Il flusso circolare dell'economia

A livello teorico, il sistema economico viene rappresentato, in via semplificata, come l'insieme di relazioni fra due blocchi di operatori: i produttori e i consumatori di beni finali.

I produttori acquisiscono, dietro pagamento, i fattori di produzione (lavoro e capitale) dagli utilizzatori finali e producono beni e servizi finali: il pagamento (salari, stipendi, interessi, rendite e profitti) a favore degli utilizzatori costituisce il reddito. A loro volta i consumatori, con il reddito percepito per la fornitura dei fattori di produzione, acquistano dalle imprese i beni e i servizi prodotti: il flusso monetario (prezzi) a favore dei produttori costituisce il ricavo di questi ultimi. Il ciclo può essere rappresentato graficamente come in figura 14.1.

Il grafico individua un flusso monetario (ricavi e redditi) e un flusso reale (beni di consumo/investimento e lavoro/capitale). Poiché, per ipotesi, l'economia non ha altri sbocchi, la domanda finale e l'offerta finale sono identiche. Il valore della produzione finale è esattamente uguale a quello della spesa finale per beni e servizi. Inoltre, poiché gli utilizzatori finali spendono tutto il proprio reddito per l'acquisto di beni e servizi, si avrà anche che la spesa finale e il prodotto finale saranno uguali al reddito finale. Il reddito finale rappresenta perciò il risultato del processo produttivo di un paese e fornisce un'indicazione del grado di successo di un paese nel raggiungere lo scopo principale di soddisfacimento dei bisogni dei propri cittadini.

Le identità fondamentali della contabilità nazionale

I flussi economici e finanziari che intercorrono tra gruppi di operatori in un paese in un dato periodo di tempo (anno, trimestre) sono descritti quantitativamente dalla contabilità nazionale.

In forma matematica, nel caso più semplice di un'economia chiusa e senza settore pubblico, la produzione ( Y ) eguaglia la somma delle spese per i consumi di beni durevoli e non ( C ) e per gli investimenti ( I ). Quindi:

(il simbolo º significa identico, uguale per definizione). Il reddito derivante dall'offerta di beni e servizi Y viene assegnato agli utilizzatori finali che ne destinano una parte ai consumi C e l'altra ai risparmi S . Pertanto:

oppure

Il risparmio viene effettuato in vista di un maggior reddito futuro, ottenibile mediante la trasformazione dei risparmi in beni di investimento.

Poiché , il valore della produzione è uguale al reddito ricevuto, il quale è speso in consumi o risparmiato e investito:

Le identità (1), (2) e (3) rappresentano il nucleo su cui si basa la contabilità nazionale. Esse infatti riassumono in maniera sintetica le quattro funzioni fondamentali dell'economia: produzione, consumo, distribuzione e accumulazione della ricchezza e del reddito.

L'identità (1) mostra l'equilibrio fra produzione ( Y ) e consumo ( C + I) (nella contabilità nazionale costituisce il paradigma del cosiddetto Conto delle risorse e impieghi finali). L'identità (2) riunisce le fasi di distribuzione del reddito e del consumo (su di essa viene costruito il conto del reddito e della spesa con il prodotto nazionale in entrata, il consumo finale in uscita, e, a saldo, il risparmio). Infine, l'identità (3) rappresenta la fase di accumulazione (su di essa viene costruito il conto della formazione del capitale con il risparmio in entrata e la spesa per investimenti in uscita).

Il PIL come indicatore di benessere

Il reddito nazionale, o più esattamente il Prodotto interno lordo, può essere assunto come indicatore dello stato di salute di un sistema economico. In particolare, il PIL pro capite, ossia il reddito medio, è spesso usato come una misura del benessere. Si ritiene, cioè, che un PIL pro capite più alto sia un indicatore di maggior benessere di un PIL più basso sulla base della considerazione evidente che le persone in generale preferiscono ricevere un reddito più alto. Come misura del benessere, tuttavia, il PIL soffre di diverse limitazioni. Per esempio, esclude la qualità dell'ambiente e non tiene nemmeno conto delle diseguaglianze di reddito.

Il deflatore implicito

Il reddito nazionale può essere calcolato in termini nominali, riferito a prezzi correnti, o in termini reali, riferito a prezzi di un anno base. Allo scopo di eliminare dai valori espressi in termini correnti l'influenza dovuta alle modificazioni dei prezzi nel tempo si costruiscono in tal modo i conti nazionali a prezzi costanti.

Dal rapporto tra il PIL (o altro aggregato come i consumi delle famiglie) a prezzi correnti e il corrispondente aggregato a prezzi costanti si ottiene il deflatore implicito, o indice implicito di prezzo. Per esempio, dividendo i consumi finali interni delle famiglie del 1999, in miliardi di lire correnti, per quelli espressi a prezzi costanti del 2000 si ottiene un indice deflatore pari a 1,02. Tale valore segnala come tra il 1999 e il 2000 i consumi finali interni delle famiglie abbiano fatto registrare una variazione di prezzo del 2 per cento. Il tasso di variazione del deflatore implicito viene usato come approssimazione del tasso di inflazione.

Gli indici dei prezzi al consumo

Gli indici dei prezzi al consumo misurano le variazioni dei prezzi dei beni e servizi di consumo scambiati tra imprese e consumatori privati finali. Sono calcolati come media aritmetica ponderata degli indici elementari di prodotto con pesi proporzionali ai valori dei consumi dei prodotti considerati. A differenza del deflatore implicito, che riflette le variazioni di tutti i prezzi dei beni e servizi, l'indice dei prezzi al consumo confronta i prezzi di un paniere fisso di beni e servizi (in Italia, circa 900 voci). Si tratta dei beni che ricorrono più frequentemente nella spesa dei consumatori e le cui variazioni di prezzo possono essere considerate rappresentative dell'intero fenomeno.

In Italia l'ISTAT calcola tre indici dei prezzi al consumo:

  1. indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività. Misura la variazione nel tempo dei prezzi relative alle vendite al dettaglio di beni e servizi dalle imprese all'intero settore delle famiglie.
  2. Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Misura la variazione nel tempo di prezzi al dettaglio dei beni e servizi correntemente acquistati dalle famiglie di lavoratori dipendenti non agricoli.
  3. Indice dei prezzi al consumo armonizzati a livello europeo. È costruito tenendo conto sia delle particolarità di ciascun paese membro dell'Unione Europea sia di regole comuni per la sua definizione.

Indicizzazione

È possibile adeguare il valore di una grandezza economica alle variazioni di un indice specifico di riferimento (in genere costituito da una misura del livello dei prezzi al consumo) mediante una clausola di indicizzazione. L'indicizzazione è usata per garantire, attraverso l'aggiornamento automatico delle variabili nominali, la stabilità dei prezzi relativi dei diversi beni e servizi (ossia del loro valore reale) quando vi sia instabilità dei valori nominali di tali grandezze. In particolare, l'indicizzazione serve a contrastare gli effetti redistributivi dell'inflazione e a proteggere i percettori di redditi fissati in termini nominali o da contratti a lunga scadenza.