Eterno ritorno, superuomo, volontà di potenza

In Così parlò Zarathustra (1883-85) Nietzsche affronta il compito di pensare l'uomo e il mondo dopo che, con la secolarizzazione della cultura e della società, "Dio è morto" o dopo che noi l'abbiamo ucciso, senza essere consapevoli della "grandezza di quest'azione" e senza trarne le conseguenze in ordine all'annullamento delle "vecchie tavole" di valore. Dopo il nichilismo nel quale si sono dissolti i valori della tradizione platonico-cristiana, abituata a porre un altro mondo dietro questo mondo, Zarathustra insegna a essere "fedeli alla terra" servendone il senso in novità di spirito, di virtù e di valore. Stabilire il senso della terra in modo nuovo non vuol dire però assegnargli uno scopo o una meta centrale. Sotto questo profilo Zarathustra dichiara la razionalità "impossibile" ed esalta le prospettive affrancate da ogni asservimento a una volontà estrinseca: piuttosto, le cose preferiscono danzare "sui piedi del caso". Ma in Nietzsche si dà un'altra volontà, intrinseca alle cose, chiamata a trasformare ogni "così fu" in un "così volli che fosse", compreso l'atto stesso del volere. Per questo motivo il caso viene trasfigurato da una decisione che lo vuole come necessità, e a sua volta la necessità si dà solo nel caso. Lo sviluppo della dottrina dell'eterno ritorno dell'identico vuole attribuire un fondamento di senso a ciò che non s'intende lasciare nella condizione di casualità assoluta. Sulle ceneri del nichilismo portato alle sue estreme conseguenze, ciò mette in luce l'intento costruttivo di Nietzsche: il divenire concepito come "eterno anello dell'essere", nella circolarità di piacere e dolore, consente di amare il mondo (amor fati) e di riscattarlo in modo immanente. Questo riscatto esige il tramonto della visione tradizionale dell'uomo, il quale deve sapersi smascherare mantenendo intatta la capacità creativa "per costruire la casa al superuomo". Zarathustra parla quindi da guaritore e da educatore e delinea anche le tavole di una nuova convivenza politica.

In Al di là del bene e del male (1886) e Genealogia della morale (1887) Nietzsche s'impegna con una nuova profondità a rovesciare tutti gli apprezzamenti di valore già dati nella tradizione europea. In particolare nella Genealogia della morale, la morale platonico-cristiana, con i suoi valori di compassione, umiltà, rassegnazione e uguaglianza appiattita sul livello dei più deboli e rinunciatari, viene stigmatizzata come morale degli schiavi, che dicono no alla vita, e del risentimento contro le virtù praticate positivamente dagli aristocratici (magnanimità, coraggio, capacità di eccedere e di donare). Molti scritti successivi di Nietzsche sono stati raccolti dalla sorella Elisabeth, in modo arbitrario e condizionato dalle sue simpatie razziste e autoritarie, sotto il titolo di Volontà di potenza (1901) e hanno non poco contribuito al travisamento del pensiero nietzscheano.