni del settore dei trasporti, delle assicurazioni e della tecnica doganale.

Preistoria

Il termine ha significato cose diverse ed è stato diversamente definito nel corso della sua evoluzione linguistica e concettuale. Mentre in Omero significava genericamente fabbricazione, produzione, costruzione, in Platone acquista già la connotazione di produzione efficace e diventa quasi sinonimo di sapere rigoroso e fondato. Con Aristotele il significato del termine subisce un'ulteriore profonda modificazione: tecnica è qualsiasi attività creativa che si contrappone alla natura e cerca di trasformarla o di imitarla. Il significato aristotelico sta all'origine della definizione e della concezione della tecnica quale è oggi generalmente accettata. Per capire che cosa sia effettivamente la tecnica, più che una serie di definizioni linguistiche e di analisi concettuali può servire una considerazione critica del suo sviluppo storico. Se la tecnica può essere definita come lo studio sistematico e l'applicazione di procedimenti e strumenti per fabbricare e fare svariati oggetti, la storia della tecnica è parte fondamentale della storia del genere umano. Essenzialmente le tecniche sono metodi per fabbricare nuovi strumenti e creare nuovi prodotti con tali strumenti, e la capacità di costruire tali artefatti è una caratteristica determinante del genere umano. L'uomo, secondo una famosa definizione di B. Franklin, è un animale che fabbrica strumenti. Franklin avrebbe forse dovuto precisare che l'uomo è, per questo aspetto, unico fra gli animali. L'uomo è tale precisamente perché fabbrica i propri strumenti. Gli animali usano occasionalmente strumenti naturali come bastoni o sassi, e lo stesso dovette fare per centinaia di millenni la creatura che si sarebbe evoluta sino a diventare uomo: il passo decisivo in questa direzione fu compiuto allorché tale creatura cominciò a fabbricarsi i propri strumenti. Dovettero però passare parecchi altri millenni prima che la fabbricazione degli strumenti diventasse una regolare attività umana, e un altro lasso di tempo interminabile prima che tali strumenti fossero fabbricati, secondo regole codificate dalla tradizione, da artigiani specializzati. Un certo grado di specializzazione fu raggiunto nel Paleolitico medio; la diffusione della cultura neandertaliana rivela, già 70.000 anni fa, come le tecniche adottate fossero abbastanza uniformi. Nel Paleolitico superiore ebbe inizio la diversificazione degli arnesi prodotti dall'Homo sapiens (40.000 anni fa) e sul finire di tale epoca comparvero attrezzi elaborati per funzioni specifiche. La rivoluzione neolitica, iniziata ca. 10.000 anni fa, si è accompagnata a una rapida evoluzione della tecnica necessaria per la produzione agricola e l'artigianato (ceramica, intreccio, lavorazione delle pelli). La metallurgia e i mezzi di trasporto segnarono l'inizio, ancora in epoca protostorica, di una piena razionalizzazione della tecnica. Queste tappe iniziali ci appaiono comunque le più oscure poiché non siamo in grado di sapere come e quando esattamente vennero realizzate: i documenti in nostro possesso sono scarsi e frammentari per cui è possibile definire un quadro delle tecniche usate solo per grandi linee. È certo però che fu un periodo intenso e assai fecondo: tutte le civiltà delle quali si ha conoscenza, anche quelle più antiche, si presentano infatti già ricche di un'esperienza tecnica frutto di una elaborazione molto lunga.

