La nascita della psicoanalisi: Freud e Jung

Carl Gustav Jung

Lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung (Kesswil 1875 - Küsnacht 1961) lavora come medico nell'ospedale psichiatrico di Zurigo. Nel 1906 entra in contatto con Freud e aderisce all'Associazione Psicoanalitica Internazionale. Nel 1913 rompe con Freud, dalle cui teorie psicoanalitiche si discosta nell'interpretazione dell'inconscio e della libido. Anche per contrassegnare il proprio rispetto, comunque mantenuto, nei confronti di Freud, Jung chiama la propria teoria psicologia analitica. Jung ritiene che l'inconscio preceda la coscienza come sua radice, piuttosto che seguirla come conseguenza di una rimozione. Tra le sue opere: Simboli della trasformazione (1912, 1952); Psicologia dell'inconscio (1917, 1943); Energetica psichica (1928); Il concetto di inconscio collettivo (1936); Aion. Ricerche sul simbolismo del Sé (1951).

L'inconscio e le sue figure

Per Jung "inconscio" non è un luogo psichico come per Freud, ma un aggettivo che designa un insieme di "complessi" (cioè gruppi di rappresentazioni a tonalità affettiva molto elevata, rappresentazioni che l'Io può controllare o non controllare). All'inconscio si accede attraverso approcci metaforici, o figure, quali l'anima (la parte femminile nel maschio), l'animus (la parte maschile nella femmina), l'ombra (la parte negativa della personalità, che il soggetto tende a nascondere), la persona, o maschera (che l'Io assume nelle sue relazioni sociali fino a identificarvisi quando non è sicuro di sé). Oltre all'inconscio personale, dove sedimentano le tracce delle esperienze dimenticate o rimosse, si dà per Jung anche un inconscio collettivo, in cui resta depositato il patrimonio psicologico dell'umanità. Per inconscio collettivo non si deve però intendere un particolare contenuto comune a tutti gli uomini, ma archetipi, "forme a priori" dell'immaginazione, disposizioni a fare esperienza in un modo piuttosto che in un altro.

Il Sé e l'Io

La dinamica psichica è concepita da Jung come relazione tra il Sé e l'Io: il Sé è l'unità complessiva della personalità, che abbraccia coscienza e inconscio, mentre l'Io è il centro della mente cosciente. Del Sé Jung parla in due accezioni: come momento iniziale della vita psichica e come sua realizzazione o meta. Come antecedente dell'Io, il Sé è l'espressione indifferenziata di tutte le possibilità umane: una indifferenziazione mitologicamente espressa dalla divinità rispetto alla quale un giorno l'uomo si era emancipato, inaugurando con la ragione identità e differenze. Questa emancipazione ha consentito all'uomo di uscire dalla notte dell'indifferenziato, dove appunto abita la follia. Come istanza che va al di là dell'ambito circoscritto della coscienza razionale, il Sé rappresenta poi il riferimento per una nuova ricerca di senso volta al recupero di motivi esistenziali rimossi per una adeguata costruzione dell'Io. Così, se il Sé che antecede la nascita della coscienza mostra il volto pericoloso della non riuscita emancipazione dalla follia, il Sé inteso come ampliamento della coscienza rappresenta il luogo da cui si attiva la creatività e da cui si sviluppano le possibilità del futuro.

Il simbolo e il processo di individuazione

Dal punto di vista psichico l'autorealizzazione dell'uomo prevede una prima fase di adattamento alla realtà, volta alla costruzione dell'Io, e una seconda fase di individuazione che si articola attraverso le due operazioni della differenziazione e dell'integrazione, sia a livello interiore (intrapsichico), sia nella relazione con altri uomini (interpsichico). A livello intrapsichico "individuarsi" significa realizzare la differenziazione dell'Io dalle istanze psichiche inconsce, per passare successivamente a un'integrazione delle parti rimosse che possono concorrere alla crescita dell'Io ormai consolidato. A livello interpsichico individuarsi significa differenziarsi dall'adesione acritica alle forme collettive d'esistenza, per passare poi all'integrazione critica di forme e modelli culturali esistenti, da sostituire a quelli che hanno presieduto per il passato alla crescita e che ora si rivelano insufficienti.

Il processo di individuazione avviene mediante la produzione di simboli che, a differenza di quanto ritiene Freud, non sono segni che rinviano a cose note (campanile = fallo; caverna = contenitore materno ecc.), ma rimandano a qualcosa di fondamentalmente sconosciuto e per il quale non c'è un'espressione razionale adeguata. Il simbolo non è un significato, ma un'azione che mantiene in tensione gli opposti, in cui si svolge la vita psichica. Jung scorge nella produzione simbolica individuale e collettiva delle eccedenze di senso rispetto all'insieme dei significati codificati, nelle quali si esprime il senso di ogni biografia individuale e della storia collettiva. In tal modo Jung amplia il concetto di psiche rispetto allo sfondo naturalistico in cui Freud lo identifica con le pulsioni dell'uomo in quanto organismo biologico, e in definitiva lo integra con la nozione di storia: la storia come modificabilità della psiche in base alle trasformazioni epocali.