Orazio

Argomenti delle Epistole

Primo libro

Epistola I a Mecenate: giustifica l'abbandono della lirica con il nuovo interesse per la filosofia e dichiara di non seguire nessuna dottrina in particolare: il sapiente è libero e onorato.

Epistola II a Massimo Lollio: rivolge al giovane amico consigli di virtù che si possono ricavare dalla lettura di Omero.

Epistola III a Giulio Floro: chiede al giovane notizie sui letterati che avevano accompagnato Tiberio in Asia e lo esorta allo studio della filosofia.

Epistola IV ad Albio Tibullo: è una lettera spiritosa, in cui esorta l'amico poeta a godere la vita e lo invita ad andare a trovarlo.

Epistola V a Torquato: invita il famoso avvocato, la sera precedente il compleanno di Ottaviano, a casa sua per una cena frugale, ma allietata da sereni conversari.

Epistola VI a Numicio: tratta il tema dell'imperturbabilità e lo consiglia a tenere l'animo libero dalle passioni o, almeno, di essere coerente nel perseguire l'ideale di vita scelto.

Epistola VII a Mecenate: si giustifica per la sua prolungata assenza da Roma e riafferma con garbo la sua esigenza di libertà e autonomia.

Epistola VIII a Celso Albinovano: dichiara di trovarsi in un periodo di crisi spirituale e si congratula per il suo nuovo incarico.

Epistola IX a Tiberio: è un biglietto di raccomandazione per l'amico Settimio, del quale mette in buona luce le qualità.

Epistola X ad Aristio Fusco: sostiene che la felicità consiste nella vita agreste e nell'accontentarsi di poco.

Epistola XI a Bullazio: gli consiglia di trovare uno scopo nella vita, senza cercare lontano la tranquillità dello spirito che forse è vicina.

Epistola XII a Iccio, amministratore dei beni di Agrippa in Sicilia: è una lettera di raccomandazione in favore di un amico, Pompeo Grospo.

Epistola XIII a Vinio Asina: gli affida l'incarico di consegnare ad Augusto i volumi delle sue Odi.

Epistola XIV dedicata al fattore della sua villa in Sabina, che desiderava vivere in città: tratta della bellezza della vita di campagna rispetto a quella della capitale.

Epistola XV a Numonio Vala: chiede informazioni sul clima di Salerno e Velio, perché gli è stato consigliato di andarvi per ragioni di salute.

Epistola XVI a Quinzio Irpino: ribadisce la serenità della vita di campagna e lo esorta a essere virtuoso e saggio.

Epistola XVII a Sceva: gli dà una serie di consigli sul come comportarsi con i potenti, esortandolo a non rinunciare alla propria libertà e offre se stesso come esempio.

Epistola XVIII a Lollio: tratta ancora del modo di comportarsi con i grandi e gli consiglia di valutare i vantaggi e gli svantaggi, di essere cauto e discreto.

Epistola XIX a Mecenate, in difesa della sua poesia lirica contro imitatori e detrattori.

Epistola XX è un congedo rivolto dall'autore alla sua opera e una raccomandazione all'attenzione dei lettori.


Secondo libro

Epistola I ad Augusto: è una lunga lettera di 270 versi nella quale Orazio lamenta che i lettori preferiscano i poeti arcaici a quelli viventi senza rendersi conto dei loro difetti e descrive lo sviluppo della letteratura latina contemporanea; si scusa infine di essere incapace di celebrare degnamente le gesta di Augusto.

Epistola II a Giulio Floro: è una specie di commiato dalla poesia perché ha raggiunto una certa agiatezza e preferisce dedicarsi allo studio e alla meditazione filosofica nella quiete della sua casa di campagna.

Epistola III ai Pisoni o De arte poetica: è un trattato organico sulla poesia, che illustra il pensiero estetico oraziano secondo la concezione di Aristotele, al quale il poeta si riferisce, soprattutto per il genere epico e drammatico: tragedia, commedia e dramma satiresco, del quale non è pervenuto nulla. Fonte delle teorie furono, con buona probabilità, gli scritti del peripatetico Neottolemo di Pario, vissuto nel sec. III a.C. Il poeta ribadisce anche la sua concezione di una poesia raffinata, frutto di un paziente labor limae.