Cenni storici: evoluzione

Allorché inizia la storia propriamente detta, l'utilizzazione e la trasformazione dei materiali naturali avevano già fatto nascere un'attività industriale, ossia certi uomini avevano già acquisito dai loro predecessori una tecnica alla quale dedicavano tutta la loro destrezza e gran parte del loro tempo: questi fabbricanti o artigiani dovevano già in qualche modo trarre gran parte della loro sussistenza dal prodotto del loro lavoro. Non si tratta più di quelle tecniche elementari, come la modellazione delle pietre e il loro uso quali arnesi, che avevano permesso soltanto una prima emancipazione dalla natura. Le fabbricazioni industriali realizzate dalle prime civiltà sono quelle che sono rimaste nel seguito della storia: infatti ancor oggi, e per parecchio tempo ancora, si è continuato a filare e tessere fibre naturali, a cuocere vasi di argilla, a lavorare dei metalli. Non solo non si sa e forse non si saprà mai come e quando si siano formate queste tecniche, ma neppure si sa dove abbiano avuto origine. Se è possibile ritenere con una certa esattezza che l'Asia centrale sia stata probabilmente, dalla fine del IV millennio sino al I millennio a. C., un importante centro di diffusione di molte tecniche, altre aree culturali hanno svolto un ruolo simile durante lo stesso periodo e in epoca posteriore. L'Europa sudorientale e l'Asia Minore hanno trasmesso alle popolazioni mediterranee le prime tradizioni metallurgiche; a sua volta, la zona del Sud-Est mediterraneo ha esercitato un'influenza decisiva sia sull'Asia sia sull'Europa durante il II e il I millennio a. C. Ma in molte altre regioni, come l'Estremo Oriente, l'Africa meridionale e l'Europa occidentale, l'attività tecnica e industriale era presente sin dagli albori della storia senza che sia possibile stabilire filiazioni sicure. Dal momento in cui è possibile cominciare a scrivere la storia dell'umanità, si constata dunque che le popolazioni più diverse non soltanto posseggono conoscenze tecniche più o meno equivalenti, ma che hanno stabilito tra loro delle relazioni attraverso cui possono scambiarsi i procedimenti di fabbricazione, i prodotti finiti e soprattutto le materie prime. La tecnica e l'industria si sono diffuse nel mondo non a partire da una zona privilegiata, come sostengono alcuni storici; i fatti a nostra conoscenza sembrano invece indicare che l'invenzione tecnologica si è manifestata simultaneamente in diverse regioni. La simultaneità nell'invenzione delle tecniche metallurgiche, per esempio, o in quella dei procedimenti della ceramica e della tessitura può estendersi da alcuni millenni ad alcuni secoli. Tali periodi, fatte le debite proporzioni, sono paragonabili ai quaranta o cinquant'anni necessari all'istituzione e al consolidamento di una nuova tecnica industriale tra i sec. XVIII e XIX, ai dieci o quindici anni della fine del sec. XIX, ai tre o quattro anni della seconda metà del sec. XX. Altra caratteristica costante dell'evoluzione della tecnica è il fatto che l'invenzione non è mai la creazione di un uomo solo, ma è il prodotto di un'epoca e di un ambiente: essa si afferma in circostanze storiche determinate. Ciò spiega anche la sua simultaneità, giacché le circostanze necessarie per rendere effettiva una data invenzione possono realizzarsi entro un breve intervallo di tempo in luoghi diversi tra i quali non esiste nessuno scambio. Raramente i cosiddetti precursori hanno effettivamente svolto il ruolo di iniziatori. Lungo tutto il corso della storia è, infatti, possibile rintracciare anticipazioni della maggior parte dei progressi tecnici posteriori, ma in generale si tratta di false anticipazioni e di malintesi. Per esempio, si può sostenere, come è stato fatto, che i meccanici greci dell'epoca alessandrina siano i precursori dell'automatismo dei tempi moderni: nelle loro opere si trovano numerose descrizioni di procedimenti e meccanismi ingegnosi per animare oggetti inerti senza l'intervento apparente dell'uomo. Non si sa se questi procedimenti siano mai stati messi in pratica; si è però certi che i dispositivi che sono stati realizzati, se mai lo furono, non potevano dare risultati soddisfacenti: gli artigiani e costruttori di quell'epoca non disponevano né dei materiali, né degli arnesi, né delle tradizioni professionali che avrebbero permesso loro di costruire, sulla base dei principi descritti nei loro trattati, macchine automatiche efficienti e di utile impiego. Fu soltanto quindici secoli più tardi che alcune delle macchine descritte nei trattati alessandrini