Che cosa scuote gli Usa 19 anni dopo l’11 settembre

world-trade-center

A 19 anni dall'11 settembre, gli Usa ricordano i terribili attentati in uno scenario scosso dalla pandemia e dalla questione razziale.

Nel pieno dell’emergenza coronavirus e di una pandemia che Oltreoceano si è abbattuta con estrema violenza, gli Stati Uniti non dimenticano un anniversario che ha segnato indelebilmente la loro storia: l’11 settembre, giorno in cui, ormai 19 anni fa, subirono un attacco senza precedenti.

Usa, gli attacchi dell’11 settembre

Era la mattina dell’11 settembre 2001 quando 19 terroristi di Al-Qaeda presero il controllo di quattro aerei di linea, dirottandoli verso punti nevralgici della società americana: due si abbatterono sulle Torri Gemelle del World Trade Center, facendole accartocciare su loro stesse, uno sul Pentagono, mentre il quarto, che avrebbe dovuto abbattersi sulla Casa Bianca o sul Congresso, precipitò invece in Pennsylvania, grazie all'eroica rivolta dei passeggeri che si opposero ai terroristi.

Nel giro di pochi minuti, il mondo intero realizza dunque che non si tratta di un tragico incidente, ma di un attacco in piena regola: quando il primo volo, l’AA11 partito da Boston, si abbatte sulla Torre Nord del World Trade Center, le parole “attacco terroristico” ancora non sono state pronunciate. Quando il secondo aereo, l’UA175, piomba sulla seconda torre ed esplode con le telecamere puntate sopra, il quadro è ormai chiaro.

Le due torri crollano in meno di un’ora, e le immagini delle persone intrappolate all’interno che si lanciano dalle finestre, andando incontro a morte certa, sono ormai indelebili negli occhi e nelle menti di chi ha assistito alla tragedia. Le vittime totali di una giornata che pesa come un macigno nella storia degli Stati Uniti sono quasi 3.000, tra cui centinaia di soccorritori, le persone ferite oltre 6.000. 

Il Paese più potente del mondo barcolla sotto il peso di un attacco senza precedenti, e il presidente allora in carica, George W. Bush, promette una risposta immediata: gli Stati Uniti si bloccano in assetto protettivo, la monumentale macchina dei soccorsi si mette in moto, il sindaco di New York Rudolph Giuliani osserva la sua città spezzata, si scatena la caccia al leader di Al-Qaida, Osama Bin Laden, (che verrà individuato e ucciso dai Navy Seal in Pakistan dove si era rifugiato, il 2 maggio 2011, in piena presidenza Obama). E inizia, di fatto, l’era del terrorismo e la conseguente guerra scatenata dagli attacchi in Occidente.

Attacchi 11 settembre, 19 anni dopo

A 19 anni dal crollo delle Torri Gemelle, l’America è di nuovo nell’occhio del ciclone. La pandemia di coronavirus ha colpito gli Stati Uniti con enorme potenza, provocando migliaia di morti e facendo crollare l’economia, e a questo si aggiungono anche le imminenti elezioni presidenziali: martedì 3 novembre gli americani torneranno a votare per eleggere i cosiddetti “grandi elettori”, che il 14 dicembre 2020 saranno chiamati nel Collegio elettorale per eleggere il nuovo presidente e il suo vice.

Trump in difficoltà, tra Black Lives Matter e pandemia

La sfida è tra l’attuale presidente, il repubblicano Donald Trump, e il democratico Joe Biden. E Trump, ai tempi sostenuto e votato da uno zoccolo duro di americani conservatori, sembra aver perso terreno, superato da Biden, complice il clima sempre più teso legato alle questioni razziali e alle uccisioni di cittadini afroamericani che hanno infiammato la popolazione, portando alla creazione del movimento Black Lives Matter. Ma il vantaggio dell’ex-vice di Barack Obama sembra ridursi.

La campagna elettorale è stata definita da molti esperti una delle più aggressive della storia: in piena pandemia, gli attacchi su economia, questione razziale e gestione dell’emergenza sono volati da un lato all’altro delle due fazioni. Se Trump punta proprio sui disordini e il caos per puntellare la sua candidatura al secondo mandato, tuonando sulla necessità di riportare ordine, Biden calca invece su inclusione e bisogno di unità, proponendo come vice presidente la senatrice Kamala Harris, prima donna di colore (madre indiana e padre giamaicano) a essere nominata per la vice presidenza.

Trump il conservatore e Biden il democratico: mai come in queste elezioni presidenziali la differenza si è fatta più marcata e la divisione più profonda. Gli esperti non si sbilanciano sul risultato, i sondaggi oscillano, la spaccatura tra chi sostiene i due rivali in corsa alla Casa Bianca è sempre più evidente, con Hollywood - da sempre con un peso specifico molto importante nel periodo di campagna elettorale ed elezioni - schierato con il candidato democratico e i sostenitori di Trump che si scagliano pubblicamente e costantemente contro chi lo critica, soprattutto per quanto riguarda la gestione dell’emergenza sanitaria.

L’impressione è che Biden stia guadagnando terreno, ma in molti avvisano: attenzione a dare Trump per spacciato, il suo indice di gradimento è risalito anche tra fasce di popolazione tradizionalmente opposta alle sue politiche - la comunità latino americana, per esempio - e le risorse del tycoon, la cui vittoria nel 2016 ha colto, nonostante tutto, di sorpresa - non vanno sottovalutate.

Andrea Barsanti