Utile e profitto

Nella teoria economica il risultato economico è comunemente indicato con il termine "profitto" e definito come la differenza (eventuale) tra il valore della produzione (ricavo) e i costi dei servizi produttivi impiegati per ottenerla.

Per tutte le imprese complessivamente considerate si avrà dunque:

ricavi = costi dei servizi produttivi + profitto.

(Se consideriamo la singola impresa, l'unica differenza è che dovremo introdurre nell'equivalenza i costi per gli acquisti di beni intermedi.)

Teorie economiche del profitto

Per gli economisti classici il profitto è dato in modo residuale, deducendo dal valore del prodotto netto, o sovrappiù, il valore delle rendite. I lavoratori, secondo gli economisti classici e Marx, non partecipano alla distribuzione del sovrappiù perché il loro salario tende a fissarsi nel lungo periodo a livello di sussistenza.

Gli economisti di scuola neoclassica, che hanno abbandonato il concetto di sovrappiù, considerano il profitto come un semplice reddito, e precisamente la remunerazione del fattore produttivo capitale in base alla relativa produttività marginale.

La massimizzazione del profitto

Gli economisti sono soliti affermare che la massimizzazione del profitto è il fine ultimo dell'impresa privata. Il criterio sembra del tutto ovvio (perché fermarsi a un certo livello di profitto se è conseguibile un livello superiore?), ma la sua applicazione pone alcuni problemi. Innanzitutto la definizione del criterio di massimizzazione lascia indefinita la dimensione temporale: si parla di profitto di breve o di lungo periodo? In secondo luogo, il perseguimento del massimo profitto può trovare dei limiti nella necessità, per l'azienda, di mantenere rapporti di collaborazione con i dipendenti e rapporti di fiducia con la clientela.

Secondo molti studiosi di economia aziendale la tesi della massimizzazione non è verificabile. L'impresa, secondo questa impostazione, è un'istituzione su cui convergono interessi diversi; non potrebbe prosperare se si prefiggesse un unico scopo, e cioè massimizzare la remunerazione di una sola delle componenti sociali che ne costituiscono il soggetto.

Il principio di economicità, in questo senso, non si identifica con il principio della massimizzazione a vantaggio di chi ha conferito il capitale proprio, bensì con la ricerca delle condizioni che assicurano la durata e lo sviluppo dell'azienda. Più degli alti profitti agli stessi proprietari o azionisti interessano prospettive di remunerazione e di sviluppo prolungate nel tempo. La massimizzazione del profitto, dunque, più che un principio efficace è una schematizzazione e un punto di partenza. D'altra parte è indubitabile che, senza profitti, alla lunga le imprese siano costrette a chiudere i battenti e uscire dall'attività.