furono realizzate da costruttori che non avevano mai letto gli autori greci. Le stesse considerazioni valgono per i dispositivi che Leonardo ha abbozzato nei suoi manoscritti e nei quali si vorrebbero vedere geniali anticipazioni. Il desiderio di costruire macchine, veicoli, dispositivi capaci di rendere meno faticosi certi lavori o più piacevoli le attività quotidiane, ha sempre dato luogo a sogni e a progetti non realizzati. Perché questo o quello di tali progetti assuma la forma di una vera invenzione tecnica è necessario che l'insieme dei procedimenti tecnici che lo concernono abbia raggiunto uno stadio di perfezionamento sufficiente non solo perché il nuovo dispositivo sia realizzabile, ma anche perché la sua realizzazione rappresenti un'acquisizione utile a un gran numero di individui e vantaggiosa sul piano economico. Circostanze storiche determinate spiegano non soltanto l'invenzione, ma anche il perfezionamento delle macchine, o la loro applicazione a campi diversi da quelli per i quali sono state concepite originariamente. Di fatto, il progresso tecnico non è tributario soltanto dell'invenzione: la continua evoluzione dei mezzi e dei procedimenti acquisiti ha contribuito a esso in misura non meno notevole. E questa evoluzione ha obbedito ai medesimi condizionamenti storici. Così, certi strumenti tradizionali dei mestieri manuali non hanno praticamente cambiato forma per oltre un millennio, poiché rispondevano esattamente ai bisogni di questi mestieri. Soltanto con la scoperta di nuovi materiali e, in particolare, con la diminuzione del costo dei prodotti ferrosi conseguente all'evoluzione della metallurgia, si ebbero modificazioni importanti. Già nella prima metà del sec. XVII gli orologiai possedevano per il loro mestiere un bagaglio di strumenti speciali, fatti di ferro e di ottone, alcuni dei quali, come i torni, avrebbero potuto servire da modello per perfezionare i torni dei falegnami e degli ebanisti, oppure per costruire torni che permettessero di lavorare grandi pezzi di metallo. Tuttavia per queste lavorazioni si continuò per decenni a utilizzare i tradizionali torni di legno, che era il materiale più economico; i torni in metallo entrarono in uso soltanto verso la fine del sec. XVIII: il più antico a noi noto, quello di Vaucanson, databile intorno al 1763, riproduce esattamente la struttura di un tornio per orologiaio ingrandita nelle debite proporzioni. Lo sviluppo dei mezzi tecnici, sia esso dovuto a un'evoluzione progressiva o all'invenzione improvvisa e non preveduta, è comunque il risultato di un'esperienza collettiva accumulatasi continuamente. Ciascuna generazione continua a ereditare l'esperienza di tutte quelle che l'hanno preceduta: nel campo della tecnica il progresso è cumulativo. Contrariamente a ciò che si constata nella storia della scienza, i successivi passi compiuti dalla tecnica non manifestano, se non in misura molto irrilevante, esitazioni e deviazioni. Di fatto, la tecnica sembra avere seguito nel suo sviluppo una curva ascendente continua senza periodi di stagnazione o di regresso, sempre che, naturalmente, si prenda in considerazione l'insieme del genere umano e non gruppi etnici o zone culturali delimitati. Certe popolazioni e certe culture, se hanno conosciuto livelli tecnici stagnanti per alcuni secoli, hanno però sempre finito per trarre profitto dall'esperienza di altre popolazioni e di altre culture. Per quanto riguarda la trasmissione dell'esperienza tecnica collettiva, va rilevato che soltanto da poco più di due secoli ciò avviene attraverso canali diversi dal gesto e dalla parola. Prima di beneficiare, in tempi relativamente recenti, di generali mezzi di diffusione, l'esperienza acquisita si è trasmessa esclusivamente attraverso l'insegnamento e l'apprendimento orale da uomo a uomo; questa prassi è rimasta costante dalle più lontane origini sino al sec. XVII. È vero che a partire dal sec. XVI si sono cominciati a stampare numerosi trattati ed enciclopedie che illustravano specifici procedimenti tecnici, ma per molto tempo queste opere rimasero oggetto di curiosità più che strumento di insegnamento, giacché il pubblico che poteva consultarle era molto ristretto e non coincideva con la classe degli artigiani. Del resto un secolo in più o in meno non cambia molto il rapporto temporale tra i millenni precedenti e il breve periodo durante il quale il libro, la parola scritta e l'immagine riprodotta hanno costituito un fattore del progresso tecnico. Durante tutte le epoche in cui i contatti diretti rimasero indispensabili, la rapidità