Il neoidealismo italiano: Croce e Gentile

Benedetto Croce

Il filosofo, storico e critico letterario Benedetto Croce (Pescasseroli, L'Aquila 1866 - Napoli 1952) intreccia l'attività di studioso con l'impegno politico: figura di spicco del liberalismo conservatore, dopo il delitto Matteotti (1924) è esponente autorevole dell'antifascismo; dopo la caduta del fascismo è presidente del Partito Liberale. Croce prende le mosse dalla storia e dalla letteratura per costruire le sue vedute filosofiche, alle quali dà il nome di "filosofia dello spirito". Espone sistematicamente il suo pensiero in quattro opere: Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale (1902); Logica come scienza del concetto puro (1909); Filosofia della pratica. Economica ed etica (1909); Teoria e storia della storiografia (1917).

Lo spirito e le sue categorie

Lo spirito per Croce corrisponde alla storia del mondo, in cui l'individuale è ciò che effettivamente esiste, come sintesi originaria di particolare e universale. Questa sintesi è sempre espressa quando pensiamo: infatti quando pensiamo pronunciamo dei giudizi, e i giudizi sono l'unità di un soggetto particolare e di un predicato universale. Secondo Croce i predicati universali si possono tutti ricondurre a quattro fondamentali, che sono le "categorie" dello spirito (estetica, logica, economia, etica). Lo spirito è anzitutto da considerare come distinto in due grandi forme, quella teoretica e quella pratica. Quando lo spirito conosce il particolare, dà luogo alla categoria del bello (estetica); quando conosce l'universale, dà luogo alla categoria del vero (logica); quando fa il particolare, attiva la categoria dell'utile (economia); quando fa l'universale si innalza al rapporto con il bene (etica). L'attività dello spirito ha un ordine: le categorie che si volgono al particolare precedono idealmente quelle che si volgono all'universale. E tutte stanno tra loro come "distinte" l'una dall'altra, ma come tali si compongono tuttavia secondo una circolarità permanente: ciò che l'azione produce, la conoscenza determina come sapere mentre, viceversa, il sapere acquisito prepara l'azione. Lo spirito in totalità deve dunque essere rappresentato come sinergia vivente di teoria e prassi. Non tutto nello spirito sta secondo distinzione: lo spirito vive anche di opposizioni o di contrarietà e dove c'è contrarietà, c'è inevitabilmente dialettica. La contrarietà è interna a ognuna delle quattro categorie: al bello si oppone il brutto, al vero il falso, all'utile l'inutile, al bene il male. Per questo aspetto della vita spirituale Croce si richiama alla lezione di Hegel, che però critica perché non avrebbe colto la distinzione nella vita dello spirito, riducendo tutta la vita spirituale all'opposizione dialettica.

L'estetica e la concezione della storia

Per Croce l'arte è per un verso "materiata" di sentimento, che è qualcosa di particolare, e per altro verso "formata" dalla rappresentazione, o intuizione, che è qualcosa di universale. Ora poiché l'arte è un'intuizione, o rappresentazione lirica, che coincide con l'espressione, essa è anche identica al linguaggio, in quanto il linguaggio è l'espressione universale dell'immediatezza dell'intuizione.

Quanto alla storiografia, celebre è la tesi crociana dell'identità di storia e di filosofia. Per Croce la filosofia è la storia considerata nella sua universalità e la storia è la filosofia considerata nella sua concretezza: entrambe non sono che modi di riflettere l'esistenza individuale, l'unica reale, e non possono che essere attualmente presenti allo spirito. Ne segue che ogni storia è storia contemporanea e si esprime nella narrazione, cioè nella storiografia. Di qui anche l'identità speculativa di storia e storiografia.