Plutarco

Testimone di una nuova epoca

Plutarco nacque a Cheronea, in Beozia, attorno al 47 d.C. , da un'influente e nobile famiglia; completò la sua educazione ad Atene alla scuola del filosofo Ammonio, da cui mutuò la grande ammirazione per Platone, e si occupò anche di retorica e di scienze, in particolare di matematica. Viaggiò molto, soprattutto in Asia, in Egitto (dove soggiornò per qualche tempo ad Alessandria) ed in Italia. Fu varie volte a Roma, dove si fermò per due brevissimi periodi nell'80 e nel 90 d.C. Il grande prestigio presso l'aristocrazia e la corte imperiale gli permise di ottenere la cittadinanza romana e di ricevere da Traiano e poi da Adriano cariche forse soltanto di natura onorifica: secondo il lessico Suda avrebbe ottenuto la dignità consolare e la sovrintendenza dell'Illiria; secondo Eusebio sarebbe stato addirittura procuratore dell'Acaia. Certo è invece l'attaccamento che sempre lo legò alla sua, pur piccola, città natale, dove amò vivere circondato dagli affetti familiari e dalla devozione degli amici, che riunirono intorno a lui un circolo votato allo studio e alla speculazione. In patria svolse anche un'intensa attività di amministratore, ricoprendo l'incarico di arconte eponimo e di sovrintendente all'edilizia. Espressione del suo legame con le tradizioni, oltre che della sua profonda religiosità, fu la carica di sacerdote nel santuario di Apollo a Delfi, che ricoprì per circa un ventennio. Plutarco morì nei primi anni del principato di Adriano, attorno al 127 d.C.

Una produzione immensa

Il cosiddetto Catalogo di Lampria (un indice antico falsamente attribuito a un figlio di Plutarco) registra 227 titoli, distinti in due gruppi: le Vite Parallele (Bíoi parálleloi) ed i cosiddetti Moralia (Ethiká).

Le opere biografiche narrano 54 vite di uomini illustri del mondo greco e latino, in genere disposte a coppie e seguite da una synkrísis, cioè da un confronto tra i due. Sono andate perdute le vite di Epaminonda e di Scipione; singole sono le vite di Arato, Artaserse, Galba, Otone.

Dei Moralia sono conservati circa 80 testi (oltre a frammenti di altri 15) di argomento vario. Il titolo deriva dall'ordinamento dell'opera messo a punto da Massimo Planude nel sec. XIII: in esso i trattati morali occupavano il primo posto, sicché il titolo si estese poi, impropriamente, all'intero complesso.

Tutto ciò costituisce però soltanto un terzo dell'interminabile produzione plutarchea.