Le pensioni

La pensione si può definire una prestazione monetaria a favore di individui la cui capacità di produrre reddito è ritenuta pregiudicata o ridotta in base a requisiti anagrafici e/o economici stabiliti dalla legge.

Le pensioni costituiscono, in Italia, la maggiore componente della spesa sociale e della spesa pubblica. Esse sono anche il principale strumento, assieme al debito pubblico, attraverso il quale lo Stato realizza politiche di redistribuzione tra le generazioni.

Metodi di finanziamento

La fonte principale di finanziamento delle pensioni sono i contributi previdenziali. Normalmente gli individui versano nel corso della vita attiva una quota del reddito da lavoro a un ente previdenziale, che poi provvede al pagamento della pensione nella fase finale della vita. Le modalità con cui sono impiegati i contributi previdenziali determina anche il metodo di finanziamento del sistema. In termini generali:

  1. il sistema pensionistico è a capitalizzazione quando i contributi sono accantonati in un fondo, che può essere privato e/o pubblico. Le risorse accantonate dagli individui durante la fase lavorativa vengono impiegate da un fondo pensionistico sui mercati finanziari e costituiscono il capitale da cui vengono attinte le risorse per finanziare la pensione di chi ha versato i contributi;
  2. il sistema pensionistico è a ripartizione se i contributi correnti versati dai componenti delle generazioni attive sono utilizzati per finanziare le prestazioni degli individui che in quel periodo sono in pensione.

Storicamente, la forma di finanziamento fu inizialmente a capitalizzazione, ma in quasi tutte le nazioni i forti fenomeni inflazionistici che seguirono le guerre mondiali contribuirono a polverizzare il valore reale delle riserve accumulate dai fondi pensionistici e favorirono la nascita e la crescita dei sistemi a ripartizione.

Ripartizione

Il metodo della ripartizione risulta vantaggioso quando la crescita economica, determinata dall'interazione del progresso tecnologico, che aumenta la produttività, e dell'aumento della popolazione occupata, è alta. In questa situazione la massa salariale, che in genere costituisce la base imponibile su cui vengono prelevati i contributi sociali, segue una dinamica che permette di assicurare alle generazioni attualmente in pensione trattamenti elevati rispetto ai contributi versati in età lavorativa. Viceversa, nei periodi in cui la crescita della produttività e dell'occupazione è bassa, il “rendimento” sui contributi pagati al sistema pensionistico scende. La gestione di un sistema pensionistico a ripartizione è realizzata necessariamente dallo Stato, che è l'unico soggetto in grado di assicurare il funzionamento e il mantenimento di un patto che lega tra loro generazioni successive. Storicamente questa possibilità è stata sfruttata positivamente nei casi in cui una generazione è risultata colpita da eventi negativi (inflazioni, guerre ecc.) che hanno provocato fenomeni di distruzione del risparmio. Il metodo della ripartizione ha rappresentato in quei casi un potente strumento in grado di realizzare, tramite un cospicuo trasferimento di reddito a favore delle generazioni anziane colpite dall'evento negativo, la divisione di un rischio sociale tra generazioni viventi e future, che altrimenti non sarebbe stato assicurabile.

Capitalizzazione

Il metodo della capitalizzazione risulta vantaggioso quando il rendimento medio sul capitale finanziario offerto dal mercato è elevato. L'introduzione in un'economia di un sistema pensionistico a capitalizzazione può, in determinate condizioni, accrescere il tasso di accumulazione di capitale. Perché questo avvenga è necessario che l'economia si trovi in una situazione di scarsità di risparmio e che non vi sia una completa sostituibilità tra risparmio pensionistico e altri impieghi.

I rischi della capitalizzazione sono collegati alla possibilità che fenomeni inflazionistici inattesi possano ridurre drasticamente il valore delle riserve accumulate e alla variabilità del rendimento offerto dai mercati finanziari sui portafogli degli investitori. La variabilità dei rendimenti può entrare in contraddizione con le finalità del risparmio previdenziale, che dovrebbe avere le caratteristiche della stabilità e della sicurezza per assicurare gli individui dai rischi di perdita di reddito che si verificano con l'invecchiamento. Il ruolo dello Stato in questo caso è quello di assicurare agli iscritti ai fondi pensionistici che le politiche di gestione finanziaria non siano di tipo speculativo. Il metodo della capitalizzazione non prevede alcuna forma di redistribuzione tra le generazioni. Ogni individuo stipula un contratto con l'ente pensionistico che non utilizza i contributi per finanziare le pensioni correnti. Il rischio “politico” è quindi assente.

La crisi dei sistemi pensionistici (a ripartizione)

I vincoli cui le dinamiche demografiche ed economiche sottopongono il settore previdenziale possono essere descritti dalla seguente semplice formulazione.

In ogni periodo il bilancio di un sistema pensionistico a ripartizione deve uguagliare l'ammontare totale dei contributi previdenziali all'ammontare totale delle pensioni in pagamento:

In questa seconda formulazione emerge chiaramente come la quota del reddito da lavoro che deve essere utilizzata per finanziare il sistema pensionistico (aliquota d'equilibrio) dipenda da due rapporti:

  1. quello tra il numero dei pensionati e il numero dei lavoratori (rapporto demografico);
  2. quello tra la pensione media e il salario medio (rapporto economico).

Nelle economie sviluppate il rapporto demografico mostra un andamento crescente a causa della caduta della fertilità, dell'allungamento della vita attesa e del tendenziale anticipo dell'età di pensionamento. Il rapporto economico è influenzato dalle norme che determinano l'importo medio della pensione e dall'andamento di lungo periodo della produttività del lavoro. Anch'esso, a causa della crescente generosità di molti sistemi pensionistici e della caduta della produttività, ha conosciuto un andamento tendenzialmente crescente nel tempo. Il prodotto dei due rapporti rappresenta la quota del reddito da lavoro che un'economia impiega per finanziare le pensioni: nel caso in cui la crescita di tale quota non sia destinata ad arrestarsi, il sistema diventa insostenibile.

La riforma dei sistemi pensionistici

Tutte le economie sviluppate nelle quali il sistema pensionistico pubblico a ripartizione riveste un ruolo centrale hanno dovuto procedere a riforme che hanno cercato di incidere sul rapporto demografico ed economico. Le principali modifiche apportate ai sistemi pensionistici hanno cercato di realizzare: a) l'allungamento della durata del periodo di lavoro e l'innalzamento dell'età pensionabile; b) la riduzione dell'importo della pensione media rispetto al salario medio; c) l'omogeneizzazione dei trattamenti riservati alle varie categorie di lavoratori; d) lo sviluppo della componente a capitalizzazione.