La Pléiade

Joachim du Bellay

Joachim du Bellay (1522-1560), originario dell'Anjou, di salute cagionevole, conobbe nel 1547 Ronsard, che lo convinse a trasferirsi a Parigi per seguire i corsi di letteratura classica di J. Dorat al collegio di Coqueret. Nel 1549 pubblicò la celebre Défense et illustration de la langue française (Difesa e illustrazione della lingua francese), il manifesto della Pléiade. Nello stesso anno compose una raccolta di sonetti d'amore, L'Olive, in cui era evidente l'influsso di Petrarca e dei neoplatonici. Dopo una lunga malattia, nel 1553 seguì il cugino cardinale Jean du Bellay a Roma, rimanendovi quattro anni. All'iniziale entusiasmo subentrarono presto la delusione e il disprezzo per la corruzione della corte papale. In quegli anni du Bellay compose le sue opere migliori, che furono pubblicate in Francia nel 1558: Les antiquités de Rome (Le antichità di Roma), 33 sonetti di meditazione sul contrasto tra grandezza e decadenza della città, e il suo capolavoro, la raccolta dei 191 sonetti Regrets (Rimpianti), nei quali il poeta cantava le sue sofferenze, la disillusione, la nostalgia del paese natale. Alla vena elegiaca si affianca una vigorosa ispirazione satirica, che deride la dissolutezza, l'ipocrisia, la bassezza della società romana. Tornato in Francia, malato, afflitto da mille preoccupazioni materiali, compose la satira Le poète courtisan (Il poeta cortigiano, 1559). Morì a Parigi l'anno seguente. La sensibilità moderna e originale, l'ampia gamma della sua poesia, elegiaca e satirica, nostalgica e veemente, lo stile puro, limpido, apparentemente "facile", fanno di lui, dopo Ronsard, il poeta più maturo della Pléiade.