La pittura italiana alla fine dell'Ottocento

Il divisionismo

Il movimento del divisionismo era nato in Francia , nel 1884. A Milano esso fu ripreso da pittori come G. Segantini, G. Previati, G. Pellizza da Volpedo, A. Morbelli, Vittore Grubicy (1851-1920, che fu anche il teorico del movimento italiano), che tuttavia lo ridussero a formula tecnica, al servizio d'una tematica di volta in volta simbolista, storico-allegorica, politico-sociale. Dallo studio divisionista delle vibrazioni luminose prese le mosse la ricerca futurista di U. Boccioni, G. Balla, C. Carrà, G. Severini.

 

Giovanni Segantini

Giovanni Segantini (Arco 1858 - Engadina 1899) fu il maggior pittore divisionista italiano. Allievo all'Accademia di Brera di Milano, fu influenzato dall'ultimo romanticismo lombardo di T. Cremona. Ritiratosi in Brianza (1881-86), svolse una tematica agreste, che lo mostra inserito nel ceppo del naturalismo, e approfondì lo studio della luce. Adottò in pieno la tecnica divisionista, senza però rinunciare alla plasticità e alla rappresentazione. In opere quali Ragazza che fa la calza (1888, Zurigo, Kunsthaus), Le due madri e L'angelo della vita (1889 e 1894, Milano, Galleria d'arte moderna), la filamentazione del colore in toni puri e sottilmente accostati per ricreare la luminosità solare è associata a interessi allegorici e simbolistici promossi da uno spiritualismo un po' decadente. Una vera e propria svolta in questa direzione divenne evidente soprattutto nelle opere dell'ultimo periodo (1894-99), trascorso a lavorare nelle valli alpine dell'Engadina, dove il simbolismo del tema della montagna si esprime figurativamente nella tendenza a ridurre la composizione a effetti decorativi di gusto quasi floreale (L'amore alle fonti della vita, 1896, Milano, Galleria d'arte moderna; Trittico delle Alpi: la Natura-la Vita-la Morte, 1899, incompiuto, Sant Moritz, Museo Segantini).

 

Gaetano Previati

Le prime esperienze divisioniste di Gaetano Previati (Ferrara 1852 - Lavagna 1920), caratterizzate dall'uso del colore a stesure filamentose monocrome, si delineano fin dal 1890-91 con la Maternità (Novara, Banca Popolare) e in altri dipinti di più immediata ispirazione, dove il tema del paesaggio (Nel prato, 1890, Firenze, Galleria d'arte moderna) è risolto in uno squisito decorativismo di sapore già floreale. Successivamente Previati adatta al simbolismo la tecnica divisionista, utilizzata con buoni effetti luministici, per dar vita all'episodica storica (Re Sole, Milano, Galleria d'arte moderna). Dopo il 1900 approfondisce i mezzi tecnici del divisionismo (Trittico del Giorno, 1907, Milano, Camera di Commercio; La caduta degli angeli, 1912-13, Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), la cui validità sostenne anche con saggi teorici (I principi scientifici del divisionismo, 1906).

 

Angelo Morbelli

Angelo Morbelli (Alessandria 1853 - Milano 1919) mostrò fin dagli esordi quel realismo descrittivo e quegli interessi umanitari e sociali che ripropose in tutta la sua opera, ispirata a una sincera e patetica denuncia della miseria come nel quadro Per ottanta centesimi (1895, Vercelli, Civico Museo Borgogna), in cui ritrae il lavoro delle donne nelle risaie lombarde. Nel 1890 aderì al divisionismo (La lettera, Milano, collezione privata) e con questa tecnica, basata su un'accentuazione dei valori d'atmosfera, creò i suoi capolavori, restringendo i suoi temi a malinconici interni ispirati alla triste condizione dei vecchi e a paesaggi naturalistici poeticamente interpretati (La sedia vuota, 1903, Milano, collezione privata; Un Natale al Pio Albergo Trivulzio, 1909, Torino, Galleria d'arte moderna; Giorni ultimi, 1883, Milano, Galleria d'arte moderna; Panni al sole, 1916, Milano, collezione privata).

Pellizza da Volpedo

Giuseppe Pellizza da Volpedo (Volpedo, Alessandria, 1868-1907) era di famiglia contadina. Dopo i primi dipinti realistici, fu indotto dalla conoscenza delle opere di Morbelli e Segantini, a tentare il metodo del colore diviso, prima su un piano puramente intuitivo (Mammine, 1892) poi più scientifico basato su pennellate puntiformi di colore puro, accostate secondo la legge dei complementari, ai fini di una resa più oggettiva della luce. Approfondì il tema sociale con Il quarto stato (1896-1901, Milano, Galleria d'Arte Moderna), opera di grandissimo impegno, in cui il corteo dei lavoratori ("il quarto stato" dei proletari), avanza simbolicamente verso la propria libertà. Successivamente Pellizza tornò al paesaggio puro: L'amore nella vita (1902, Lonedo, collezione privata), Il sorgere del sole (1903, Torino, collezione privata), Panni al sole (1905; Milano, collezione privata). Alla ricerca di un paesaggio più ampio e grandioso, nel 1906 si recò a Roma, dove lavorò a una serie di opere importantissime per la pittura prefuturista di Balla e
Boccioni (Prato fiorito, Roma, Galleria nazionale d'arte moderna; Statua a Villa Borghese, Venezia, Galleria d'arte moderna).