Come funziona il Mose di Venezia?

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Si tratta di una combinazione di alta ingegneria e tecnologia avanzata, pensata per rispondere all’annoso problema dell'acqua alta. Nonostante le difficoltà incontrate durante la sua realizzazione, questo sistema offre una protezione concreta per Venezia e della sua laguna. Vediamo insieme come funziona.

Il Mose, acronimo che sta per “MOdulo Sperimentale Elettromeccanico”, è un sistema ingegneristico innovativo di dighe mobili, progettato per isolare temporaneamente la città di Venezia e la sua laguna dal fenomeno dell’acqua alta.

Composto da una serie di barriere mobili, questo meccanismo mira a preservare il patrimonio storico e culturale della città, sempre più minacciato dall’innalzamento del livello del mare. Sebbene l’investimento sia stato ingente, si tratta di una struttura fondamentale per evitare allagamenti catastrofici che, senza il Mose, sarebbero sempre più frequenti e dannosi.

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Foto di Ljubomir Žarković su Unsplash

Mose: storia e origini del progetto

L’idea del Mose risale agli anni '80, quando si cercava una soluzione strutturale per fronteggiare l’acqua alta a Venezia, un problema evidenziato ancor di più dalla drammatica alluvione del 4 novembre 1966. Durante quell’evento, la marea eccezionale raggiunse i 194 cm sopra il livello medio, devastando la città e mettendo a rischio il suo inestimabile patrimonio artistico.

Dopo l’alluvione, vennero avanzate diverse proposte di intervento: tra queste, il Mose si distinse come il progetto più adatto a soddisfare le complesse esigenze di protezione della laguna. La sua realizzazione fu promossa dallo Stato italiano e affidata al Consorzio Venezia Nuova, l’ente incaricato di coordinare i lavori. Tuttavia, il progetto non fu esente da critiche, sia per i ritardi che per il significativo aumento dei costi rispetto alle stime iniziali.

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Wikimose, Public domain, via Wikimedia Commons

Struttura e funzionamento del Mose

Il Mose è costituito da 78 paratoie mobili, distribuite lungo quattro barriere situate nelle tre bocche di porto che collegano la laguna al mare Adriatico: Lido, Malamocco e Chioggia. Questi punti sono strategici, poiché rappresentano le uniche vie di ingresso alla città per l’acqua del mare.

Le paratoie sono realizzate in acciaio cavo e rimangono normalmente piene d’acqua, sul fondo marino. In caso di previsione di alta marea, vengono svuotate e riempite con aria compressa, in modo da potersi sollevare fino a emergere e formare una barriera temporanea contro il mare. Una volta terminata l’emergenza, le paratoie tornano alla posizione originale, sommerse sul fondale.

L’intera infrastruttura è controllata attraverso un avanzato sistema di monitoraggio che analizza previsioni meteorologiche e dati sulle maree per attivare le paratoie al momento giusto.

Il Mose e le sfide future

Il Mose ha già dimostrato la sua utilità, proteggendo Venezia da eventi di marea che avrebbero causato danni ingenti. Tuttavia, la struttura richiede manutenzioni costanti e un attento monitoraggio. Le sfide future riguardano principalmente l’aggravarsi dei cambiamenti climatici: si stima che il Mose possa proteggere Venezia e la sua laguna da maree alte fino a 3 metri e da un innalzamento del livello del mare fino a 60 cm nei prossimi decenni. Tuttavia, qualora il riscaldamento globale dovesse accelerare ulteriormente, il sistema potrebbe diventare inefficace entro il 2070.

Paola Greco

Foto di apertura: Immagine master1305 su Freepik