Ernst Bloch

Il filosofo tedesco Ernst Bloch (Ludwigshafen 1885 - Tubinga 1977) si avvicina al marxismo e nel 1938 ripara negli Stati Uniti per sfuggire alla persecuzione nazista contro gli ebrei. Rientra nella Germania Orientale nel 1949, ma viene estromesso dall'insegnamento universitario per le critiche mosse all'ortodossia marxista. Nel 1961 sceglie di passare nella Germania Occidentale e insegna all'università di Tubinga.

L'essere come utopia

Fin dalla sua prima opera, Lo spirito dell'utopia (1918; 1923), Bloch delinea il suo percorso teorico di fondo: dall'oscurità dell'attimo vissuto comincia ­ per l'irresistibile impulso della vita a diventare sapere ­ il viaggio alla ricerca del sé, attraverso un rapporto autentico con gli oggetti dell'esperienza, primi fra tutti gli eventi artistici e musicali. Sotto l'influenza della dialettica di Hegel e del suo rovesciamento operato da Marx, che la congiunge con la vita del mondo e la storia degli uomini, emerge una definizione dell'essere come utopia, ossia quale impulso etico verso un "regno dell'uomo", in cui le aspirazioni socialiste sono mediate con una forte tensione messianica di origine biblico-ebraica.

La dialettica della speranza

Nel Principio speranza (1954-59) Bloch conduce un'indagine fenomenologica della vita umana, realizzando una vera e propria enciclopedia dei sogni umani (dai miti collettivi della società di massa alla cinematografia e alla musica leggera): un modo per disvelare la struttura costitutiva dell'uomo quale "coscienza anticipante" nell'orizzonte dell'utopia, coscienza di uno scompenso tra anima e mondo, inquietudine di fondo che spinge a trasgredire il presente. L'"altro" dal presente è articolato nelle categorie della possibilità reale, del novum, dell'ultimum e dell'orizzonte. Il possibile non è qualcosa di formale e astratto, ma è "obiettivo-reale", in quanto ha conseguenze nella realtà stessa che lo porta in grembo: in questo modo la materia del materialismo dialettico diventa il terreno dell'anticipazione e della speranza.