del progresso tecnico è rimasta legata alla frequenza di questi contatti, vale a dire allo sviluppo demografico del genere umano. Non si sa nulla sulla densità di popolamento delle regioni abitate durante la preistoria, ma si può ragionevolmente supporre che sia stata molto scarsa. Oltre alla difficoltà di creare i primi arnesi a partire dal nulla, la dispersione dell'uomo primitivo è già di per se stessa sufficiente a spiegare e farci capire la lentezza delle prime tappe del progresso tecnico. Una volta realizzato il miracolo di queste prime acquisizioni, lo sviluppo tecnico ha seguito un corso lineare e costante dagli antichi imperi alle civiltà della tarda antichità, beneficiando della partecipazione all'attività tecnica di un numero sempre più grande di popolazioni e del moltiplicarsi dei loro contatti. Mentre l'Europa dell'alto Medioevo, in seguito alle grandi invasioni barbariche, riuscì a mala pena a conservare per parecchi secoli il livello tecnico cui era giunta, il progresso fece rapidi passi nell'Estremo Oriente, in particolare in Cina, dove in pochi secoli venne raggiunto un alto grado di sviluppo tecnico. L'Estremo Oriente, però, per parecchi altri secoli non sentì più il bisogno di progredire al di là di questo stadio e le tecniche si stabilizzarono a un livello che l'Occidente raggiunse nel tardo Medioevo e cominciò a superare nel corso del sec. XVII. La stagnazione della tecnica nel mondo occidentale che fece seguito al disfacimento dell'Impero romano non durò comunque più di due o tre secoli. Successivamente lo sviluppo demografico con il conseguente aumento dei bisogni esercitò un'indiscutibile e decisiva influenza sul progresso tecnico: i mestieri manuali si perfezionarono e diventarono più numerosi, fecero la loro comparsa nuove macchine che ben presto aumentarono di numero e continuarono incessantemente a essere perfezionate via via che aumentavano i bisogni e i consumi. Il Medioevo fu un periodo di continuo perfezionamento, durante il quale fecero la loro comparsa o si diffusero importanti invenzioni: i mulini a vento e ad acqua, la fabbricazione della carta e quella delle lenti, la bardatura degli animali da tiro, la navigazione in alto mare mediante la bussola e nuovi metodi per lo sfruttamento delle miniere. La pressione dei bisogni non è sufficiente da sola a spiegare l'accelerazione del progresso tecnico, a cui contribuì in maniera essenziale il costante aumento del numero degli artigiani, dei tecnici e delle loro corporazioni imprimendo un ritmo nuovo di sviluppo. Anche se non si hanno dati precisi sull'andamento di questo sviluppo per il periodo che va dal sec. X al XVI, è possibile però seguirlo con maggiore esattezza nei tre secoli successivi, durante i quali si constata che l'attività e l'efficacia dei tecnici non cessano di crescere di pari passo con il loro numero. L'influenza numerica dei protagonisti sul ritmo del progresso tecnico, spesso trascurata dagli storici, è forse proprio il fattore nel quale va ravvisata la causa principale, se non esclusiva, delle realizzazioni spettacolari della tecnica odierna, la cui rapida successione stupisce i nostri contemporanei e dà loro la sensazione di un'indiscutibile superiorità rispetto alle generazioni precedenti. In realtà, ciascun tecnico moderno preso individualmente non possiede doti e qualità professionali in misura maggiore dei tecnici del passato. Tuttavia, cento uomini che studiano lo stesso problema nel medesimo tempo ottengono risultati molto più importanti di un uomo solo che si dedica al medesimo lavoro per un periodo di tempo cento volte più lungo. Inoltre va tenuto conto del fatto che oggi, come del resto in passato, il progresso della tecnica è esso stesso un fattore di stimolo alla creazione continua di mezzi più perfezionati favorevoli alla sua accelerazione. Un attento studio di questo meccanismo dello sviluppo tecnico ci permetterebbe forse di meglio comprendere che il grado di sviluppo della civiltà tecnica non ha nulla di mostruoso e stupefacente. Oltre a quelli sottolineati, molti altri fattori intervengono a favorire il progresso tecnico. Accanto alle varie tecniche e contemporaneamente a esse si sono sviluppate l'organizzazione commerciale e industriale e le attività finanziarie, fenomeni questi che sono sempre stati tutti strettamente connessi in maniera abbastanza complessa. È inoltre incontestabile che gli avvenimenti politici, militari e sociali hanno sempre avuto un peso più o meno determinante sullo sviluppo della tecnica nel corso dell'intera storia del genere umano. Meno