Il teatro epico di Brecht

La produzione poetica

Brecht compose circa 2500 poesie, ciò che fa di lui uno dei poeti più prolifici del secolo. Pur rifiutando il soggettivismo proprio del genere lirico, seppe imprimere un inconfondibile tono personale alle proprie poesie, i cui temi spaziano dal politico al quotidiano, dal frivolo all'amoroso, dal satirico al lirico in senso stretto. Egualmente Brecht padroneggia vari metri, servendosi non meno dell'esametro che del verso scandito e a rima baciata proprio della poesia infantile e di quella popolare, o del moderno verso libero o addirittura della prosa. Come per le canzoni che punteggiano gran parte della sua opera teatrale, anche le poesie sono spesso pensate per essere cantate o recitate con accompagnamento musicale. Tra le raccolte: Libro di devozioni domestiche (Bert Brechts Hauspostille, 1927), Canzoni poesie cori (Lieder Gedichte Chöre, 1934), Poesie di Svendborg (Svendborger Gedichte, 1939).

La riflessione teorica sul teatro

Durante l'arco di tutta la sua carriera di drammaturgo Brecht si occupò di teoria teatrale, ora con note ai propri drammi, ora con saggi autonomi, come quello Sul teatro sperimentale (Über experimentelles Theater, 1939) e come il Breviario di estetica teatrale (Kleines Organon für das Theater, 1949). Fin dal 1930 Brecht teorizzò e sperimentò, contro il teatro tradizionale, da lui definito “aristotelico” o, sprezzantemente, “culinario”, un teatro cosiddetto “epico”, nel quale l'azione, propria della forma drammatica, fosse surrogata dalla narrazione, propria della forma epica. Il teatro avrebbe così perduto ogni carattere di passivo rispecchiamento della realtà e negato allo spettatore il diletto acritico dell'immedesimazione nella vicenda scenica; grazie all'“effetto di straniamento” così ottenuto, la rappresentazione teatrale avrebbe invece sottratto alla vicenda ogni carattere di ovvietà e naturalezza per generare sorpresa e, tramite questa, riflessione critica nello spettatore. Se quest'ultima esigenza finiva da un lato per divenire didascalica e, quindi, per subordinare in tutto o in parte il teatro alla propaganda politica, dall'altro Brecht si opponeva con essa alla teoria e alla pratica del realismo socialista.