I sofisti politici e l'eristica

I sofisti politici, appartenenti alla seconda generazione della sofistica, riprendono la tematica etico-politica sganciandola da qualunque riferimento morale e proponendo soluzioni estreme e radicali. Crizia (sec. V a.C.) interpreta la religione come strumento di controllo, elaborato dai primi legislatori per meglio dominare le masse ignoranti. Trasimaco di Calcedonia (seconda metà del sec. V a.C.) considera la forza come l'unico criterio dell'agire sociale, dal momento che la virtù è intesa come l'utile del più forte. Estremizzando ulteriormente, Callicle arriva a sostenere che è giusto che i più forti opprimano i più deboli e si concedano il soddisfacimento di ogni piacere.

Con l'eristica (arte di vincere le controversie riuscendo a sostenere qualsiasi tesi a prescindere da ogni criterio di verità), tipica dell'ultima fase, la sofistica perde ogni spessore filosofico e si riduce a pura arte dialettica e confutatoria con l'unico scopo di attrarre l'attenzione e la lode di un pubblico amante delle contese e dei confronti verbali. Lo strumento dell'erista è soprattutto il dilemma che mette l'interlocutore, in qualsiasi modo si esprima, in condizione di scacco matto.

In queste due ultime correnti, che portano alle estreme conseguenze l'autonomia del lógos criticando valori e credenze, si manifesta la debolezza della sofistica, incapace di elaborare nuove regole di convivenza e nuovi valori.