importanti, o perlomeno più discutibili, sono stati in passato gli effetti del progresso scientifico sul progresso tecnico e ciò può sembrare paradossale, in quanto è comunemente diffusa l'idea che il secondo sia subordinato al primo. In realtà, considerata sotto il profilo storico, l'opinione secondo cui la conoscenza scientifica dei fenomeni naturali ha guidato di epoca in epoca l'evoluzione della tecnica si rivela del tutto inesatta. È da poco più di un secolo che le scienze hanno cominciato a esercitare un'influenza profonda sulle tecniche, mentre è probabile che sin dalle origini del pensiero scientifico siano state in alcuni casi le tecniche a suggerire agli scienziati problemi e argomenti di ricerca. I rapporti tra la scienza e la tecnica sono comunque rimasti molto sporadici e casuali per oltre venti secoli. Certo, alcuni rapporti tra queste due forme fondamentali dell'attività umana cominciarono a stabilirsi sin dagli albori della civiltà occidentale, in Mesopotamia e in Grecia, grazie agli apporti elementari dell'astronomia e dell'aritmetica in alcune tecniche legate alla vita quotidiana. Ma la grande attività scientifica dell'età di Pericle non si tradusse in nessuna conquista tecnica apprezzabile. Se è vero, d'altra parte, che la fioritura del pensiero cinese è stata accompagnata da una proliferazione di tecniche sofisticate, è altrettanto vero che queste ultime non hanno praticamente subito alcuna influenza da parte delle contemporanee speculazioni scientifiche. I costruttori delle cattedrali medievali non hanno apparentemente preso nulla a prestito dai matematici del loro tempo, mentre verso la medesima epoca la navigazione e la medicina cominciavano timidamente a servirsi delle scoperte della scienza. Solo a cominciare dal sec. XVII l'apporto della scienza appare più evidente. Un esempio abbastanza significativo è offerto dall'applicazione, a opera di C. Huygens, dell'isocronismo delle oscillazioni del pendolo, fenomeno scoperto da Galileo, alla regolazione degli orologi. Si tratta però ancora di un esempio isolato. Molto tempo dopo la costruzione delle prime bussole apparve il De Magnete di W. Gilbert, prima opera moderna sul magnetismo, la cui pubblicazione nel 1600 inaugura emblematicamente la scienza moderna, ma non fu di alcuna utilità per i naviganti. Il problema del calcolo della longitudine in alto mare stimolò la creazione dell'osservatorio di Greenwich, ma esso non fu veramente risolto fino a quando, verso la metà del sec. XVIII, gli orologiai riuscirono, con le sole risorse della loro arte, a costruire strumenti di misurazione del tempo soddisfacenti. La separazione tra scienza e tecnica continuò sin verso la metà del sec. XIX: le macchine a vapore funzionavano già da oltre una settantina d'anni allorché alcuni scienziati tentarono di farne la teoria, e questa fu stabilita soltanto mezzo secolo più tardi. Analogamente la costruzione di strumenti meccanici e di precisione precedette i lavori teorici degli studiosi di meccanica del sec. XIX, e la fabbricazione degli acidi minerali precedette il sistema chimico di A. L. Lavoisier. Fu solo a partire dalla metà del sec. XIX che gli scambi tra i due campi di attività cominciarono a compensarsi. L'industria chimica raccolse rapidamente i frutti delle scoperte delle scienze della prima metà del secolo, i generatori di corrente e il telegrafo elettrico fecero la loro comparsa poco dopo i lavori scientifici di A. Volta, H. Davy, A. M. Ampère e M. Faraday. Ma l'elettrotecnica dovette attendere, verso la fine del secolo, le invenzioni di A. Pacinotti e di Z. T. Gramme. Anche l'industria metallurgica, che cominciò a espandersi a iniziare dal 1850 ca. contemporaneamente e in rapporto col nuovo ritmo assunto dalla produzione industriale, dovette aspettare sino alla fine del secolo per ricevere uno stimolo importante dalla ricerca scientifica. Se è nel corso del sec. XIX che la ricerca scientifica ha cominciato a esercitare la sua influenza sulla tecnica, è soltanto a partire dall'inizio del sec. XX che la scienza è diventata, a sua volta, il principale fattore del progresso tecnico; da allora l'applicazione non solo delle conoscenze scientifiche ma anche dei principi scientifici alla tecnica ha continuato a svilupparsi e a diventare più complessa, dando luogo a tutto un sistema di scienze tecniche o tecnologie che vanno dall'elettronica all'automazione, dalle discipline relative ai viaggi spaziali a quelle concernenti i calcolatori e gli elaboratori di dati.

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