Tertulliano e l'apologetica cristiana

I tardi apologisti latino-cristiani

La nuova concezione cristiana della storia, introdotta da Agostino, rifiuta la visione classica spostando l'interesse dalla realtà terrena a quella soprannaturale: le vicende umane portano a compimento il disegno provvidenziale divino. Le esigenze della nuova cultura inducono alcuni autori cristiani alla narrazione storica.

Orosio

Paolo Orosio nacque verso il 390 a Bragara (Braga) di Lusitania in Portogallo. Presi gli ordini sacerdotali, abbandonò la penisola iberica per sottrarsi alle incursioni dei vandali. Nel 414 si recò in Africa da Agostino per approfondire la propria formazione teologica. In seguito raggiunse Girolamo a Betlemme, in Palestina, dove fu coinvolto nelle lotte contro i pelagiani: fu proprio Orosio a sostenere l'accusa di eresia contro Pelagio di fronte a Giovanni, vescovo di Gerusalemme. Ritornato in Africa, scrisse su sollecitazione di Agostino Historiae adversus paganos (Storie contro i pagani), la sua opera principale. Non si hanno più notizie di lui dopo il 418.

Le Historiae adversus paganos sono un sommario di storia universale in 7 libri, composti nel 417-418. Orosio dedica ad Agostino l'opera (ad te ex te redit, da te, a te ritorna) perché si ispira alla sua affermazione nel De civitate Dei ­ peraltro non ancora terminato ­ che i mali passati sono peggiori di quelli presenti e che comunque non sono imputabili al cristianesimo. I primi sei libri trattano della storia dell'uomo dalle origini alla nascita di Cristo e all'impero di Augusto, il settimo narra gli avvenimenti fino al 417. Le fonti, usate acriticamente, sono Eusebio, Girolamo, Giustino, Tito Livio, Cesare, Tacito, Eutropio. La sua visione della storia è provvidenzialistica e ha il suo fulcro nella venuta di Cristo e nella contemporanea e non casuale nascita con Augusto dell'impero romano, sentito come uno strumento di diffusione del messaggio cristiano. È una concezione pessimistica perché mette in luce i grandi mali che hanno afflitto e che affliggono l'umanità, sottolineando però che dopo l'avvento del cristianesimo si è avuto un progressivo miglioramento. Nello stesso tempo guarda con ottimismo alla convivenza futura con le tribù barbariche che, secondo Orosio, si sarebbero convertite al cristianesimo, sottovalutando il problema costituito dai germani. L'opera ebbe una grande diffusione nel Medioevo per la concezione della funzione provvidenziale dello Stato. Orosio ci ha lasciato anche i trattati contro le eresie più diffuse: Commonitorium de errore Priscillianistarum et Origenistarum e Liber apologeticus contra Pelagianos.

Salviano

Nato forse a Treviri forse a Colonia intorno al 400, divenne sacerdote e visse a Marsiglia; morì secondo la testimonianza di Gennadio intorno al 470. Scrisse verso la metà del secolo De gubernatione Dei (Il governo di Dio) un trattato apologetico-polemico in 8 libri. Salviano difende l'azione della Provvidenza, messa in dubbio da alcuni a causa delle sciagure provocate dalle invasioni barbariche. Egli sostiene che i mali della loro età sono una punizione divina per l'immoralità e i vizi imperanti. Ai cittadini romani l'autore contrappone i barbari decisamente più virtuosi, nonostante non conoscano ancora la parola di Dio. L'opera è interessante per le notizie storiche e di costume. Di Salviano, oltre a 9 lettere, ci è giunta anche Ad ecclesiam (Alla chiesa), opera in 4 libri, in cui esorta i cristiani, specialmente i possidenti e i chierici, a donare i loro beni alla Chiesa per aiutare i poveri.

Sulpicio Severo

Sulpicio Severo nacque in Aquitania intorno al 360; studiò a Burdigala (l'odierna Bordeaux), sposò una ricca giovane di famiglia consolare, esercitò l'avvocatura. Per l'improvvisa morte della moglie si fece monaco, anche per consiglio dell'amico Martino, vescovo di Tours. Costruì un convento a Primuliacum (Prémillac) nell'odierno Périgord, in cui visse fino alla morte, avvenuta intorno al 415. Scrisse una Chronica in 2 libri, sintesi della storia del cristianesimo dalla creazione al consolato di Stilicone nel 400. Dopo la vita di Cristo, tralascia i Vangeli e tratta subito delle persecuzioni e delle eresie. Lo stile semplice ed essenziale, senza pesantezza retorica, risente dell'influsso dei classici, soprattutto di Sallustio. Ci ha lasciato anche un'agiografia, Vita sancti Martini. Completata dai Dialoghi di Postumiano e di Gallo, è una delle prime vite di santi scritta nel mondo occidentale e ha contribuito alla diffusione della leggenda dell'apostolo della Gallia. La Vita di san Martino ebbe grande fortuna nel Medioevo e divenne un modello per altri scrittori agiografici. Per la quantità di elementi fantasiosi essa assomiglia più a un romanzo che a una biografia storica.