Raffaello Sanzio

La forte personalità di Raffaello Sanzio (Urbino 1483 - Roma 1520), pittore e architetto interprete di una forma classica intrisa di spiritualità cristiana, concorse con Leonardo e Michelangelo a determinare il sorgere dell'ultima e straordinaria stagione rinascimentale.

Fu avviato alla pittura dal padre Giovanni Santi. In una prima fase l'influsso del Perugino appare determinante nel ritmo compositivo fluido e ondulato e nelle modulazioni cromatiche delle opere giovanili come l'Incoronazione della Vergine (1502-03, Musei vaticani) e lo Sposalizio della Vergine (1504, Milano, Brera). L'intensa luminosità del chiaroscuro e la limpida articolazione spaziale dello Stendardo di Città di Castello (1499) testimoniano invece una profonda meditazione dell'arte di Piero della Francesca.

Dal 1504 al 1508 Raffaello operò a Firenze. Appartengono a questi anni il Sogno del Cavaliere (Londra, National Gallery), il S. Michele e il S. Giorgio (Parigi, Louvre) e Le tre Grazie (Chantilly, Musée Condé); mirabili opere, un tempo ritenute della sua prima adolescenza, la Madonna Connestabile (S. Pietroburgo, Ermitage), la Madonna del Granduca (Firenze, Palazzo Pitti), la Madonna del Belvedere (1506, Vienna, Kunsthistorisches Museum), la Madonna del cardellino (1507 ca, Firenze, Uffizi), la cosiddetta Belle Jardinière (1507, Parigi, Louvre). Raffaello si impegnò anche nei primi ritratti: la Dama con il liocorno (Roma, Galleria Borghese), i Coniugi Doni (1506, Firenze, Palazzo Pitti) e La muta (1507 ca, Urbino, Galleria nazionale delle Marche).

A Roma, dove la sua presenza è documentata per la prima volta nel 1509, Raffaello iniziò per papa Giulio II la decorazione delle Stanze Vaticane eseguendo personalmente gli affreschi della stanza della Segnatura (1508-11) e della stanza di Eliodoro (1511-14), (1511-14), nei quali lo spunto enciclopedico dà adito ad una celebrazione del mondo umanistico e religioso rinascimentale. Dopo la morte di papa Giulio II, Leone X, il suo successore, affida a Raffaello la decorazione della terza stanza vaticana, destinata ai pranzi cerimoniali, la Stanza dell’Incendio in cui affresca scene di atti gloriosi di alcuni pontefici, tra le quali la scena con l’Incendio di Borgo (1514), in cui papa Leone IV salva il quartiere di Borgo da un furioso incendio.

 

Il linguaggio pittorico di Raffaello

Fin dalle sue prime opere Raffaello rivelò l'assoluta originalità del suo linguaggio pittorico nella tendenza a semplificare classicamente la composizione, accentuandone in modo nuovo lo spazio architettonico, nel quale si dispongono le figure umane, che acquistano così nella chiara luminosità del tessuto cromatico e nell'equilibrio delle misure e dei gesti un valore di bellezza immobile, ideale e insieme naturalissima.

 

Le opere degli ultimi anni

Negli ultimi anni gli furono affidati sempre più numerosi incarichi che Raffaello realizzò in un alternarsi di momenti di altissima felicità creativa ad altri di crisi e di stanchezza: gli affreschi della sala di Galatea (1511), la decorazione delle Logge Vaticane (1517-19), i cartoni delle Storie evangeliche per gli arazzi della Cappella Sistina (1515-16), la
Madonna di Foligno (1511-12, Musei Vaticani), la Madonna Sistina (1513-14, Dresda, Gemäldegalerie), la Madonna della seggiola (1514, Firenze, Palazzo Pitti), la Trasfigurazione (1518-20), terminata nella parte inferiore da Giulio Romano (Pinacoteca Vaticana), e i ritratti di Baldassarre Castiglione (1514-15, Parigi, Louvre), della cosiddetta Velata (1516 ca, Firenze, Palazzo Pitti), di Leone X (1518-19) e di Giulio II (1512), entrambi agli Uffizi di Firenze.

A Raffaello, divenuto architetto della fabbrica di S. Pietro alla morte del Bramante (1514) e poi (1515) conservatore delle antichità romane, spettano anche i progetti della Cappella Chigi in S. Maria del Popolo, di Villa Madama e di S. Eligio degli Orefici.