Petronio e la prosa minore

Gli altri prosatori dell'età imperiale da Tiberio a Traiano

Gaio Velleio Patercolo (19 ca a.C. - dopo il 30 d.C.) comandò la cavalleria di Tiberio in Germania, fu questore nel 7 d. C., pretore nel 14. Pubblicò una breve Historia romana in due libri, il primo dei quali è giunto lacunoso, dalle origini al consolato di Vinicio. La chiara impronta filoimperiale e l'esaltazione di Tiberio, suscitarono la riprovazione di Tacito. Il suo stile risente delle scuole di declamazione ed è retorico e ampolloso, non privo comunque di vivacità e di notizie utili sul piano documentario e letterario.

Valerio Massimo (sec. I d.C.), forse di modeste condizioni economiche, godette della protezione di Sesto Pompeo, che seguì nel 27 d.C. in Asia. Scrisse, tra il 31 e il 32 d.C., 9 libri dei Factorum et dictorum memorabilium (Fatti e detti memorabili), dedicati a Tiberio. L'opera è una vasta raccolta di aneddoti relativi alla religione, alle istituzioni politiche, alla vita morale e culturale, tratti da fonti greche e romane. L'interesse dello scrittore non è storico, ma morale e letterario e lo stile è decisamente declamatorio, acceso nella polemica contro i vizi, enfatico nella presentazione delle virtù e ridondante nell'elogio dei personaggi.

Quinto Curzio Rufo (sec. I d.C.) visse prima di Tacito. Scrisse una Historia Alexandri Magni (Storia di Alessandro Magno) in 10 libri, di cui sono andati perduti i primi due, la fine del quinto e l'inizio del sesto. Attingendo a fonti diverse e senza rigorosità scientifica, l'autore costruisce una biografia di Alessandro Magno, in cui prevale l'aspetto avventuroso e fantastico, ai limiti del romanzesco. Interessanti sono le notizie sui costumi e sulle civiltà dei popoli barbari. Lo stile, d'impronta liviana, è chiaro e piacevolmente discorsivo.

Fenestella (Cuma 52 o 35 a.C. - 19 o 36 d.C.) visse all'epoca di Augusto e di Tiberio e scrisse un'opera in 22 libri, Annales, una storia di Roma di cui sono giunti solo frammenti. Più che uno storico Fenestella era un erudito che riportava accurate notizie sui costumi, sulle istituzioni e sull'abbigliamento, che furono utili a Plinio il Giovane, a Plutarco e a Svetonio.

Aulo Cornelio Celso (sec. I d.C.), forse originario della Gallia Narbonese, visse durante l'impero di Tiberio e scrisse Artes (Le arti), un'opera enciclopedica di vaste proporzioni che trattava di agricoltura, medicina, retorica, filosofia, giurisprudenza e strategia militare. Sono pervenuti gli otto libri sulla medicina, materia che Celso fu il primo a esporre in modo sistematico. Dopo aver accennato alle scuole greche degli empiristi e dei razionalisti, senza prendere posizione, i libri trattano dell'igiene, delle patologie generali, delle malattie particolari, della farmacologia e terapia clinica, della chirurgia e dei malanni delle ossa. Essi costituiscono una delle fonti principali per la conoscenza della medicina antica e del metodo ippocratico, al quale lo scrittore si ispirò. Lo stile è chiaro e particolarmente curato.

Pomponio Mela (Tingentera, odierna Gibilterra, sec. I d.C.) scrisse in tre libri il primo trattato di geografia redatto a Roma, De chorographia (Descrizione dei luoghi), che è la più antica descrizione conosciuta del mondo romano. L'opera, composta probabilmente sotto il principato di Claudio, dà informazioni geografiche ed etnografiche, sul modello dei peripli greci, soprattutto sulle regioni costiere del Mediterraneo e dell'Atlantico. Lo scrittore si rammarica nella prefazione di non poter far sfoggio di eloquenza, che non si addice a un trattato scientifico; per questo, forse, dà ampio spazio a colorite descrizioni di zone esotiche e a notizie particolari: ne risulta un tono un po' fantastico che rende più piacevole la lettura.

Prima di lui il generale di Augusto, Marco Vipsanio Agrippa, aveva disegnato un'enorme carta geografica, con dati sulle distanze e sulla estensione delle località, di cui però nulla è pervenuto.

Marco Gavio Apicio (sec. I d.C.) visse sotto Tiberio; era un famoso buongustaio che si suicidò per paura della povertà e della fame. Dedicò alla sua passione per la cucina e il cibo il ricettario di culinaria De re coquinaria, in 10 libri. L'opera è pervenuta manipolata e ampliata in rifacimenti dei sec. III e del IV d.C.

Sesto Giulio Frontino (35 a.C. - 101 d.C.) fu tre volte console, governatore in Britannia, sovraintendente delle acque di Roma sotto l'imperatore Nerva. Di lui sono pervenuti gli Strategemata (Gli stratagemmi), in 4 libri ­ il quarto di dubbia autenticità ­ sulle astuzie tattiche dei generali antichi; il De aquis urbis Romae (Le acque della città di Roma), in 2 libri, un trattato con interessanti notizie tecniche. Restano frammenti del Gromatica, sull'agrimensura, mentre è andato perduto completamente il De re militari, menzionato da Vegezio.

Columella

Lucio Giunio Moderato Columella (Gades, odierna Cadice, sec. I d.C.) visse all'epoca di Nerone. Fu tribuno militare in Siria, dove risiedette a lungo, e funzionario in varie parti dell'impero. Ritiratosi a vita privata, si dedicò alla cura dei suoi possedimenti terrieri in Italia. Scrisse De re rustica, 12 libri, il più ampio trattato didascalico sull'agricoltura giunto completo dal mondo latino. Columella vi riversò la sua passione e le sue conoscenze tecniche sul lavoro e la concimazione dei campi, sulla piantagione e cura degli alberi, sul modo di gestire razionalmente la proprietà. Il decimo libro, l'unico in versi (430 esametri), è dedicato ai giardini, tema suggerito dalle Georgiche di Virgilio. L'opera è scritta in uno stile vivace e chiaro. È rimasto di lui anche il De arboribus (Gli alberi), che presumibilmente faceva parte di una precedente edizione dell'opera.