Karl Jaspers

Lo psichiatra e filosofo tedesco Karl Jaspers (Oldenburg 1883 - Basilea 1969) si laurea in legge e medicina, insegna filosofia a Heidelberg dal 1916 al 1937, quando gli viene tolta la cattedra per la sua opposizione al nazismo. Si trasferisce allora in Svizzera, dove insegna all'università di Basilea. Tra le opere: Filosofia (1933); Sulla verità (1948).

Secondo Jaspers si può riguardare la totalità dell'essere sotto due profili: "oggettivamente", come fa la scienza, che articola la totalità nei vari saperi; oppure "trasversalmente" come fa la filosofia: in quelli che la scienza intende come "dati", la filosofia coglie le "cifre" di un'ulteriorità, di un "abbracciante" senso dell'essere che sempre ci supera, mai del tutto "compreso" e che però sempre ci "richiama".

Ciò dipende dal fatto che l'esistenza umana è sempre "situata" e, come tale, può aprirsi all'essere solo da un punto di vista, in una prospettiva che richiama un'ulteriorità come completamento di senso, sebbene non sia possibile giungere a un definitivo possesso di questo senso. Jaspers chiama "fede filosofica" questo rinvio, che rimane come un'irraggiungibile trascendenza, annunciata come irrevocabile nella modalità dello scacco esistenziale (il limite estremo dell'esistenza) o in quelle che Jaspers chiama "situazioni limite", prima fra tutte la morte. La cognizione dello scacco non deve tuttavia darsi come una resa, perché la trascendenza, pur non essendo colta in se stessa, viene però avvistata nell'immanenza. Nella via del tempo può darsi il pensiero della trascendenza: un pensare metafisico che, quando è autentico, non si traduce in rappresentazioni oggettivanti, bensì in forme simboliche, in immagini di ciò che può essere raggiunto non in se stesso, ma per trasparenza nella realtà del finito.