Herman Melville

Herman Melville (1819-1891) fu uno degli scrittori più rappresentativi nel periodo appena precedente la guerra civile e diede vita a una vigorosa letteratura nazionale.

La vita

Nato a New York da un ricco mercante che vantava nobili origini, Melville frequentò le scuole fino al 1830, quando una malattia nervosa del padre indusse la famiglia a trasferirsi ad Albany. Quando il padre morì (1832), le gravi difficoltà finanziarie costrinsero i quattro figli maschi a cercare un'occupazione. Insieme al fratello maggiore Melville lavorò in un negozio, poi in una banca, poi a Pittsfield nel Massachusetts. Dopo una breve esperienza come insegnante elementare (1837-38), si trasferì a casa della madre, nei pressi di New York. Riprese gli studi nella speranza di trovare lavoro, ma dopo aver scritto alcuni testi in prosa (i successivi Fragments from a writing desk, Frammenti da una scrivania, 1839), si imbarcò a diciannove anni come marinaio su un mercantile. Tornato negli Stati Uniti nel settembre del 1839, dopo aver cercato invano fortuna nel West si imbarcò di nuovo nel gennaio del 1841 su una baleniera diretta verso i mari del Sud. Dopo un anno di navigazione disertò e sbarcò nelle isole Marchesi, dove visse per un certo periodo presso una tribù di indigeni. Soggiornò poi a Tahiti e alle Hawai, ove rimase fino al 1844. Rientrato in patria, cominciò a scrivere intensamente, pubblicando sette romanzi in sette anni. Il primo di essi, Typee, e quelli immediatamente seguenti furono ben accolti dal pubblico. Nel 1846 conobbe e sposò Elizabeth Shaw, figlia del giudice supremo del Massachusetts, e l'anno successivo si trasferì a New York. Nel 1849 partì per un viaggio in Europa, nel 1851 concluse il suo capolavoro, Moby Dick, che non fu però compreso dal pubblico; lo stesso destino toccò ai romanzi seguenti. Melville rinunciò volontariamente alla ricerca del successo: ridusse la sua attività letteraria scrivendo per sé, più che per il pubblico, racconti che venivano pubblicati sulle riviste letterarie "Putnam's Monthly Magazine" e "Harper's New Monthly Magazine". Nel 1856 salpò per un lungo viaggio in Europa e in Terrasanta. Fallito il tentativo di ottenere un incarico consolare a Firenze nel 1861, si trasferì a New York nel 1863, accettando il posto di ispettore distrettuale delle dogane di New York (1866), incarico che svolse per vent'anni dedicandosi prevalentemente alla poesia. Morì dimenticato da tutti.

I primi romanzi

All'inizio della carriera letteraria, Melville scrisse una serie di romanzi che offrivano una rappresentazione in parte documentaria in parte fantastica dei mari del Sud, in cui la cultura dei popoli che aveva conosciuto durante i primi viaggi era descritta ed esplicitamente o implicitamente raffrontata a quella bianca. In Typee (1846) e Omoo (1847) definì via via le modalità delle proprie tecniche narrative, affrontando il problema della costruzione dei personaggi e dell'elaborazione di un linguaggio che, anche con il ricorso a soluzioni dialettali, fosse in grado di tradurre il confronto tra due diverse culture e le loro rispettive percezioni del mondo. Con il terzo romanzo, Mardi (1849), Melville introdusse un più denso procedimento di scrittura allegorico-simbolica: al centro della narrazione sono la diserzione di due marinai da una baleniera e le loro avventure che li portano in mondi fantastici, nei quali Melville rappresenta con toni talvolta aspramente satirici la realtà del suo tempo. Ma lo scrittore non riusciva ancora a calare le sue astrazioni in simboli appropriati. Il pubblico e la critica non capirono il suo progetto; così, con Redburn (La nave di vetro, 1849) e White jacket (Giacchetta bianca, 1850), entrambi a sfondo autobiografico, tornò a temi più convenzionali della vita di bordo.

