Donato Bramante

Donato di Pascuccio d'Antonio, detto il Bramante (Monte Asdruvaldo, Fermignano 1444 - Roma 1514), architetto e pittore erede spirituale di Brunelleschi e di Leon Battista Alberti, con la sua opera architettonica, ricca di effetti luminosi precorse il gusto e le conquiste del Cinquecento, fondendo armoniosamente grandiosità strutturale e risorse prospettiche. La sua formazione si svolse nell'ambiente urbinate della corte di Federico da Montefeltro, permeato del classicismo dell'Alberti e dell'esperienza prospettica di Piero della Francesca.

 

L'attività in Lombardia

La prima esperienza di pittore prospettivo fu fondamentale per la realizzazione della sua prima opera di architettura, la sistemazione della chiesa di S. Maria presso S. Satiro a Milano (1479-83), dove risolse i condizionamenti di spazio imposti dal preesistente edificio con una falsa abside prospettica, che ristabilisce l'equilibrio proporzionale dell'insieme, dando al ristretto spazio un'illusoria qualità monumentale e scenografica.

A Milano, Bramante venne a contatto con i maggiori artisti del momento: con Leonardo fu interessato alla sistemazione della piazza e del castello ducale di Vigevano, ancora con Leonardo e il senese Francesco di Giorgio Martini fornì consulenze per il Duomo di Milano e per il Duomo di Pavia. Importanti lavori condusse in S. Maria delle Grazie a Milano, dove progettò, oltre al piccolo chiostro e alla sagrestia vecchia, la grandiosa tribuna. Altre attività degli anni milanesi riguardarono la parziale realizzazione della canonica e dei chiostri di S. Ambrogio (1492-98) e gli interventi al Castello Sforzesco.

Ultima testimonianza, pressoché certa, dell'attività lombarda di Bramante è l'arcone della chiesa di S. Maria Nuova ad Abbiategrasso (1497). Nel 1499, alla caduta di Ludovico il Moro, anche questo artista abbandonò Milano.

 

L'attività romana

A Roma, dove gli stimoli più vivi gli vennero dallo studio dei monumenti e dei sistemi costruttivi degli antichi, ricevette il maggiore impulso alla sua attività da papa Giulio II che gli affidò incarichi grandiosi: il rinnovamento dei Palazzi Vaticani (1503), il progetto del cortile del Belvedere (1504), interventi urbanistici con la ristrutturazione di via della Lungara, via Giulia, via dei Banchi (1505-08) e infine il progetto del nuovo S. Pietro (1506). Purtroppo ben poco è rimasto integro di questa straordinaria attività. Perduti sono inoltre il monumentale Palazzo dei Tribunali (1506-08) e il Palazzo Caprini in Borgo (ca 1510), prototipi per l'architettura civile del Cinquecento. Integri rimangono il coro di S. Maria del Popolo (1505-07) e il tempietto di S. Pietro in Montorio (realizzato ca 1502-10), vero paradigma dell'ideale pianta centrale.