La poetica della “Giovane Germania”: Heine

Heine

Heinrich Heine (Düsseldorf 1797 - Parigi 1856) fu una delle figure più grandi e controverse della prima metà dell'Ottocento tedesco, in bilico fra rifiuto e adesione al romanticismo, in perenne polemica con la cultura del proprio paese.

La vita

Di famiglia ebraica, ebbe una discreta istruzione scolastica improntata allo spirito dell'illuminismo francese in quanto la città che gli diede i natali, Düsseldorf, rimase fino al Congresso di Vienna sotto amministrazione diretta o indiretta della Francia. Frequentò quindi una scuola commerciale per prepararsi a seguire la professione mercantile paterna. Nel 1816 fece apprendistato ad Amburgo nella banca del ricchissimo zio Salomon, il quale nel 1818 gli mise a disposizione il capitale per aprire un negozio, che fallì però l'anno dopo insieme a quello paterno. Lo zio finanziò allora i suoi studi universitari di legge a Bonn e a Gottinga (1819-25), ai quali il giovane affiancò lavori poetici e drammatici nonché studi letterari, filosofici e storici. Traumatica fu per lui l'esclusione dalle Burschenschaften (associazioni goliardiche) motivata dal suo ebraismo: a essa reagì dapprima con un duello, che gli costò la sospensione dall'università, e poi impegnandosi in una Unione per la Cultura e la Scienza Ebraiche (Verein für Kultur und Wissenschaft der Juden). Poco prima della laurea tuttavia ricevette il battesimo, “biglietto d'ingresso per la cultura europea”, come egli stesso ebbe a dire. Non riuscì però né a ottenere un impiego statale né a esercitare l'avvocatura. La conoscenza con l'importante editore Campe di Amburgo gli consentì di iniziare la serie delle sue fortunate pubblicazioni con le Impressioni di viaggio (Reisebilder, 1826) e il Libro dei canti (Buch der Lieder, 1827). Da due viaggi in Inghilterra (1827) e in Italia (1828) ricavò altri scritti: ma il carattere troppo liberale dei resoconti inglesi gli procurò ostilità, vanificando la sua speranza di ottenere una cattedra di letteratura tedesca medievale. Nel maggio 1831 prese la decisione, già più volte meditata, di emigrare a Parigi. Qui si avvicinò ai seguaci di Saint-Simon e frequentò anche i connazionali che vivevano nella capitale francese (da K. Marx a R. Wagner) e i più importanti letterati e musicisti francesi e italiani: Balzac, Musset, George Sand, Berlioz, Rossini, Bellini. Seguitò a scrivere le sue opere in tedesco, facendole poi tradurre in francese. A partire dal 1835 negli Stati tedeschi gravò su di lui una rigida censura sollecitata da Metternich. Nel 1848 la sua salute ebbe un tracollo: una sclerosi laterale lo costrinse a passare a letto, fra atroci sofferenze lenite con la morfina, gli ultimi otto anni della sua vita.

Le poesie

La produzione letteraria di Heine è varia, disparata e a tutt'oggi controversa. Essa appare dominata dal contrasto fra l'attrazione per il romanticismo e la rivolta sarcastica contro di esso, tra il fascino per l'ordine borghese e la sua aspra negazione. Tale dissidio, evidente soprattutto nella lirica, produce talora risultati originali e interessantissimi: il linguaggio e il sentimentalismo romantici vi vengono ricreati e insieme dissolti dall'interno, ma sempre, anche nell'ironia più sferzante, lo scrittore si rivela nostalgicamente attratto da quel mondo di idee e di affetti che sta lacerando. Esemplare è da questo punto di vista il Libro dei canti, che ha goduto di un'ininterrotta popolarità e che ha offerto materia alla miglior produzione liederistica dell'Ottocento tedesco (Schumann, Schubert, Mendelssohn); accenti più ruvidi e violenti risuonano invece nelle Nuove poesie (Neue Gedichte, 1844). Parte della sua produzione poetica ha, come quasi tutta quella in prosa, carattere marcatamente satirico: i poemetti Atta Troll (1843) e Germania, fiaba invernale (Deutschland. Ein Wintermärchen, 1844) sferzano l'ipocrisia e il filisteismo tedeschi. La terza, grande raccolta poetica, Romanzero (1851), che uguagliò il successo della prima, si caratterizza stilisticamente per l'originale fusione di elementi linguistici moderni e di una forte coloritura esotica. Nella bellissima terza parte della raccolta, le “Melodie ebraiche” (Hebräische Melodien), il poeta rievoca affettuosamente (ma non senza morsi polemici) figure gloriose del passato ebraico; a tematiche ebraiche è dedicato anche il frammento di romanzo Il rabbi di Bacherach (Der Rabbi von B., scritto nel 1840), che verte su un episodio della persecuzione degli ebrei durante il Medioevo tedesco.

