Letterati e pubblico nell'età arcaica

La cultura orale

Tra il 1200 e il 1100 a.C. la civiltà micenea, ricca ed evoluta, fu sconvolta dalle invasioni di alcune popolazioni provenienti dalle zone caucasiche, i cosiddetti 'popoli del mare'. Soprattutto i Dori, per il loro attacco brutale e tempestivo, furono i principali responsabili del tracollo del mondo miceneo e dell'inizio di un lungo periodo di regresso e decadenza, a cui è stato dato il nome di Medioevo ellenico. Durante questi secoli (XII-VIII secolo a.C.) il sistema di scrittura usato presso le corti dei signori micenei, il lineare B, cadde in disuso e fu sostituito solo molto più tardi, attorno all'VIII secolo a.C., da un nuovo tipo di scrittura simile all'alfabeto fenicio. Ma la nuova lingua espressa in questa scrittura non fu mai (perlomeno fino all'ellenismo) l'espressione unitaria della civiltà ellenica. Infatti, sia per la comunicazione orale sia per quella scritta, furono utilizzati numerosi dialetti – anche di notevole varietà fonetica – che, nel loro particolarismo corrisposero al policentrismo politico e culturale della Grecia, specie in età arcaica.

Aedi e rapsodi

In assenza di scrittura, il patrimonio letterario della Grecia arcaica venne tramandato oralmente, di generazione in generazione, grazie all'opera di anonimi cantori detti aedi (da aoidòs, cantore) o rapsodi (da rapsodòs, cucitore di canti), i quali – per primi – elaborarono contenuti, forma e stile della poesia arcaica, specialmente di genere epico.

Provenienti dalle zone più diverse ed appartenenti a culture tra loro sconosciute, poetavano e recitavano, ciascuno nel proprio dialetto presso le famiglie nobili di qualche corte aristocratica, in occasione di feste pubbliche, per lo più a sfondo religioso, o di gare poetiche, allora con un gran seguito di pubblico.

Sino al termine dell'età classica (fine V secolo a.C.), le opere letterarie continuarono a essere fruite nella recitazione pubblica, anche quando i testi non erano più improvvisati davanti all'uditorio, ma fissati precedentemente per iscritto. Questo particolare procedimento di composizione (testi scritti, ma affidati alla pubblica esecuzione) è definito 'aurale'.

Poeta e pubblico

La letteratura affidata all'oralità presenta delle caratteristiche che ne determinano le forme espressive. La caratteristica più importante è l'inevitabile e determinante influenza del pubblico sul lavoro del poeta: il testo poetico arcaico nasce da una stretta cooperazione tra autore/esecutore e pubblico. Il poeta può instaurare un rapporto diretto e immediato con i suoi uditori solo usando un linguaggio comprensibile a tutti e uno stile vivido, in grado di coinvolgere emotivamente. Il racconto è, perciò ricco di epiteti (sostantivi, aggettivi o locuzioni che qualificano un personaggio indicandone i caratteri distintivi: per esempio, “Il piè veloce Achille”) e di formule ricorrenti (espressioni fisse che ritornano spesso nelle stesse posizioni metriche per richiamare alla memoria degli ascoltatori un eroe o delle situazioni note; per esempio, “Quando apparve l'aurora mattutina dalle dita di rosa”) e viene definito stile formulare. Per la musicalità e l'estrema facilità a essere ricordato, questo stile è uno dei procedimenti retorici essenziali dei poemi epici.