Spazzatura spaziale: stiamo inquinando anche lo spazio?

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Ebbene sì, abbiamo inquinato anche lo spazio e la cosa sta diventando un problema che potrebbe compromettere le future missioni. Approfondiamo allora il tema relativo all'inquinamento spaziale, sempre più di attualità

Negli ultimi decenni, l'esplorazione dello spazio ha compiuto passi da gigante, portando satelliti, telescopi e stazioni orbitanti a rivoluzionare la nostra comprensione dell’universo: grazie ai progressi tecnologici, infatti, oggi possiamo comunicare in tempo reale con ogni angolo del pianeta, monitorare i cambiamenti climatici e osservare le profondità del cosmo come mai prima d’ora. Tuttavia, questa corsa alla tecnologia ha un altro lato della medaglia, che spesso viene sottaciuto: l’accumulo crescente di spazzatura spaziale in orbita attorno alla Terra, risultato di decenni di esplorazione e lanci non sempre accompagnati da strategie di smaltimento.

Ogni missione lascia dietro di sé frammenti di razzi, satelliti dismessi e altri oggetti artificiali che, invece di rientrare nell’atmosfera, continuano a vagare nello spazio, creando un pericolo invisibile ma sempre più concreto. Ma esattamente cos’è la spazzatura spaziale? Scopriamolo insieme e cerchiamo di capire la portata del problema.

Cos’è la spazzatura spaziale?

Partiamo dalla definizione, scoprendo cos'è la spazzatura spaziale. Il termine si riferisce a tutte quelle particelle naturali (meteoroidi) e artificiali (creati dall'uomo) che fluttuano nello spazio senza alcun controllo.

Quelli che destano più preoccupazione, naturalmente, sono i rottami spaziali artificiali: si tratta di satelliti fuori uso, frammenti di razzi, pezzi di pannelli solari e persino attrezzi smarriti dagli astronauti durante le loro missioni. Questi oggetti, anziché rientrare nell’atmosfera e disintegrarsi, rimangono in orbita per anni, aumentando progressivamente di numero.

Secondo l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), i detriti spaziali hanno iniziato ad accumularsi nel 1957, con il lancio del primo satellite artificiale, lo Sputnik. Da allora, migliaia di satelliti sono stati inviati nello spazio e, dopo aver concluso la loro missione, molti sono stati abbandonati in orbita.

Ad oggi, sono stati tracciati circa 500.000 detriti in orbita terrestre da parte della NASA. Alcuni di essi (numericamente parlando, milioni), sono troppo piccoli per essere tracciati, e rappresentano un rischio significativo per le missioni spaziali. In media i detriti viaggiano fino a 37.000 km/h, abbastanza da causare danni considerevoli, anche quando sono di dimensioni ridotte.

Perché la spazzatura spaziale è un problema?

L’impatto dei detriti spaziali è già evidente: nel 2009, la collisione tra un satellite attivo e uno dismesso ha generato migliaia di nuovi frammenti, che ancora oggi orbitano attorno alla Terra, aumentando il rischio di ulteriori impatti e rendendo lo spazio sempre più pericoloso per future missioni.

La presenza di space debris rappresenta una minaccia crescente per le missioni spaziali: senza un piano efficace per la loro gestione, il problema potrebbe infatti aggravarsi, mettendo a rischio la sicurezza delle operazioni spaziali e il futuro dell’esplorazione orbitale.

Basti pensare che anche un piccolo frammento può danneggiare gravemente un satellite operativo o addirittura la Stazione Spaziale Internazionale (ISS): l’espressione coniata dall’ESA “Piccoli oggetti, grande minaccia” riassume la crescente preoccupazione per i detriti spaziali di dimensioni ridotte, ma non per questo meno pericolosi. Tanto che gli esperti temono la "Sindrome di Kessler" – ipotizzata già nel 1978 – che descrive un possibile scenario in cui la densità di detriti spaziali diventi così elevata da innescare una reazione a catena di collisioni, che porterebbe alla distruzione dei satelliti e a un sostanziale blocco dell’esplorazione spaziale: alcune orbite potrebbero infatti diventare insicure e inutilizzabili nel tempo a causa dei detriti che continuano a collidere, a frammentarsi e quindi moltiplicarsi esponenzialmente, creando un effetto a cascata.

Prospettive future: come risolvere il problema dello space debris

L’inquinamento spaziale è una sfida che va affrontata a livello globale, poiché l'orbita terrestre è un bene condiviso da tutte le nazioni. Le soluzioni, per essere efficaci, devono essere coordinate a livello internazionale, con l'adozione di norme che obblighino gli attori spaziali a seguire pratiche di smaltimento responsabile.

Se non affrontato tempestivamente, il rischio è che l’ambiente orbitale diventi inutilizzabile per le future generazioni, minacciando non solo le missioni spaziali, ma anche i servizi vitali come le comunicazioni satellitari, la meteorologia e il monitoraggio ambientale.

In futuro, le agenzie spaziali, i governi e le imprese private dovranno collaborare per garantire che l'esplorazione dello spazio sia sostenibile e che l’orbita terrestre rimanga un ambiente sicuro. La corsa allo spazio non può più essere vista come una questione esclusivamente tecnologica o economica, ma deve includere una dimensione ecologica, affinché le risorse spaziali possano essere utilizzate in modo responsabile. L’obiettivo è proteggere lo spazio come una risorsa condivisa e preservarla per le generazioni future, evitando di ripetere gli errori del passato.

Paola Greco

Foto di apertura: Immagine Freepik