Il barocco

Il pensiero libertino e la prosa moraleggiante

Lungo tutto il secolo si diffuse il libertinage (da non intendere assolutamente come contegno licenzioso), forma di pensiero filosofico tendenzialmente atea, che criticava il potere monarchico e i privilegi dell'aristocrazia. L'uomo doveva godere dei piaceri naturali, temperandoli con l'uso della ragione. In letteratura i libertini si distinsero per il rifiuto delle regole del classicismo e per una produzione improntata alla satira e alla critica. Molti dei temi libertini confluiranno in seguito nell'illuminismo del Settecento. Capisaldi di questo pensiero radicale si trovano nelle opere dell'erudito e storico Gabriel Naudé (1600-1653), autore di una Apologie pour les grands personnages supçonnés de magie (Apologia dei grandi personaggi sospettati di magia, 1625); del filosofo e scienziato Pierre Gassendi (1592-1655; De vita et moribus Epicuri, 1647); dello storiografo e filosofo François de La Mothe Le Vayer (1588-1672), precettore di Luigi XIV, che diede in vari trattati e dialoghi ampio spazio ai suoi molteplici interessi (scetticismo religioso, critica storiografica, problema della lingua); del medico e scrittore Gui Patin (1601-1672), autore di un ricco e vivace epistolario.

Jean-Louis Guez de Balzac

Jean-Louis Guez de Balzac (1597-1654), nato ad Angoulême, fu uno dei più apprezzati letterati dell'epoca. Dopo aver studiato a Parigi e vissuto a Roma, tornò in Francia e si ritirò nella Charente a scrivere le sue Lettres (Lettere). La prima raccolta (1624) lo rese celebre in tutta Europa. Sul modello di Seneca e dei padri della Chiesa, egli inviava agli amici brevi dissertazioni di argomento morale e filosofico in forma epistolare (a quel tempo tale tipo di "lettera" costituiva un vero e proprio genere letterario), scritte in uno stile ricercato, raffinato e chiaro, che fu a lungo considerato un modello di prosa classica francese. Oltre ai 27 volumi di Lettere, scrisse Le prince (Il principe, 1631), ritratto del principe ideale, Le barbon (Il pedante, 1648), satira contro l'accademismo, Socrate chrétien (Socrate cristiano, 1652), di argomento religioso.

Nicolas Faret

Nicolas Faret (1596-1646) appartenne al gruppo di dotti che costituirono il primo nucleo dell'Académie Française, di cui redasse parte dello statuto. La sua fama è legata a un trattato di morale sociale e mondana, L'honnête homme ou l'art de plaire à la Cour (Il galantuomo o l'arte di piacere alla Corte, 1630), rappresentativo di quell'ideale di vita laica fondato sulla moderazione, sul rispetto degli altri e delle regole sociali che aveva molti punti di contatto con il libertinage e che diede motivo di riflessione allo stesso Pascal.