Le opere in prosa

La produzione in prosa di Heine non fu però prevalentemente narrativa, ma saggistico-diaristica: il suo stile personalissimo fonde mirabilmente l'assunto personale del racconto (relazione di un viaggio o di un'esperienza) con l'arguta eleganza ironica della rappresentazione. I quattro volumi delle Impressioni di viaggio sono il capolavoro di questa prosa varia e vivace: il primo (1826) è dedicato a un viaggio nello Harz, culminante in una passeggiata d'obbligo sul Brocken, il monte delle streghe e delle evocazioni demoniache, ora popolato di ipocriti tedeschi; il secondo (1827) si apre con una descrizione del mare del Nord e offre poi, nel “Libro Le Grand”, una rappresentazione dell'epopea napoleonica attraverso i racconti che il tamburino dei granatieri Le Grand faceva a Heine bambino; il terzo (1829) e la prima parte del quarto volume (1831) sono dedicati al viaggio in Italia, in cui l'autore da un lato si riallaccia alla maniera del viaggio sentimentale di Sterne, dall'altro gioca con leggerezza sovrana sull'augusto precedente di Goethe, senza mancare di inframmettere storie e bozzetti gustosissimi; la seconda parte del quarto volume, infine, è costituita dai “Frammenti inglesi”, in parte già pubblicati in varie riviste nel 1828. Carattere altrettanto brillante ma decisamente libellistico hanno i due ampi saggi con i quali lo scrittore si propose di illustrare ai lettori francesi la più recente storia della cultura tedesca: La scuola romantica (Die romantische Schule, 1833) e Per la storia della religione e della filosofia in Germania (Zur Geschichte der Religion und Philosophie in Deutschland, 1834). Il primo riconduce il romanticismo tedesco alla visione medievale del mondo, sostanzialmente cattolica e reazionaria; l'altro ricostruisce per sommi capi il pensiero da Lutero a Hegel, sostenendo che Lutero, ribelle contro Roma ma insieme restauratore dello spirito medievale, fu alla base dell'idealismo posteriore e quindi, indirettamente, del romanticismo. In tal modo i due saggi si saldano in unità, indicando nella natura astratta e sognatrice dei tedeschi la radice della loro “miseria”, cui viene contrapposto lo spirito pratico e il “realismo” artistico dei francesi. Letterariamente notevoli sono altresì le autobiografiche Memorie (Memoiren), scritte nel 1854-56 e in parte perdute, e le Confessioni (Geständnisse) scritte nel 1853-54.

La fortuna

Violentemente avversato in vita dai nazionalisti e dai rappresentanti della reazione, quindi, negli anni Ottanta del secolo XIX, da Treitschke e dagli antisemiti, bandito del tutto dal nazismo, Heine fu ammirato soprattutto all'estero, in Francia in primo luogo, e in Italia (particolarmente da G. Carducci). In Germania il riconoscimento del suo rango di classico è recentissimo: nel 1972 è stato istituito un premio letterario a suo nome, nel 1981 gli è stato eretto il primo monumento, nel 1989 gli è stata intitolata l'università di Düsseldorf.