variante

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sf. [sec. XIV; ppr. di variare].

1) Modifica che si può operare su qualche cosa senza però alterarne i caratteri fondamentali: una variante del programma; ciò che presenta tale tipo di modifica: un modello di vettura prodotto in più varianti.

2) In linguistica strutturale, varianti fonetiche, i diversi modi in cui può essere realizzato un medesimo fonema all'interno di uno stesso sistema: si possono distinguere varianti individuali, espressive, stilistiche, dialettali, sociali, facoltative. In particolare, variante combinatoria, quella condizionata dal contesto: in italiano la nasale dentale di canto, la nasale labiodentale di trionfo, la nasalevelare di angolo, la nasale palatale di mancia sono varianti di uno stesso fonema determinate dai fonemi che nel contesto seguono immediatamente. I suoni che in un sistema sono varianti in un altro possono essere fonemi distinti: per esempio la nasale velare (scritta ng) ha valore fonematico in inglese, come risulta dall'opposizione tra thing (cosa) e thin (magro). Nella critica testuale si dicono varianti non solo le diverse forme di una stessa parola, ma anche la sua diversa posizione, la sua omissione o la sua aggiunta. Esse sono per lo più dovute alle complesse vicende che caratterizzano la tradizione manoscritta di un testo.

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