Nuove tendenze letterarie

Handke: la difficoltà del linguaggio e del narrare il mondo

Lo scrittore austriaco Peter Handke (Griffen, Carinzia, 1942) si è mosso inizialmente su una linea narrativo-linguistica influenzata dai moduli del nouveau roman, cioè di quella ricerca che, sviluppatasi come tendenza letteraria nella Francia degli anni Cinquanta (A. Robbe-Grillet, M. Butor, N. Sarraute e C. Simon), ha rifiutato le forme tradizionali del romanzo finalizzate a perseguire l'illusione di realtà, sostituendovi la fredda presenza degli oggetti e la priorità della scrittura. Nel suo romanzo d'esordio, I calabroni (Die Hornissen, 1966), Handke rifiuta infatti il realismo ingenuo della rappresentazione spezzando ripetutamente il filo del racconto. Analoga operazione decostruttiva ha tentato poi nei confronti delle strutture narrative del romanzo poliziesco con L'ambulante (Der Hausierer, 1967) e La paura del portiere prima del calcio di rigore (Die Angst des Tormanns beim Elfmeter, 1970). Una ricerca sulla funzione del linguaggio è alla base anche dei suoi primi lavori teatrali, dal provocatorio Insulti al pubblico (Publikumsbeschimpfung, 1966) a Kaspar (1968). Nella produzione successiva ha apparentemente rivalutato i moduli espressivi classici ricollocandosi nel solco della tradizione: sono nati così Breve lettera del lungo addio (Der kurze Brief zum langen Abschied, 1972), romanzo su una crisi matrimoniale ambientato in America, Infelicità senza desideri (Wunschloses Unglück, 1972), testo biografico sulla madre morta suicida, e La donna mancina (Die linkshändige Frau, 1976). Del 1975 è il racconto-sceneggiatura Falso movimento (Falsche Bewegung), scritto per il film omonimo di Wim Wenders e ripreso dal “Wilhelm Meister” di Goethe. Un nuovo mutamento di prospettiva è subentrato con Lento ritorno a casa (Langsame Heimkehr, 1979), in cui, con una sorta di provocazione a rovescio, lo scrittore si propone di “narrare del mondo buono celato e sempre celantesi”: intento perseguito anche nei successivi Il cinese del dolore (Der Chinese des Schmerzes, 1983) e La ripetizione (Die Wiederholung, 1986), fino all'autobiografico Un anno nella baia di nessuno (Ein Jahr in Niemandsbucht, 1994). Segnata dalla provocazione è anche la saggistica di Handke, come Sono un inquilino della torre d'avorio (Ich bin ein Bewohner des Elfenbeinturms, 1972), contro la letteratura impegnata. Si ricordano infine le raccolte di poesia: Il mondo interno del mondo esterno del mondo interno (Die Innenwelt der Aussenwelt der Innenwelt, 1969) e il poema Poesia a ciò che rimane (Gedicht an die Dauer, 1986).