Il barocco

Il romanzo barocco

Utopie, elementi cavallereschi, ideali e ricordi storici animarono la produzione romanzesca dell'epoca barocca, che si espresse con opere fluviali senza tuttavia disdegnare il realismo della satira e le considerazioni filosofiche.

Honoré d'Urfé

Con Honoré d'Urfé (1567-1625), originario di Marsiglia e discendente da una nobile famiglia del Forez (regione del Massiccio Centrale), la poetica dell'eccesso barocca trovò il suo pieno compimento nell'idealizzazione romanzesca della realtà. Per pochi anni nell'ordine di Malta, durante le guerre di religione d'Urfé combatté per la Lega cattolica e, dopo la sconfitta di questa, passò al servizio del duca di Savoia, per riavvicinarsi poi al re Enrico IV. Fu un uomo d'azione che dedicò alla letteratura il tempo del riposo. Scrisse un poema pastorale, Sireine (Sirena, 1604), e tre libri di Épîtres morales (Epistole morali, 1598, 1603, 1608) in cui rivelava il suo interesse per la filosofia platonica. Il suo capolavoro è un lungo romanzo pastorale, Astrée (Astrea, pubblicato in cinque parti tra il 1607 e il 1625). A opera del segretario Baro, una sesta parte uscì nel 1627. L'Astrée segna l'inizio del romanzo francese del Seicento: fondendo l'influenza dei romanzi pastorali italiani e spagnoli con la tradizione narrativa cortese e cavalleresca, essa crea un genere narrativo, un ritmo del raccontare, in cui la densità talvolta macchinosa degli intrighi si sposa con la sottile analisi della natura e delle metamorfosi dell'amore. Lo sfondo bucolico e raffinato disegna un paesaggio mitico di pace e serenità, un universo fittizio ed elegante, in cui l'aristocrazia di quegli anni poteva rispecchiarsi nostalgicamente dopo la bufera delle guerre di religione. Lo stile lento e ondeggiante, spesso prolisso, si adegua perfettamente alla descrizione dei più segreti moti del cuore. Modello del genere sentimentale, l'Astrée conobbe un enorme successo ed esercitò una profonda influenza sulla prosa narrativa francese.

Charles Sorel

Charles Sorel, signore di Souvigny (1600-1674), rappresentò invece il lato realistico della poetica barocca, in diretto contrasto con d'Urfé. Originario di Parigi, storiografo di Francia (1635-63), esercitò la sua carica con spirito indipendente, rimanendo estraneo agli intrighi della corte. Si mostrò acuto critico letterario nella Bibliothèque française (Biblioteca francese, 1664), vasta introduzione allo studio degli autori della prima metà del Seicento, e nel Traité de la connaissance des bons livres (Trattato sulla conoscenza dei buoni libri, 1671), nel quale affrontava l'esame del genere romanzesco.

La sua verve ironica si espresse compiutamente nei romanzi satirici, che parodiavano ferocemente le mode letterarie dell'epoca. I suoi capolavori sono Le berger extravagant (Il pastore stravagante, 1627) e l'Historie comique de Francion (Storia comica di Francion, 1633), in cui i costumi e i pregiudizi contemporanei sono sottoposti a una critica ardita e originale. Ostile ai purismi della scuola di Malherbe, vicino piuttosto a F. Rabelais e alla tradizione del romanzo picaresco spagnolo, Sorel sa utilizzare con grande libertà e con efficacia satirica e comica un linguaggio sapido, ricco di espressioni colorite e popolari.