Enzo Jannacci, cardiologo cantautore

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Un grande intrattenitore, ma anche un medico. Simbolo della milanesità, ben presente nelle sue canzoni, Enzo Jannacci figura tra i maggiori protagonisti della scena culturale italiana del dopoguerra. Ripercorriamo vita e carriera del cardiologo-cantautore.

Chi era Enzo Jannacci

La famiglia, gli studi al conservatorio, la laurea in medicina: ecco chi era Enzo Jannacci.

Origini

Vincenzo Jannacci nasce a Milano il 3 giugno 1935: è figlio del pugliese Giuseppe, maresciallo dell'Aeronautica Militare Italiana impiegato all'aeroporto Enrico Forlanini, e di Maria Mussi, sarta comasca. I genitori gli danno il nome del nonno paterno, che di origine macedone una volta emigrato in Puglia aveva conosciuto la nonna di Enzo (di Bisceglie), per poi stabilirsi a Bari.

Formazione

Nella vita di Jannacci ci sono due formazioni: quella musicale, che gli permetterà di diventare un volto noto; e quella universitaria, grazie alla quale diventa medico, continuando a praticare la professione fino alla pensione.

La laurea in medicina

Indirizzato dal padre verso gli studi in medicina, dopo aver frequentato il liceo scientifico si laurea all'Università degli studi di Milano. Per ottenere la specializzazione in chirurgia generale, quando è già famoso, si trasferirà in Sudafrica entrando nell'équipe di Christiaan Barnard, primo cardiochirurgo a realizzare un trapianto cardiaco.

Come detto, a lato dell'attività musicale eserciterà sempre la professione medica, sia come cardiologo che medico di famiglia.

Conservatorio

È invece la madre a trasmettergli l’amore per la musica, regalandogli una fisarmonica che impara a suonare a orecchio. Parallelamente al liceo e all’università frequenta il Conservatorio di Milano, dove studia pianoforte e si diploma in armonia, composizione e direzione d'orchestra.

La carriera

Ripercorriamo la lunga carriera di Enzo Jannacci, tra musica, cabaret e recitazione.

Gli esordi

A vent’anni inizia a frequentare i locali di musica dal vivo e cabaret, che si moltiplicano nella Milano del boom economico, mettendo subito in mostra doti di intrattenitore e presentatore, nonché musicista: Bar Jamaica, Cab 64, Derby Club, Aretusa, Taverna Messicana, Santa Tecla. Si avvicina al jazz e scopre il rock and roll, la novità proveniente dall’America.

Nel 1956 diventa tastierista dei Rocky Mountains, alla cui voce c'è Tony Dallara. Dopo pochi mesi lascia il gruppo e si unisce al complesso Rock Boys, che accompagna Adriano Celentano.

Il sodalizio con Giorgio Gaber

Alla fine del 1958, pur continuando a suonare con i Rock Boys, forma I Due Corsari con Giorgio Gaber, chitarrista della band. Il duo si scioglie nel 1960, dopo la pubblicazione di una manciata di singoli, principalmente per l’affermarsi di Gaber come solista. Anche Jannacci intraprende a sua volta la carriera di cantautore. I due rimarranno amici per tutta la vita per continuando a lavorare a distanza, esclusa qualche collaborazione.

La carriera da solista

Jannacci debutta come solista nel 1961 con L'ombrello di suo fratello/Il tassì, singolo nel quale il cantautore fa già intuire uno stretto rapporto tra musica e comicità surreale, che diventerà suo marchio di fabbrica.

Nel 1964 arriva il disco di esordio La Milano di Enzo Jannacci, formato interamente da pezzi cantati in dialetto: nel corso della carriera pubblicherà 20 album in studio.

Il teatro/cabaret

Protagonista nei teatrini di cabaret già da metà Anni Cinquanta, Jannacci nel 1962 viene scritturato per lo spettacolo Milanin Milanon: comincia così la sua carriera parallela di attore di teatro.

L’anno successivo inizia a esibirsi al Derby, dove conosce Cochi e Renato, con cui collaborerà più volte. È qui che viene notato da Dario Fo, che nel 1964 realizza con lui il recital 22 canzoni, un grande successo.

Il successo

Nel 1968 l’album Vengo anch'io. No, tu no, trainato dall'omonimo singolo, diventa campione di vendite e balza in cima alle classifiche italiane. Jannacci assapora il successo, partecipando anche a diversi show televisivi, come Quelli della domenica, insieme ad altre figure legate al Derby.

Gli apprezzamenti della critica arrivano anche per Ho visto un re, brano con testo di Fo: amareggiato per non averlo potuto presentare nella finale di Canzonissima, il cantautore riprende gli studi in medicina.

