La letteratura della cultura puritana

Il testo fondamentale della cultura puritana fu la Bibbia, modello di riferimento dal punto di vista sia religioso, sia letterario. Nonostante i collegamenti della cultura delle colonie americane con il Rinascimento elisabettiano, il teatro, insieme alla letteratura romanzesca, era considerato "immorale": Shakespeare non poteva circolare, lo stesso Milton era considerato poco ortodosso, Spenser era ammirato per il suo ideale di cavalleria virtuosa ed erano presi a modello, se non Donne, alcuni dei poeti metafisici del Seicento. Già nel 1636 veniva fondato l'Harvard College, il primo nucleo della famosa università, e nel 1639 nasceva a Cambridge la prima stamperia.

La prosa

La produzione letteraria in prosa era prevalentemente costituita da prediche, sermoni, epistole, biografie, relazioni di viaggio, libelli polemici e narrazioni storiografiche.

Edward Winslow (1595-1655) con Good news from New England (Buone nuove dal New England, 1624), apologia della missione assegnata al "nuovo Israele", cioè ai coloni puritani, teorizzò per primo la necessità di uno stile letterario sobrio e lineare (plain style, stile piano), comprensibile a tutti e alieno dalla retorica.

William Bradford (1590-1657), uno dei "pellegrini" della Mayflower, scrisse in plain style una History of Plymouth plantation (Storia della colonia di Plymouth), pubblicata poi nel 1856, cronaca della colonia di cui fu governatore (1621-1656) con lo scopo non di divertire o intrattenere, bensì di istruire e insegnare con rigore.

Anche l'avvocato e giurista John Winthrop (1588-1649), coraggioso leader dei puritani imbarcatisi nel 1630 e poi governatore del Massachusetts, lasciò un diario, ritrovato nel 1790 e pubblicato nel 1825-26 (The history of New England, La storia del New England), in cui raccoglieva materiali interessanti e rivelatori dell'attenzione particolare della cultura puritana per ogni evento, anche il più banale, interpretabile come segno della provvidenza divina.

Importante contributo alla prosa del periodo venne dato dai numerosi sermoni scritti da predicatori e teologi quali John Cotton (1584-1652), Thomas Hooker (1586-1647), fondatore della colonia del Connecticut, e Roger Williams (1603-1683), che si batteva per una sempre più larga applicazione delle interpretazioni democratiche e andò a fondare la colonia del Rhode Island, con Providence come capitale.

La poesia e la prima "epica americana"

I puritani non furono contrari alla poesia, anzi la sentivano necessaria per esprimere il loro contenuto dottrinale e spirituale. Il primo libro stampato in America fu Il libro dei Salmi (1640), tradotto da R. Mather, J. Eliot e T. Weld con la dichiarata intenzione di sacrificare l'eleganza alla fedeltà. L'inglese delle traduzioni metriche dei Salmi era assai artificioso, ma aveva il vantaggio, fondamentale per i puritani, di essere fedele e di accompagnarsi alle musiche dei servizi religiosi.

La poesia era praticata anche come un'attività "supplementare", a cui ricorrevano, non di rado, proprio i personaggi più impegnati sul piano pubblico e operativo. Poesie comparivano anche negli almanacchi e in altre pubblicazioni. Il diffusissimo New England Primer (Sillabario del New England) riproponeva a ogni generazione, in drammatiche sequenze in versi, le situazioni tipo offerte dalle Scritture, a cominciare dal racconto del peccato originale.

Una traduzione delle Metamorfosi di Ovidio, iniziata da George Sandys (1578-1644) in Inghilterra, fu pubblicata in Virginia nel 1626; anche in questo caso fu considerata essenziale la fedeltà, anche se l'autore riteneva che i miti ovidiani potessero conciliarsi con il cristianesimo, contrariamente al pensiero puritano.

Il primo poeta americano di un certo rilievo fu una donna: Anne Bradstreet (1612-1672). Le sue poesie furono pubblicate a Londra (1650), pare a sua insaputa, con il titolo The tenth muse lately sprung up in America (La decima musa di recente apparsa in America); una seconda edizione, corretta dall'autrice, apparve nel 1678. La Bradstreet adottò il plain style e compose poemetti didascalico-meditativi, dettati dalle suggestioni del simbolismo del numero 4. Le sue qualità migliori, in particolare la pacatezza elegiaco-riflessiva, si concentrano nei componimenti più brevi e più penetranti, di carattere familiare. Nelle Contemplations (Contemplazioni, 1678 postumo) si sofferma sulle immagini naturali, celebrando la gloria divina espressa nella natura.

Michael Wigglesworth (1631-1705) compose il libro più popolare del New England puritano, The day of doom (Il giorno del giudizio, 1662), un poemetto in ottave di tetrametri e trimetri alternati, che raccontava il giudizio universale offrendo una sorta di teologia versificata, per l'edificazione dei lettori, non tralasciando di scuoterli fino al terrore con l'elenco di orribili dettagli di castighi e tormenti.

Edward Taylor (1644-1729) fu il poeta più intensamente consapevole di quest'America delle origini: le sue Preparatory meditation, composizioni preparatorie alla mensa eucaristica, privilegiano il dialogo diretto con Dio, fondendo plain style e linguaggio figurato.

Un posto a sé ricopre Cotton Mather (1663-1728), letterato e teologo, autore di circa cinquecento opere fra studi storici, filosofici e pamphlet politici, che intese celebrare nel voluminoso Magnalia Christi Americana (1702) l'avventura dei coloni dalle origini, facendo il resoconto delle lotte religiose e contro le streghe di Salem e gli indiani.

Autobiografismo e "conversion narratives"

La cultura puritana ebbe come punto di riferimento i modelli classici e biblici e agli autori, più che la verità accertata dei fatti, importava la fedeltà del loro racconto alla tradizione religiosa o spirituale. Così, per tutto il Seicento e il Settecento si produssero numerose biografie e autobiografie.

Nella diaristica del tempo Samuel Sewall (1652-1730) occupò un posto di rilievo per il suo Diary, degli anni 1673-1729, pubblicato solo alla fine dell'Ottocento, nel quale all'abituale attenzione puritana per l'introspezione si affiancava lo spirito d'osservazione per la vita quotidiana, la cronaca, l'attività mercantile. Il viaggio, il pellegrinaggio diventavano nelle opere puritane percorsi di formazione e narrazioni di conversione (conversion narratives), metafore in funzione del racconto di storie esemplari di redenzione. Come, per esempio, i Captivity tales (Racconti di prigionia) di Mary Rowlandson (1635-1729), che narravano la sua prigionia presso gli indiani e la liberazione finale in chiave provvidenziale.

Un altro filone in questa direzione fu quello delle narrazioni della schiavitù dei neri d'America: memoriali, autobiografie spirituali, narrazioni di prigionia e di fuga che formano un corpus articolato. L'opera più interessante fra le biografie di schiavi neri, e che ebbe un grande successo, è The interesting narrative of the life of Olaudah Equiano, or Gustavus Vassa, the African (1789). Olaudah Equiano (circa 1745-1800), africano giunto alle isole Barbados e poi liberato, fu la prima voce nera a sottoporre all'attenzione pubblica americana la ferocia nei confronti dei propri simili. Altre voci da ricordare sono quelle di Phillis Wheatley (1753-1784), prima nera americana a vedersi pubblicare un volume di poesie, e di Sarah Kemble Knight, insegnante e autrice di un resoconto di viaggio ricco di impressioni e osservazioni brillanti che lo discostavano dai toni moralistico-didattici della maggior parte della prosa dell'epoca.