Il sistema globale

L'economia-mondo

La lettura del sistema economico mondiale in chiave, "globale" si deve allo storico e sociologo americano Immanuel Wallerstein e alla sua teoria dell'economia-mondo, il cui primo abbozzo risale al 1974. Alla base della teoria di Wallerstein sta l'idea che l'organizzazione degli spazi geografici sia il risultato di un lungo processo storico fondato non tanto su singoli Stati, quanto piuttosto su formazioni sociali più ampie e complesse dotate di una propria base "economico-materiale" e culturale autonoma, tali cioé da formare dei veri e propri "mondi", che egli chiama per l'appunto sistemi-mondo .

  • I sistemi-mondo

I sistemi-mondo, e con ciò la polarizzazione degli spazi geografici, hanno fatto la loro comparsa con la rivoluzione neolitica, in particolare con l'invenzione dell'agricoltura e la formazione dei primi nuclei urbani. Escludendo i minisistemi basati sulle "economie di sussistenza", dalle dimensioni territoriali troppo limitate e dalla durata più o meno effimera, i sistemi-mondo che si sono avvicendati e hanno coabitato sul pianeta da allora fino all'Età Moderna sono stati di due tipi: gli imperi-mondo e le economie-mondo. Gli imperi-mondo sono sistemi fortemente gerarchizzati in senso verticale, dove il momento politico prevale su quello economico e il cui funzionamento è basato su meccanismi di produzione della ricchezza di tipo "ridistribuitivo-tributario" e sull'espansionismo territoriale. La rigidità strutturale interna e l'elevata conflittualità esterna è insieme un punto di forza e di debolezza di tali sistemi. Le economie-mondo sono invece aggregati di tipo orizzontale, dove non esiste un centro o un unico vertice politico, ma dove prevalgono piuttosto fattori e legami d'ordine culturale, sociale ed economico di portata territoriale più vasta rispetto a quella controllabile da un'entità politica. Storicamente le economie-mondo premoderne si sono spesso sviluppate intorno alle grandi vie d'acqua (il Mediterraneo, il Golfo Persico, l'Oceano Indiano), ma anche alle grandi arterie commerciali terrestri, denotando, tuttavia, anch'esse un'elevata instabilità intrinseca e tendendo perciò a trasformarsi o ad essere inglobate in imperi o a disintegrarsi.

  • L'economia-mondo capitalistica

Una svolta epocale si ha con l'affermarsi dell' economia-mondo europea , alle origini del sistema economico mondiale contemporaneo. Essa è il frutto di un processo plurisecolare i cui inizi si collocano nell'Europa nel XVI secolo, quando, in coincidenza con l'espansione coloniale seguita alla scoperta dell'America, prende corpo una forma di sviluppo economico, il capitalismo mercantile, il cui tratto distintivo risiede nella capacità di espandersi in modo praticamente illimitato mediante la diffusione e l'allargamento del mercato.A differenza delle altre economie-mondo, il nuovo sistema si avvale dei meccanismi dell'accumulazione del capitale per "penetrare in ogni angolo dell'economia sociale", e riesce a inglobare, attraverso l'espansione degli scambi e con l'aiuto delle organizzazioni statali di matrice europea, le aree esterne (imperi-mondo, altre economie-mondo, minisistemi), giungendo a creare sulla fine del XIX secolo "un unico spazio economico sulla Terra".Un successo di tale portata non è spiegabile se non si tiene conto anche di un'altra peculiarità dell'economia-mondo capitalistica: la sua attitudine, cioè, a funzionare e a consolidarsi mediante la separazione tra sfera economica e sfera politica, o, detto in altri termini, la tendenza del capitalismo a riprodursi come sistema-mondo mantenendo ben distinta la dimensione mondiale dell'agire economico e la dimensione territoriale delle strutture di governo. In tal modo la nuova economia-mondo ha potuto svilupparsi non solo evitando la sua trasformazione in un impero-mondo, ma anche traendo vantaggio dall'esistenza di più centri politici, potendo anzi sfruttare le discontinuità politico-territoriali e le diversità di condizioni operative locali come fattori di ulteriore espansione.