Francis Scott Fitzgerald

Francis Scott Fitzgerald (1896-1940) fu il più rappresentativo esponente della letteratura dei ruggenti anni Venti, detti "età del jazz".

La vita

Nato a Saint Paul, Minnesota, da una famiglia di origine irlandese, si sentì affascinato sin dall'adolescenza dal mondo della ricca aristocrazia del Sud e aspirò a farne parte, benché ne rilevasse la corruzione e l'apatia. Frequentò l'università di Princetown, ma non si laureò. All'entrata in guerra degli Stati Uniti, si arruolò volontario ma non prese parte diretta al conflitto. Non appena ottenne l'agiatezza economica e il successo, grazie alla pubblicazione del primo libro, si sposò con Zelda Sayre, con la quale si impose come simbolo della nuova generazione che, segnata dalla guerra, si abbandonava a una spensieratezza dorata, a una vita fatta di emozioni e di avventure. Dopo un decennio vissuto intensamente fra New York, la Costa Azzurra e Parigi, Fitzgerald si trovò a dover affrontare del tutto impreparato la terribile crisi economica del 1929. Semialcolizzato, costernato per i disturbi mentali della moglie, definitivamente internata in una clinica nel 1934, e preoccupato per l'educazione della figlia Frances, nata nel 1921, ebbe un tracollo nervoso dal quale si riprese solo dopo parecchi mesi. Nel 1937 accettò di lavorare come sceneggiatore a Hollywood, riacquistando una certa tranquillità economica che gli consentì di scrivere le ultime opere. Morì a Hollywood per un attacco cardiaco mentre stava ultimando The last tycoon (Gli ultimi fuochi).

Le opere e i temi

Fitzgerald esordì nel 1920 con il romanzo This side of paradise (Di qua dal paradiso), perfetta ricostruzione del sogno americano fatto di ricchezza, bellezza ed esuberanza giovanile, messo crudamente a confronto con il senso di disagio e disorientamento provocato dalla prima guerra mondiale e dal crollo dei valori. Lo scrittore concentrava l'analisi psicologica su una cerchia sociale ben delineata, il mondo agiato dell'alta borghesia e dell'aristocrazia, all'interno del quale gli "eroi" si differenziavano per la ricerca dell'integrità e per la caparbietà con cui inseguivano il loro sogno. Seguì, nel 1922, The beautiful and the damned (Belli e dannati), storia di una coppia irrequieta. La medesima ambientazione del primo romanzo caratterizza The great Gatsby (Il grande Gatsby, 1925), considerato il suo romanzo migliore, in cui il protagonista, uno dei nuovi eroi americani, non privo di legami con il mondo criminale, compiva una parabola esemplare: dal sogno di provinciale alle disillusioni di un mondo apparentemente sfavillante che, invece, avrebbe finito per travolgerlo. Lo stile denso, spoglio e sorvegliato era anche fortemente simbolico. Tender is the night (Tenera è la notte, 1934) rappresentò il momento più alto della lucida e disperata analisi della società americana, ma la vicenda narrata, di ispirazione autobiografica, ebbe un'accoglienza fredda da parte di critica e pubblico. Il romanzo The last tycoon (Gli ultimi fuochi, 1941 postumo), ambientato a Hollywood, aveva come protagonista un produttore destinato anch'egli alla sconfitta e, per quanto incompleto, è opera tra le più significative dell'autore. Fitzgerald scrisse inoltre numerose raccolte di racconti, fra cui i famosi Tales of the jazz age (Racconti dell'età del jazz, 1922) e All the sad young men (Tutti i giovani tristi, 1926).

Il giudizio critico

L'enorme fama che accompagnò Fitzgerald negli anni Venti andò scemando durante il periodo della depressione, forse perché il panorama sociale che aveva fatto da sfondo ai suoi romanzi era profondamente mutato. Nel secondo dopoguerra pubblico e critica rivalutarono lo scrittore fino a riconoscere in lui uno dei maggiori narratori americani del Novecento. Fitzgerald seppe cogliere e analizzare con acuta penetrazione e in forma stilisticamente compiuta le contraddizioni della società americana, dominata dal mito del denaro e del successo e incapace di realizzare quel "sogno" che l'aveva originata.