Il neoidealismo italiano: Croce e Gentile

Giovanni Gentile

Il filosofo e pedagogista Giovanni Gentile (Castelvetrano, Trapani, 1875 - Firenze 1944) è il massimo esponente del neoidealismo italiano. In alleanza con Croce egli inizia una strenua battaglia contro il positivismo dominante tra la fine dell'800 e gli inizi del '900. Il sodalizio tra i due filosofi, dopo varie polemiche, cessa di fronte all'instaurazione del regime fascista, quando Gentile continua ad appoggiare il fascismo, mentre Croce passa all'opposizione. Ministro della pubblica istruzione, Gentile ristruttura la scuola in Italia con la riforma che porta il suo nome. Viene ucciso da un commando partigiano durante la Resistenza. Tra le sue opere di filosofia: Teoria generale dello spirito come atto puro (1916); Sistema di logica come teoria del conoscere (1917-22); Storia della filosofia italiana (1969). Tra le opere di pedagogia: Sommario di pedagogia (1913-14).

 

L'attualismo

Il pensiero di Gentile è noto con il nome di idealismo attuale, o attualismo. Con questa formula egli intende difendere una concezione della filosofia come pensare vivente, capace di risolvere in sé dialetticamente ogni contenuto. La critica da lui mossa a tutte le filosofie precedenti, e soprattutto alla filosofia di Hegel, è quella di essere delle dottrine del "pensiero pensato", ossia di una concettualità astratta e priva di vita, perché separata dall'attualità del "pensiero pensante" o dall'"atto in atto". Solo il pensiero pensante è dialettico, perché produttore dell'oggetto, che è propriamente il soggetto stesso in quanto diventa altro da sé. Il pensiero, quando si autoproduce (autoconcetto, o autoctisi), sulle prime tratta il prodotto come assolutamente opposto a sé, come alcunché di estraneo, poi riconosce che l'oggetto nella sua alterità è il soggetto stesso oggettivato, e lo risolve in sé, cioè lo fa identico a sé. Il risultato dell'identificazione di soggetto e oggetto, però, rende di nuovo il soggetto privo dell'oggetto, cioè lo rende astratto. Allora il soggetto, dovendo superare la sua condizione astratta, fuoriesce nuovamente da sé. Ricomincia, perciò, una situazione oppositiva di natura dialettica, la quale stimola al trapasso in un altro momento sintetico, e così via all'infinito. Tre sono, dunque, i momenti della vita del pensare: 1. il soggetto nella sua iniziale separazione, o astrazione, dall'oggetto; 2. l'oggetto nella sua opposizione al soggetto; 3. la sintesi di soggetto e oggetto, come finale identificazione, o risoluzione, nel soggetto dell'estraneità dell'oggetto. Questi tre momenti della dialettica dell'atto sono anche i tre atteggiamenti fondamentali o le tre "forme" dello spirito, cui corrispondono, rispettivamente, l'arte, la religione e la filosofia. Collocazione incerta finisce per avere in Gentile la scienza, a volte assimilata all'arte, a volte alla religione.