Il romanticismo

Origine storica e caratteri generali del romanticismo

Negli ultimi decenni la critica ha riconosciuto l'impossibilità di formulare una definizione univoca del romanticismo o di ricondurlo a una sola visione politico-culturale (tra i suoi esponenti maggiori vi furono sia liberali che reazionari). Quanto al sorgere del movimento romantico, esso cominciò a delinearsi in diversi paesi europei in maniera autonoma. Tuttavia, alcune delle principali tematiche e riflessioni critiche romantiche vennero formulate con particolare efficacia e originalità in Germania. Fin dalla prima metà del sec. XVIII l'estetica tedesca, nel muovere i suoi primi passi, aveva esaltato la funzione della fantasia e aveva vivacemente criticato la poetica razionalistica e classicistica di derivazione soprattutto francese; inoltre le premesse di una nuova letteratura erano state poste sia dall'originale sviluppo che Lessing aveva impresso alla commedia sentimentale inglese, sia dall'affermarsi dello Sturm und Drang.

Il protoromanticismo

È stato più volte notato che alcune tesi, ritenute caratteristiche del romanticismo, si mostrano nell'illuminismo. E d'altra parte autori che non hanno direttamente partecipato alle vicende delle scuole romantiche, anzitutto gli esponenti dello Sturm und Drang (Goethe, Schiller o il già citato Herder), presentano idee e atteggiamenti tipicamente romantici. Si pensi al culto dei romantici per la storia, contrapposta all'astratto razionalismo illuministico; ma il sec. XVIII non ignorò affatto l'amore per la storia, da Voltaire a D. Hume, a E. Gibbon. Oppure si pensi all'esaltazione romantica del sentimento, che ha nondimeno una premessa in J.-J. Rousseau sia in senso psicologico, sia religioso. O infine ai fenomeni dell'irrazionale, del magico, dell'esoterico e dell'esotico, che i romantici frequentarono con molto entusiasmo, ma che erano non meno presenti in taluni aspetti dell'illuminismo, nelle sue sette massoniche, nei Rosacroce e via dicendo. È soprattutto nell'ambiente dello Sturm und Drang che maturano le idee guida del protoromanticismo. Già F. Schlegel, che del romanticismo fu uno degli esponenti più tipici, ebbe a scrivere che “la rivoluzione francese, la Dottrina della scienza di J.G. Fichte e il Wilhelm Meister di Goethe sono tra le più grandi tendenze della nostra epoca”. Qui basterà ricordare le tesi di Herder volte a rivalutare la poesia e la lingua popolari, nonché l'autonomia spirituale di ogni epoca e figura storiche. Al concetto illuministico di progresso Herder oppose una visione organica della storia in quanto campo di espressione del divino nell'uomo. Su questa via, peraltro, si era già posto Lessing, che ebbe in comune con il protoromanticismo, in particolare con Goethe e con Fichte, il culto di B. Spinoza, letto come il filosofo che ha divinizzato la natura con le sue tesi panteistiche; queste tesi influirono sul primo F.W.J. Schelling e sulla scuola romantica di Jena.

Per altro verso bisogna ricordare la celebre distinzione tra poesia ingenua e poesia sentimentale teorizzata da Schiller: ingenua è la poesia classica, espressione di una fase della civiltà in cui l'uomo vive conciliato con la natura e col divino, che trasfigura con spontanea fantasia nelle figure del mito; sentimentale è invece la poesia moderna, in cui l'antica armonia è per sempre perduta, la vita naturale e storica dell'uomo si svolge nel segno del peccato e il divino si configura come un infinito irraggiungibile: di qui la nostalgia per un passato irrecuperabile e l'anelito verso un futuro sovrastorico e trascendente che dia senso alla storia. Di queste intuizioni le scuole romantiche offrirono varie e complesse elaborazioni.

L'ironia romantica

L'apporto più durevole e fecondo delle idee romantiche concerne l'ambito dell'estetica. Di particolare importanza è il concetto di genio, elaborato da Schelling per cui nell'arte viene celebrata una seconda creazione del regno dello spirito, sulla scorta della creazione divina. Di qui la riscoperta romantica di Omero, Dante, Shakespeare. Ma soprattutto bisogna sottolineare la centralità del concetto di ironia, elaborato da Novalis e da F. Schlegel. Contro l'ironia, intesa dal suo punto di vista come “cattiva infinità”, polemizzava non a caso Hegel. In realtà l'arte e la poesia romantica si definiscono ironiche per il carattere finito e imperfetto di ogni espressione e rivelazione dell'infinito. Ma questa ironica consapevolezza del limite è anche trascendentale, perché non si riferisce a una limitazione accidentale ma a un tratto costitutivo dell'espressività umana, che è sempre comprensione parziale del tutto. L'elemento ironico ispira all'arte romantica quella “poesia della poesia”, o autoriflessione del fare poetico, e quelle libere sperimentazioni formali, come l'amore per il frammento, che anticipano i tratti delle future avanguardie novecentesche.