Libertà di stampa nel mondo: l'Italia è al 41esimo posto

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Dal poco invidiabile 41esimo posto e con circa 20 giornalisti sotto scorta, l'Italia si prepara a celebrare la Giornata internazionale sulla libertà di stampa.

Il 3 maggio in tutto il mondo si celebra il World Press Freedom Day. La Giornata mondiale della stampa, proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1993, cade nell’anniversario della Dichiarazione di Windhoek e, come suggerisce il nome, evidenzia l’importanza di libertà di stampa e parola, quest’ultima sancita dall’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani. A “vegliare” su questi diritti è il Press Freedom Index, classifica annuale stilata dall’organizzazione non governativa Reporter Senza Frontiere, che difende la libertà di informazione e stampa.

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L’indice della libertà di stampa

Ogni anno Reporter Senza Frontiere (Reporters Sans Frontières nell’originaria denominazione francese), organizzazione che ha lo status di consulente delle Nazioni Unite, compila e pubblica il Press Freedom Index (Indice della libertà di stampa): si tratta di una classifica che mette sotto la lente di ingrandimento 180 Paesi, ordinandoli in base alla libertà di cui godono i rispettivi giornalisti.

I criteri del report

Per compilare il Press Freedom Index, RSF ha sviluppato un questionario online con 87 domande incentrate su vari criteri: pluralismo, indipendenza dei media, ambiente mediatico, quadro legislativo, autocensura, trasparenza, qualità delle infrastrutture che supportano produzione di notizie e informazione. A questa analisi qualitativa, riservata agli esperti del settore, si aggiungono i freddi dati relativi ad abusi (ad esempio minacce) e atti di violenza subiti dai giornalisti.

Situazione generale

Come spiega Reporter Senza Frontiere, il 73% dei 180 Paesi valutati è caratterizzato da situazioni ritenute “gravissime”, “difficili” o “problematiche” per la professione del giornalista: nella mappa mondiale presente sul sito di RSF, questi territori sono dipinti in nero, rosso e arancione. Solo 12 Stati su 180 (ovvero il 7%) sono caratterizzati dal colore bianco: mai così pochi dal 2013. Al primo posto della libertà di stampa c’è (per il quinto anno di fila) la Norvegia, con l'Europa che rimane in generale la regione più sicura per i giornalisti, mentre quella più problematica è senza dubbio l’Africa, dove 21 Stati su 48 sono rossi o neri. In questo continente negli ultimi dieci anni sono stati uccisi 102 giornalisti, metà dei quali in Somalia, il posto più pericoloso per i professionisti dell’informazione. Ma non il peggiore in assoluto per la libertà di stampa: all’ultimo posto c’è infatti l’Eritrea.

Primi e ultimi posti

Come detto, al primo posto del Press Freedom Index c’è ancora la Norvegia. Ma è in generale tutta la Scandiavia a rappresentare un vero e proprio Eldorado per i giornalisti: al secondo posto c’è infatti la Finlandia, seguita da Svezia e Danimarca (che si sono “scambiate” rispetto al 2020). A chiudere la top five è la Costarica, che ha guadagnato due posizioni dall’anno scorso. Nei primi dieci posti troviamo poi Paesi Bassi, Giamaica, Nuova Zelanda, Portogallo e Svizzera. Nel 2020 all’ultimo posto dell’Indice della libertà di stampa c’era la Corea del Nord, “superata” dall’Eritrea. Al terzultimo posto il Turkmenistan. Poi via via a salire Cina, Gibuti, Vietnam, Iran, Siria, Laos e Cuba.

La libertà di stampa in Italia

Come nel 2020, l’Italia si trova al 41° posto, tra Repubblica Ceca e Corea del Sud. Meglio di Stati Uniti (al 44°), Giappone (67°) e Russia (150°), che si è adoperata per limitare la copertura delle manifestazioni dei sostenitori di Alexei Navalny, ma comunque peggio di Paesi come Namibia, Botswana, Burkina Faso, nonché di tutti gli Stati dell’Europa Occidentale.

 

Matteo Innocenti