Schiller tra teatro e riflessione estetica

La vita

Figlio di un militare di carriera, Friedrich Schiller (Marbach 1759 - Weimar 1805) crebbe nel dispotico ducato del Württemberg studiando prima alla scuola latina di Ludwigsburg, poi – per espressa volontà del duca e contro il desiderio del padre – alla Karlsschule di Stoccarda, un'accademia militare provvista di eccellenti insegnanti, dove seguì per due anni i corsi di giurisprudenza, quindi quelli di medicina, disciplina nella quale si laureò nel 1780. Imbevuto di letture plutarchiane e shakespeariane e di ideali libertari, aveva scritto il dramma I masnadieri (Die Räuber, 1781) pubblicandolo a proprie spese. Il lavoro attrasse l'attenzione del sovrintendente al teatro di Mannheim, che lo mise in scena con immenso successo nel gennaio 1782. Essendosi più volte recato senza autorizzazione a Mannheim per assistere alle rappresentazioni, Schiller fu punito con due settimane di arresti e la proibizione di scrivere per il teatro. Per questo nel settembre del 1782 fuggì avventurosamente dal ducato per raggiungere Mannheim, dove sperava di ripetere con il suo secondo dramma, La congiura del Fiesco a Genova (Die Verschwörung des Fiesko zu Genua, 1783), il successo riportato con il primo. Invece l'opera, rappresentata dopo varie traversie nel gennaio 1784, risultò un insuccesso. Schiller tuttavia poté assumere l'incarico di drammaturgo stabile del teatro di Mannheim, al quale si impegnò a fornire altri due drammi. La fama crescente gli procurò un invito a Darmstadt dove, alla presenza del duca di Weimar, lesse alcuni passi del Don Carlos, a cui stava lavorando. Nel 1785 un ammiratore, G. Körner, in seguito suo grande amico, gli mise a disposizione una casetta accanto alla sua villa di Dresda: qui il poeta soggiornò per due anni, ultimandovi il Don Carlos, scrivendo il celebre inno Alla gioia (An die Freude) e alcuni lavori in prosa destinati alla rivista “Thalia”, da lui stesso edita. Nel 1788 si recò a Weimar, dove conobbe Wieland e Herder, e in seguito Goethe. Fu proprio Goethe a procurargli un posto di professore straordinario di storia all'università della vicina Jena. L'incarico, benché scarsamente remunerato, consentì a Schiller di sposare Charlotte von Lengefeld, che aveva conosciuto due anni prima. I frutti migliori degli studi storici furono la Storia della secessione delle Province Unite dal governo spagnolo (Geschichte des Abfalls der vereinigten Niederlande von der spanischen Regierung, 1788) e la Storia della guerra dei Trent'anni (Geschichte des dreissigjährigen Krieges, 1791-93). All'inizio del 1791 si ammalò di polmonite in forma così grave che si sparse la notizia della sua morte. Lasciato l'insegnamento e ridotta al minimo l'attività letteraria, un provvidenziale aiuto finanziario gli venne dal principe danese di Augustenburg, al quale Schiller dedicò in contraccambio il suo capolavoro filosofico, le Lettere sull'educazione estetica dell'uomo (Briefe über die ästhetische Erziehung des Menschen, 1795), cui fecero seguito altri saggi estetici. Nel 1796 avviò con il giovane editore Cotta di Tubinga la pubblicazione della rivista “Die Horen”, alla quale parteciparono tutti i migliori intelletti della Germania, da Herder a Fichte, da Schelling a W. Humboldt e a Goethe, con il quale proprio in tale occasione Schiller strinse un intenso rapporto di amicizia. A tale periodo risalgono le grandi ballate, il poemetto La canzone della campana (Das Lied von der Glocke, 1800) e i grandi capolavori teatrali, dalla trilogia di Wallenstein (1796-99) a Maria Stuarda (Maria Stuart, 1801) e a Guglielmo Tell (Wilhelm Tell, 1804). Intanto, lasciata Jena per Weimar, operava fianco a fianco con Goethe nel locale teatro curando traduzioni, adattamenti e messinscene, tra cui notevoli quelli del Macbeth, della Turandot di C. Gozzi e dell'Egmont di Goethe. Ma probabili conseguenze di una polmonite inefficacemente curata lo portarono non ancora quarantaseienne alla morte.