La pedagogia di Aristotele

Diversamente da Platone, le cui origini aristocratiche abbiamo visto rispecchiarsi in tutta la sua opera, Aristotele (384-322 a.C.) non era cittadino ateniese bensì un meteco (cioè uno straniero, non di Atene ma residente nella polis). Il filosofo era originario di Stagira, piccolo centro della Grecia settentrionale, molto vicino alla Macedonia. Fu il padre – medico alla corte macedone – a inviare il figlio ad Atene a studiare presso l'Accademia di Platone. Fu poi chiamato in Macedonia da Filippo come precettore del giovane Alessandro. Aristotele si trattenne alla corte macedone fino all'inizio del regno di Alessandro, quando tornò ad Atene per fondare il suo Liceo (che prese il nome dal tempio di Apollo Licio, che sorgeva nello stesso luogo).

La scuola fondata da Aristotole si differenziava sotto molti aspetti dall'Accademia del suo maestro. Infatti il Liceo si poneva come prototipo di un'università, con corsi e lezioni regolari, esercitazioni programmate, lavori collettivi. Il Liceo poteva anche vantare una sua biblioteca e un museo. Da un punto di vista più ideologico invece che dall'impostazione filosofico-religiosa dell'educazione platonica il Liceo di Aristotele era guidato da un interesse alla scienza in sé.

D'altra parte bisogna anche considerare il mutato clima politico-sociale che richiedeva un tipo di formazione diversa alle scuole: mentre declinava l'ideale di una polis che giungesse a dominare le altre con la sua superiorità militare e intellettuale veniva meno contemporaneamente anche alle richieste di scuole che formassero l'élite dirigente, mentre si dava un maggior peso alle capacità necessarie per essere sempre in grado di rinnovarsi e inserirsi in una vita economico-sociale che si faceva sempre più complessa e cosmopolita.

Non è dunque da considerarsi un puro caso che fosse proprio Aristotele a porre la basi di questo nuovo e più aperto tipo di educazione: egli infatti, Ateniese solo di adozione, aveva vissuto per anni in Macedonia cui si sentì sempre molto legato come formazione e crescita personale. Pertanto, pur vivendo ad Atene non era un nazionalista, ma si dichiarava piuttosto cosmopolita, cittadino del mondo; tale posizione era comprovata anche dalla sua amicizia che lo vedeva legato, per esempio, ad Antipatro, viceré che governava la Grecia per i Macedoni, persona colta e di posizioni molto aperte, con la tendenza a favorire la vita economica e culturale della Grecia.

Del resto la posizione di Aristotele non era particolarmente originale per l'epoca, in quanto gran parte della borghesia ateniese non vedeva ragione di opporsi a governatori liberali che miglioravano il benessere della polis e ne favorivano lo sviluppo.

Nonostante questa sua apertura che oggi potremmo definire internazionale, Aristotele non poteva però essere definito democratico, in quanto egli, in maniera forse ancora più diretta di Platone, postulava una netta divisione tra il mentale (parte della popolazione destinata a governare o a partecipare in maniera diretta e attiva alla vita sociale ed economica) e il fisico (il lavoro degli schiavi o dei concittadini di rango inferiore sulla cui base poggiava il soddisfacimento dei bisogni materiale della polis). Per i pochi cittadini cui era destinata l'educazione questa era pensata come gratuita, e caratterizzata dall'insegnamento delle sole arti nobili, quelle cioè non legate in alcun modo ad attività pratiche.

Per quanto riguarda le modalità di apprendimento di queste nobili arti, ancora una volta Aristotele si differenzia profondamente da Platone, in quanto la modalità formativa di Aristotele rimanda continuamente a quei dati ricavabili dall'esperienza concreta, che Platone tanto fermamente disdegnava a vantaggio del mondo delle idee, che sulla base del suo ferreo dualismo vedeva ben distinto dalla realtà materiale.

Per Aristotele nella natura vivente è possibile riscontrare contemporaneamente quel che ogni essere è concretamente (l'atto realizzato) e quello che può, aspira a essere (la potenza, vista come aspirazione, progetto, modello). La scienza e, più in generale, la realtà sono dati da un continuo movimento tra i due stati che si concretizza nella trasformazione, che si specifica grazie a quattro tipi di cause: materiali (collegate alla materia), effettive (ciò che caratterizza il cambiamento da uno stato passato a quello presente), formali (la forma che una determinata cosa assume) e finali (la tensione a raggiungere il modello finale).

Come strumento per l'apprendere Aristotele utilizza la logica, intesa come metodologia del ragionamento, metodo per organizzare e strutturare i pensieri in discorsi. La logica aristotelica si basa su quelle che il filosofo definisce come categorie (il punto di vista generale che permette di formare un quadro generale della realtà, sono la sostanza, la qualità, la quantità, la relazione, il dove, il quando, la disposizione, l'avere, il fare, il subire). Accanto alle categorie sono individuabili i concetti (che comprendono, al loro interno, più realtà accomunate da determinati aspetti) e il giudizio (dato dalla capacità di costruire in maniera corretta e veritiera una frase, attribuire quindi un predicato al soggetto rendendo esplicito un rapporto di comprensione o estensione tra concetti o individui). L'unione di più giudizi, che porta alla metodologia argomentativa propria della logica dà luogo al sillogismo, che abbiamo già trattato parlando del ragionamento .

Oltre a occuparsi del ragionamento quale base dell'approccio alla comprensione del mondo, Aristotele, per primo, si occupò di altri argomenti collegati allo studio della mente, quali le sensazioni (da cui a suo parere ha origine tutta la vita psichica), la memoria (che permette di “fermare” la percezione), la fantasia (modalità di pensiero data dall'incontro della memoria e dell'intuizione) e le immagini mentali (senza le quali lo stesso pensiero non potrebbe esistere). A riassumere e contenere tutti questi procedimenti mentali, Aristotele pone il pensiero, che è caratteristica distintiva dell'uomo.

Lo scopo principale dell'educazione sarà dunque lo sviluppo della ragione, raggiungibile però solo da coloro che siano degni di essere educati a questo livello. Infatti l'educazione di base può dirsi costituita da una formazione volta allo sviluppo fisico-corporeo – ed è raggiungibile anche dai servi o dagli schiavi –, un secondo livello è quello della formazione alla temperanza (cui possono aspirare anche gli artigiani) e infine l'educazione intellettuale, prerogativa dei cittadini.

Alla base del processo educativo Aristotele pone anche l'esistenza di abitudini, disposizioni ad adottare comportamenti che non portino a eccessi di alcun tipo, in quanto ogni comportamento, anche il più nobile e meritevole, se portato all'eccesso diventa vizio. Come ricercare queste abitudini che portano a mantenere la giusta misura in ogni cosa? Naturalmente con l'uso e lo sviluppo della ragione.