Il barocco

La poesia barocca

In poesia lo spirito barocco trovò un terreno propizio soprattutto nell'espressione lirica dei temi della nostalgia del passato e del timore della morte, nella descrizione di amori sfortunati.

Théophile de Viau

Théophile de Viau (1590-1626) fu il tipico rappresentante della cultura libertina e barocca. Di famiglia protestante, si scontrò con il potere politico e religioso; bandito nel 1619 per i suoi versi satirici e licenziosi, rientrò in Francia solo dopo aver abiurato. Nel 1621 si rappresentò con successo il suo dramma pastorale Pyrame et Thisbé (Piramo e Tisbe), liberamente tratto dalla Sampogna di G. Marino. La pubblicazione di una raccolta di poesie erotiche di vari autori, Le Parnasse satiryque (Il Parnaso satirico, 1622), di cui gli venne attribuita la responsabilità, ebbe gravi conseguenze: subì due anni di reclusione che gli rovinarono la salute. Morì a Parigi l'anno successivo alla liberazione. Le Oeuvres poétiques (Opere poetiche, 1621, 1623 e 1626) comprendono odi, stanze, sonetti, madrigali, che riprendono con ispirazione sincera e originale temi come l'amore, tormentato o sensuale, la natura, avvertita come forza positiva e benefica, la fugacità della gioia, la fuga del tempo. Temperamento indipendente, insofferente alle regole, si oppose esplicitamente alle prescrizioni di Malherbe, preferendo uno stile che sapeva conciliare mirabilmente abbondanza di immagini e naturalezza, melodia e noncuranza.

Mathurin Régnier

Mathurin Régnier (1573-1613), nato a Chartres, fu avviato alla carriera ecclesiastica e trascorse a Roma un lungo soggiorno, determinante per la sua formazione letteraria. Di ritorno a Parigi nel 1605, si legò al gruppo dei poeti "libertini". Difese contro Malherbe il diritto del poeta alla fantasia e alla libera ispirazione. Lo spirito mordace, lo stile disinvolto e brillante, la libertà e l'ampiezza dei riferimenti culturali fanno delle sue 19 Satires (Satire, 1608-13) un'opera di grandissimo interesse, un quadro vivace e realistico dei costumi del tempo. Scrisse anche epistole, elegie, stanze ed epigrammi.

Marc-Antoine de Girard Saint-Amant

Marc-Antoine de Girard Saint-Amant (1594-1661) fu uno spirito vagabondo, viaggiò a lungo in America, in Africa e nelle Indie. Al servizio del duca di Retz a Belle-Isle, scrisse la celebre Ode à la Solitude (Ode alla solitudine), capolavoro della sensibilità barocca. Nel 1618 giunse a Parigi, dove frequentò i poeti libertini e i salotti preziosi. Fu accolto all'Académie française nel 1634. I temi centrali della sua poesia (le opere complete furono pubblicate solo nel Novecento) sono la gioia di vivere, i mille piaceri dell'esistenza, la natura, il vino, le donne, ma anche una lieve malinconia, la percezione del tempo che fugge, dell'inevitabile cambiamento, espressi con una fantasia effervescente, una propensione allo schizzo rapido e alla caricatura, un linguaggio insofferente di ogni regola o limite. Vulcanico e sensuale, ora allegro ora inquieto, Saint-Amant non fu compreso dal classicismo ed è stato rivalutato solo recentemente dalla critica.

Tristan l'Hermite

Tristan l'Hermite, pseudonimo di François l'Hermite, signore del Soliers (1601-1655), visse una giovinezza avventurosa nell'ambiente dei poeti libertini. Nell'opera Le page disgracié (Il paggio disgraziato, 1643) racconta di essere dovuto andare in esilio in seguito a un duello. Scrisse opere teatrali che lo resero celebre, tra cui le tragedie Marianne (1636), La mort de Sénèque (La morte di Seneca, 1644) e la commedia burlesca Le parasite (Il parassita, 1654).

Oggi è ricordato soprattutto come poeta lirico. Le raccolte Les plaintes d'Acante (I lamenti di Acanto, 1633), Les amours (Gli amori, 1638) e Vers héroïques (Versi eroici, 1648) rivelano l'influenza di Th. de Viau, di Saint-Amant e soprattutto di G. Marino nel gusto per le immagini ricercate e le sottigliezze linguistiche. Poeta solitario e inquieto, Tristan trovò gli accenti più originali nell'evocare l'incostanza, la fragilità delle cose umane, la solitudine, la morte in un tono nostalgico e malinconico.

Honorat de Bueil, signore di Racan

Honorat de Bueil, signore di Racan (1589-1670) paggio di Enrico IV, allievo e amico di Malherbe, entrò all'Académie nel 1634, ma visse prevalentemente in Turenne. Poeta elegiaco e raffinato, espresse nelle Stances sur la retraite (Stanze sul ritiro, 1618) l'amore per la solitudine e la vita semplice della campagna. Scrisse inoltre il poema drammatico Les Bergeries (Le pastorali, 1625), ispirato a Virgilio e all'Aminta di Tasso, alcune odi sacre (1651) e un'interessante biografia di Malherbe, Mémoires pour une vie de Malherbe (Memorie per una vita di Malherbe, 1631).