"Moby Dick"

Moby Dick fu pubblicato nel 1851 in Inghilterra. Tutte le tematiche toccate nelle opere precedenti (soprattutto la nave quale microcosmo e rappresentazione simbolica del mondo) giungono qui a maturazione e si amalgamano per dar vita a un romanzo "aperto", nell'intreccio e nella forma. Gli infiniti significati simbolici che nascono dalla ricchezza e dalla densità del testo non prevalgono mai, però, sulla materia narrativa, sul complesso affresco del destino umano. L'ampia e accurata trattazione della caccia a una misteriosa balena bianca da parte del capitano Achab, a bordo della baleniera Pequod e a capo di un eterogeneo equipaggio, permette a Melville di offrire un affresco dei diversi comportamenti dell'individuo nel mondo e della lotta fra bene e male. La narrazione è epica, ricca di immagini e di figure straordinariamente vive in cui l'allegoria e i temi filosofici trovano indimenticabile concretizzazione. Achab rappresenta così la figura del titano che non rinuncia alla propria ultima sfida pur sapendo che lo attende la disfatta. L'indagine del giovane marinaio Ishmael, imbarcato sulla Pequod e voce narrante del romanzo, conduce al riconoscimento dell'inconoscibilità e dell'enigmaticità che Moby Dick incarna, perché l'inafferrabile e invincibile balena bianca, simbolo di ogni mistero, non nasconde nulla che già non sia manifesto, cioè il limite estremo della conoscenza umana, il confine che sta fra l'uomo e la sua sete di sapere, il suo bisogno di verità. Il mare, unico paesaggio del romanzo, immenso, senza lidi né porti, si configura come luogo/non-luogo di quella verità che non conosce confini: una verità non assolutamente trascendente, ma profondamente abissale.

Gli altri romanzi e l'opera poetica

Abbandonato dal pubblico (Moby Dick era stato accolto freddamente da pubblico e critica), Melville continuò tuttavia a calarsi nei suoi abissi ("quel che mi sento di scrivere ­ confessava a Hawthorne ­ è proibito, non paga; e a scrivere nell'altro modo non riesco") e di qui il paradosso di una carriera praticamente stroncata al momento dei suoi risultati più alti. Pierre, or the ambiguities (Pierre, o le ambiguità, 1852) è un romanzo complesso e in parte autobiografico, in cui era messo a fuoco il rapporto fra il protagonista e due donne, immagini rispettivamente della normalità della vita e della tentazione del mistero. L'opera si configura quale proiezione allegorica dell'inadeguatezza di soluzioni razionali a problemi etico-esistenziali e si caratterizza come una sorta di autobiografia spirituale, in cui le considerazioni e le riflessioni sulla vicenda si sovrappongono dall'esterno allo svolgersi dei fatti. Nel 1856 Melville pubblicò il romanzo storico Israel Potter e un'interessante raccolta di racconti, The piazza tales (I racconti della veranda), tra i quali si segnalano Bartleby the scrivener (Bartleby lo scrivano) e Benito Cereno, che prefigurano tutta una serie di problemi di ordine psicologico (la solitudine, l'incomunicabilità e l'alienazione) e politico (l'inevitabile tragicità che avrebbe in seguito caratterizzato la presa di coscienza e le scelte politiche fatte dai neri nei confronti dei bianchi). Del 1857 è infine un romanzo in cui il demonio appare come personaggio, con le spoglie di un truffatore, The confidence man (L'uomo di fiducia), e in cui il pessimismo melvilliano si dispiega con la massima forza.

Dopo il 1857 Melville si dedicò prevalentemente alla poesia: Battle-pieces, and aspects of the war (Brani di battaglie e immagini di guerra, 1866), ispirata alla guerra civile; Clarel (1876), poema filosofico in due volumi; John Marr and other sailors (John Marr e altri marinai, 1888); Timoleon (1891), volume di versi ispirati al viaggio in Italia e in Grecia.

Ultima opera di Melville fu il racconto Billy Budd, foretopman (Billy Budd, gabbiere di parrocchetto), composto intorno al 1885 e apparso postumo nel 1924. Nel narrare con straordinaria concisione ed efficacia la tragica vicenda di Billy Budd (condannato a morte per aver ucciso il perverso mastro d'armi Claggart, che lo aveva ingiustamente accusato di ammutinamento), Melville affrontò di nuovo il problema del male, che in questo caso non veniva fatto dipendere da inesplicabili forze metafisiche, né considerato retaggio inevitabile di tutta l'umanità, ma era fatto risalire alla malvagità di un singolo individuo.