Thomas Mann

La vita

Figlio di un ricco commerciante, senatore della libera città anseatica di Lubecca, Thomas Mann (Lubecca 1875 - Kilchberg, Zurigo, 1955) ricevette in famiglia, dalla madre, di origine creola, i primi stimoli all'attività artistica: la liederistica tedesca e la mitologia classica, le favole di Andersen, Omero e Virgilio gli divennero familiari fin dalla prima infanzia. Senza aver portato a termine studi regolari, nel 1894 andò a vivere a Monaco, dove la madre e i fratelli si erano trasferiti nel 1891, alla morte del padre. Nella capitale bavarese incominciò a frequentare gli ambienti letterari. Nel 1894 pubblicò anche la sua prima novella, Traviata (Gefallen), ristampata poi nel volume Il piccolo signor Friedemann (Der kleine Herr Friedemann, 1898). Nel 1901 ottenne un'inattesa notorietà nazionale e internazionale con il romanzo I Buddenbrook (Buddenbrooks, 1901). Seguirono i racconti lunghi Tonio Kröger e Tristano, apparsi insieme in volume (Tristan, 1903). Nel 1905 sposò Katja Pringsheim, da cui ebbe sei figli e che gli fu di sostegno per tutta la vita rinsaldando la sua volontà di lavoro. Delle lettere d'amore a Katja lo scrittore si servì per il suo secondo romanzo, Altezza reale (Königliche Hoheit, 1909), storia quasi favolistica di un amore felice tra un principe tedesco in difficoltà finanziarie e la figlia di un miliardario americano. Prima della guerra pubblicò ancora il celebre racconto La morte a Venezia (Der Tod in Venedig, 1912) e iniziò a scrivere La montagna incantata (Der Zauberberg), portata a termine nel 1924. Di fronte al primo conflitto mondiale il suo atteggiamento politico fu, come quello di gran parte degli intellettuali tedeschi, improntato al nazionalismo e, in nome di una guerra che gli pareva “popolare, grande, profondamente giusta”, non esitò a rompere con il fratello Heinrich. Testimonianza di questo periodo sono i saggi e le riflessioni raccolti nel volume Considerazioni di un impolitico (Betrachtungen eines Unpolitischen, 1918).

La svolta politica dopo la prima guerra mondiale

Dopo la guerra, però, ripreso il lavoro alla Montagna incantata e composto il delicato idillio Cane e padrone (Herr und Hund, 1919), Mann compì una profonda revisione delle proprie posizioni politico-culturali abbandonando, insieme con il nazionalismo, anche la sua precedente visione estetizzante della vita e dell'arte desunta da Schopenhauer e Nietzsche: a essi contrappose come suoi modelli Goethe e Tolstoj aderendo con convinzione ai valori della democrazia. Nel corso dei suoi numerosi viaggi all'estero conobbe tra l'altro Lukács e Hauptmann, che gli servirono come modelli per i personaggi, rispettivamente, di Naphta e di Peeperkorn della Montagna incantata. Negli anni successivi stese il primo progetto per il romanzo biblico su Giuseppe, scrisse i racconti Disordine e dolore precoce (Unordnung und frühes Leid, 1925) e Mario e il mago (Mario und der Zauberer, 1929), in cui manifestò la sua insofferenza per il fascismo italiano. Nel 1929 ricevette il premio Nobel. Si annunciava ormai il pericolo del nazismo, da lui tempestivamente denunciato nel discorso Appello alla ragione (Appell an die Vernunft, 1930), dove si auspicava un'alleanza tra borghesia e socialismo in difesa della libertà. Le pesanti minacce subite e l'ascesa di Hitler al potere lo indussero a lasciare la Germania nel 1933. Soggiornò dapprima in Svizzera, poi si trasferì negli Stati Uniti. Qui la sua presenza pubblica andò facendosi sempre più intensa, sia per mezzo di conferenze sia mediante interventi scritti: La guerra e il futuro (The war and the future, 1941); Come vincere la pace (How to win the peace, 1942); La caduta degli ebrei europei (The fall of the European Jews, 1943). Terminata la tetralogia biblica Giuseppe e i suoi fratelli (Joseph und seine Brüder, 1933-42), si dedicò al grande romanzo sulla tragedia dell'arte tedesca e della Germania, il Doktor Faustus (1947). Rientrò in Europa nel 1952, stabilendosi nei pressi di Zurigo, dove morì per trombosi.