Il calo di notorietà

Nei successivi quattro anni Jannacci vive a periodi alterni prima in Sudafrica e poi negli Stati Uniti, riprendendo gli studi che aveva temporaneamente abbandonato con l'inizio della carriera nel mondo dello spettacolo. Nel periodo della specializzazione medica la notorietà di Jannacci, che pur continua a scrivere canzoni, subisce un vistoso calo.

È in questa fase tra l’altro che debutta come attore al cinema, in un episodio del film di Mario Monicelli Le coppie. Nel 1971 è poi protagonista de L'udienza di Marco Ferreri. Tornato definitivamente in patria, scrive in pochi mesi due pièce teatrali che porta poi in televisione: Il poeta e il contadino e Saltimbanchi si muore, Pur pubblicando quattro album inediti, nella seconda metà degli anni Settanta Jannacci si dedica soprattutto alla professione di medico, con apparizioni in tv sempre più rare e lo stop ai tour per l’Italia.

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LaPresse

La ripresa

La carriera musicale di Jannacci riprende con successo dal 1979, quando riprende a esibirsi dal vivo. Nel 1980 lancia l’album Ci vuole orecchio, che risulterà il più venduto dai tempi di Vengo anch'io. No, tu no.

Nel periodo successivo continua a lavorare a teatro, a comporre sigle per programmi televisivi, che condurrà anche: è il caso di Gransimpatico. Nel 1984 scrive l'inno del Milan, di cui è da sempre tifoso sfegatato.

Tra il 1989 e i 1998 partecipa per quattro volte al Festival di Sanremo, vincendo in due occasioni il Premio della Critica. Negli anni successivi continua a incidere e a recitare a teatro, così come al cinema: nel 2010 è tra gli interpreti de La bellezza del somaro.

Le canzoni più belle di Enzo Jannacci

Ecco le canzoni più belle e famose di Enzo Jannacci.

Andava a Rogoredo (1964)

Composta da Jannacci per lo spettacolo Milanin Milanon, è una delle sue prime canzoni in dialetto milanese. È la storia di una fregatura subita da un poveretto, che giunge nel quartiere popolare di Rogoredo alla ricerca di una ragazza che, con la scusa di andare a comprare un dolce, gli ha chiesto diecimila lire e non si è fatta più vedere.

El portava i scarp del tennis (1964)

Inclusa nell’album La Milano di Enzo Jannacci, El portava i scarp del tennis è il commovente racconto della vita modesta di un senzatetto milanese che, innamorato di una donna (forse solo sognata), muore di freddo e fame tra i cartoni e l’indifferenza dei tanti passanti presi dall’unico pensiero del lavoro.

Ho visto un re (1968)

Ho visto un re, scritta da Fo per lo spettacolo Ci ragiono e canto, è un'ironica presa di posizione nei confronti dei potenti, i cui interessi vanno sempre a discapito della gente comune. Come detto, a causa del testo, la canzone nel 1968 viene respinta a Canzonissima, costringendo Jannacci a ripiegare su Gli zingari.

Vengo anch'io. No, tu no (1968)

«Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale/Vengo anch'io? No, tu no/Per vedere come stanno le bestie feroci/E gridare: "Aiuto, aiuto è scappato il leone!"/E vedere di nascosto l'effetto che fa».

Questo il celeberrimo incipit del brano, diventato subito un tormentone. Probabilmente, il brano più famoso della discografia di Jannacci.

Quelli che... (1975)

Recitativo con testo composto da Jannacci insieme al grande amico e giornalista sportivo Beppe Viola, il brano rappresenta un elenco di vizi e virtù, dell'italiano medio. Questo inventario di personaggi anni dopo diventerà la sigla del programma televisivo Quelli che il calcio, trasmesso sulla Rai dal 1993.

Poetica e stile di Enzo Jannacci

All’inizio della carriera, le canzoni di Jannacci sono viaggi nella Milano operosa degli Anni Sessanta, raccontata con sensibilità e ironia dal cantautore, che spesso appoggia uno sguardo affettuoso sugli emarginati, verso cui prova naturale empatia.

L’umanità dei brani di Jannacci è tenera e surreale, così come la sua comicità. Ma a questo filone (precursore del demenziale) si affiancano sempre brani introspettivi e romantici. L’opera del “poetastro” (come amava definirsi) Jannacci è tra le più organiche, ma anche tra le più vive e originali nella storia della canzone italiana.

Vita privata

Le cose da sapere sulla vita privata di Enzo Jannacci.

La moglie e i figlio

Il 23 novembre 1967 Jannacci sposa con Giuliana Orefice. Cinque anni dopo nasce l'unico figlio della coppia, Paolo Jannacci, che seguirà le orme paterne diventando musicista e compositore.

La morte

Enzo Jannacci muore a Milano il 29 marzo 2013, all'età di 77 anni, a causa di un tumore di cui soffriva da tempo. Il cantautore riposa nella Cripta del Famedio del Cimitero Monumentale.

Matteo Innocenti