Il rinnovamento delle poetiche

All'indomani della sconfitta

L'8 maggio 1945 la Germania si mostrò in un immenso campo di rovine, devastato dai combattimenti, invaso da milioni di rifugiati fuggiti di fronte all'avanzata delle truppe sovietiche e cacciati dalle loro patrie, Pomerania, Slesia, Sudeti. Se nell'immediato gli Alleati stimarono di poter assumere in prima persona il governo di quella nazione distrutta, senza fare appello a un'autorità centrale tedesca, non tardarono nel seguito a rendersi conto dell'impossibilità dell'impresa, dovendo constatare che la compattezza del loro medesimo fronte durante la guerra si veniva disgregando in tempo di pace. Dal 1949 vennero così creati due Stati dove ne era esistito uno solo: dalla fusione delle tre zone di occupazione occidentali scaturì la Repubblica Federale tedesca (13.V.1949), alla quale i sovietici opposero la Repubblica Democratica Tedesca (7.X.1949) sotto governo comunista. La Germania si trovò in tal modo, e apparentemente in via definitiva, tagliata in due. Anzi, in tre, se si fosse voluto tener conto della situazione particolare, dal punto di vista geo-politico e giuridico, di Berlino, essa stessa divisa in due parti, come una sorta di fondo dell'Ovest incluso nel mezzo della Repubblica Democratica. Una frontiera sempre più stagna, totalmente impermeabile, infarcita di fossati, trappole, armi a scatto automatico, separò d'ora in poi i due Stati rivali, quasi sigillando per le generazioni a venire la divisione del popolo tedesco: il Muro di Berlino, eretto in qualche ora il mattino del 13 agosto 1963 per arrestare il flusso sempre crescente dell'emigrazione a Ovest (2,5 milioni di individui dalla fondazione della Repubblica Democratica).

La scena letteraria

Il sentimento nazionale tedesco, messo a durissima prova dalla disfatta bellica, e ancor più dalla scoperta delle atrocità commesse nei campi di concentramento e di sterminio, si trovò completamente spaesato nel disorientamento dei valori, disancorato rispetto a qualsiasi fondo ideale. Così alla crisi materiale s'aggiunse una crisi morale, anzi psicologica, che ebbe bisogno di tempi lunghi per essere superata.

Se durante gli anni del regime nazionalsocialista il panorama culturale tedesco era stato in vario modo depauperato di quella sua ricchezza già precedentemente e abbondantemente espressasi, il risveglio della vita letteraria nella Germania uscita dall'orrore e dalla tragedia del secondo conflitto mondiale avvenne quindi su tale scenario desolato, certo disponibile ad accogliere nel proprio vuoto stimoli e modelli provenienti da letterature straniere, ma ciò soprattutto in quanto in sé privato di grandi protagonisti e di opere di primissimo piano. Inoltre, il successivo clima della guerra fredda non avrebbe fatto altro che consolidare negli anni a venire l'impressione che da quella sorta di “punto-zero” (Nullpunkt) inevitabilmente si sarebbero defilate due divergenti linee di sviluppo politico-culturale, una a Ovest l'altra a Est.

In realtà l'identità linguistica di base e i pur non scontati canali di comunicazione tra le due aree germaniche sarebbero in qualche modo riusciti a custodire l'unità del patrimonio letterario di lingua tedesca. Per l'intanto, dopo la “letteratura dell'esilio” e la “letteratura dell'emigrazione interna”, giungeva l'ora della cosiddetta “letteratura delle macerie” (Trümmerliteratur).

Un primo e valido esponente fu Wolfgang Borchert (Amburgo 1921 - Basilea 1947). Autore di parabole sulla guerra in stile brechtiano, raccolse consensi e plausi anche all'estero con il suo dramma in stile espressionista Fuori, davanti alla porta (Draussen vor der Tür, 1947), che ebbe un'enorme risonanza nella Germania dell'immediato dopoguerra per il suo valore di documento dell'angoscia di un'epoca e di una generazione. Borchert scrisse anche racconti brevi, raccolti in Quel martedì (An diesem Dienstag, 1947), e un volume di liriche, Lanterna, notte e stelle (Laterne, Nacht und Sterne, 1946).