L'azione geomorfologica dei ghiacciai

Anche i ghiacciai, con il loro lento e impercettibile movimento, sono agenti di modellamento della superficie terrestre, pur se di minore estensione rispetto a quella interessata da altri agenti geomorfologici: infatti, i ghiacciai agiscono prevalentemente in aree situate al di sopra del limite delle nevi perenni.

Il movimento dei ghiacciai avviene con modalità diverse rispetto alle correnti fluviali. In particolare, la massa solida del ghiacciaio, a differenza di un fiume:

  • è in grado di superare contropendenze lievi, muovendosi anche in senso opposto rispetto al verso della gravità;
  • non fa riferimento a un livello di base: in grandi volumi, è in grado di scavare il substrato scendendo anche al di sotto del livello marino (fenomeno a cui si dà il nome di sovraescavazione glaciale), azione che un fiume non è fisicamente in grado di compiere;
  • in presenza di un ostacolo è in grado di dividersi in rami divergenti (fenomeno avvenuto, per esempio, nel grande ghiacciaio che scendeva dalla Valtellina e che ha scavato le valli che accolgono oggi i due bracci del lago di Como);
  • si comporta nei confronti del materiale eroso come un nastro trasportatore, trasferendolo senza rotolio e urti reciproci dei granuli, che quindi, non usurati, risultano spigolosi; solo quelli incastonati nel ghiaccio, alla periferia della massa, e quindi costretti a sfregare contro la roccia incassante, presentano in superficie tipiche striature parallele dovute all'attrito (ciottoli striati).

I meccanismi dell'erosione

Il ghiacciaio in movimento esercita un'intensa azione erosiva, chiamata esarazione, che può esplicarsi tramite l'abrasione o lo sradicamento.

L'abrasione è dovuta ai ciottoli o ai frammenti di roccia solidalmente incastrati nella massa di ghiaccio, che entrano in contatto con il substrato su cui il ghiacciaio si muove. L'intensità dell'azione abrasiva dipende dal tipo di rocce costituenti sia il substrato, sia i materiali detritici trasportati dal ghiaccio, dalla velocità dello spostamento e dal volume del ghiaccio.

Lo sradicamento consiste nella rimozione di blocchi interi di substrato, che vengono estirpati dalla spinta della massa, particolarmente energica in profondità. Sono più facilmente soggette al fenomeno masse rocciose fagliate o che hanno subito gli effetti del crioclastismo.

Le forme d'erosione

La valle glaciale presenta un tipico profilo trasversale a "U", con fondo largo e piatto e fianchi ripidi, dovuto al meccanismo erosivo del ghiacciaio, che, contrariamente a quanto avviene per un fiume, si esercita lungo tutta la sezione di contatto tra il ghiaccio e la roccia incassante.

Il circo glaciale ha la forma di una conca, circondata su tre lati da una corona di creste e con soglia talora in contropendenza che la raccorda con il resto della valle glaciale. È scavato dal bacino collettore, che esercita una sorta di erosione regressiva sui versanti incassanti.

Le rocce montonate sono dossi rocciosi arrotondati e allungati nella direzione di scorrimento del ghiaccio, costituiti da affioramenti di rocce più difficilmente erodibili e modellate dall'esarazione. L'abrasione vi scava solchi paralleli: dalla direzione del loro allungamento è possibile risalire alla direzione e al verso in cui è avvenuto il movimento del ghiacciaio.

Le forme di deposito

Tra le forme di deposito glaciale si citano le morene e i massi erratici.

Le morene sono depositi formati da materiali di diverso diametro, ammassati caoticamente senza alcun cenno di stratificazione, derivanti in parte da processi di esarazione e in parte da crolli dai versanti sul ghiacciaio.

A seconda della posizione è possibile distinguerne vari tipi:

  • morena di fondo, che occupa l'interfaccia tra il ghiaccio e la roccia sottostante;
  • morena intermedia, formata dai materiali che sono incastonati nella massa di ghiaccio (per esempio, morene superficiali sepolte dalle nevicate degli anni successivi);
  • morena laterale, che si configura come un doppio nastro sui bordi della lingua glaciale, a contatto con i versanti che la riforniscono di materiale terrigeno (frammenti di rocce e di suolo) tramite crolli e frane;
  • morena mediana, striscia rilevata di materiale terrigeno, deposta sulla superficie della lingua parallelamente al suo asse maggiore, che si origina in seguito all'unione di due morene laterali contigue alla confluenza di due lingue glaciali;
  • morena frontale, che deriva dall'unione di tutti i tipi di morena che confluiscono insieme all'apice della lingua glaciale, via via che il ghiaccio si scioglie; forma in genere un arco a concavità rivolta verso monte e ad apici rastremati.

I ghiacciai vallivi, dopo avere raggiunto il loro massimo sviluppo durante le glaciazioni dell'era quaternaria, nei periodi interglaciali si ritirarono, abbandonando sul terreno le morene che avevano trasportato: il ritiro dei ghiacciai, avvenuto attraverso il susseguirsi di ritiri veloci e di fasi stazionarie, ha prodotto gli anfiteatri morenici, depositi formati da una serie di cordoni morenici a forma di anfiteatro. Gli anfiteatri sono oggi conservati solo in parte, perché anch'essi soggetti all'erosione. Tra i maggiori anfiteatri morenici in Italia ricordiamo quelli immediatamente a sud dei laghi prealpini Maggiore, di Como e di Garda e quello di Ivrea, in Piemonte.

I massi erratici sono enormi blocchi di roccia trasportati a valle dal ghiacciaio e là abbandonati dopo il ritiro.