Le carte geografiche

Una carta geografica può essere definita come una raffigurazione su un piano di una parte o di tutta la superficie terrestre; la scienza depositaria delle conoscenze e delle tecniche che permettono l'elaborazione di carte geografiche è la cartografia. Il tipo di rappresentazione fornito da una carta geografica ha le seguenti caratteristiche di base: è approssimata, ridotta e simbolica.

Una carta è approssimata perché non è possibile trasferire una superficie sferica (come quella terrestre) su un piano senza modificarla; infatti, i punti che costituiscono una superficie sferica, durante il loro trasferimento su un piano subiscono inevitabilmente delle deformazioni, che saranno tanto maggiori quanto più estesa è la porzione di sfera interessata; il grado di approssimazione delle carte geografiche tende perciò ad aumentare con l'estendersi della zona che si vuole raffigurare. Per contenere le deformazioni entro limiti accettabili, si ricorre a tecniche di proiezione geometrica .

Una carta deve essere, ovviamente, una rappresentazione ridotta della realtà, secondo un certo fattore che rappresenta la scala di riduzione, o semplicemente scala. La scala (che può essere numerica o grafica) definisce il rapporto tra la distanza fra due punti misurata sulla carta e la distanza reale fra gli stessi due punti, cioè misurata sul terreno.

La scala numerica viene espressa con una frazione, in cui il numeratore è l'unità e il denominatore è un numero che indica quante volte va moltiplicata una distanza misurata sulla carta per ottenere la distanza reale sulla superficie terrestre. Per esempio, una scala 1/25 000, o 1 : 25 000 (si legge "uno a venticinquemila") significa che 1 cm sulla carta corrisponde a 25 000 cm nella realtà (cioè 250 m).

Per conoscere la scala di una carta che ne è priva, si può misurare la distanza tra due paralleli, tenendo conto che la distanza reale lineare di 1° di meridiano (compreso tra due paralleli intervallati di 1°) è di 111,121 km, cioè 11 112 100 cm. Se la distanza misurata sulla carta è, per esempio, 2 cm, la scala sarà (2/2) : (11 112 100/2), cioè 1 : 5 556 050. Se sulla carta non sono segnati i meridiani e i paralleli, si potrà prendere in considerazione, per esempio, una distanza reale nota, in linea d'aria, tra due località ed eseguire la stessa operazione.

La scala grafica, già usata nella cartografia antica, è rappresentata da un segmento suddiviso in parti uguali che corrispondono a un'unità di misura lineare, segnata sui segmenti stessi. La scala grafica è di uso più immediato rispetto a quella numerica, poiché, senza fare calcoli, ci si può rendere conto della distanza reale: con una riga si misura la distanza tra due punti sulla carta, si appoggia la riga sulla scala grafica e si verifica a quale distanza reale corrisponde la distanza letta prima sulla carta. Inoltre, la scala grafica è preferibile alla numerica quando l'originale di una carta deve essere stampato in formato ridotto: in questo caso, infatti, la scala grafica (cioè il segmento) subisce l'identica riduzione dell'originale, mentre la scala numerica rimane identica nella stampa in formato ridotto (fig. 6.1).

Una carta è simbolica perché tutti gli elementi di un territorio vi vengono rappresentati mediante simboli convenzionali, che vengono distinti in altimetrici (relativi all'andamento del rilievo) e planimetrici (che rappresentano elementi naturali del paesaggio, quali scarpate, fiumi, boschi ecc., e artificiali, quali centri abitati, ferrovie, strade, confini ecc.).

Simboli altimetrici

Per la rappresentazione del rilievo, si può ricorrere a diverse tecniche. Una di queste fa uso delle isoipse, o curve di livello, linee chiuse che uniscono tutti i punti del territorio rappresentato che si trovano a una stessa quota e permettono una rappresentazione geometrica esatta delle forme del terreno (le curve di livello che rappresentano l'andamento dei fondali marini o lacustri sono delle isobate: esse uniscono punti che si trovano alla stessa profondità). Il loro valore viene decifrato tenendo conto che alcune di esse, le direttrici, sono disegnate con un maggior spessore e che l'equidistanza, cioè la differenza di quota tra due isolinee successive, deve rimanere costante (per esempio, 50 m, leggibile in genere sulla tavoletta in basso a sinistra). Il sistema delle curve di livello permette di visualizzare le forme del rilievo e la distanza tra le varie isoipse ci aiuta a comprendere la pendenza del luogo in esame: isoipse ravvicinate indicano che il pendio è ripido; una zona pianeggiante è caratterizzata, invece, da isoipse distanziate.

Il metodo delle curve di livello può diventare insufficiente quando si rappresentano territori con forti pendenze, poiché le isoipse diventano tanto ravvicinate da essere indistinguibili l'una dall'altra. Si utilizzano allora altre tecniche, quali il tratteggio e le tinte altimetriche.

Nel caso del tratteggio, si immagina di illuminare con un fascio luminoso proveniente da nord-ovest, il rilievo da rappresentare, che in questo modo risulterà più o meno illuminato (nella realtà lo vedremmo più assolato o in ombra); si disegnano trattini più ravvicinati dove la pendenza è maggiore (meno illuminata dal fascio luminoso) e trattini più radi dove la pendenza è minore (quindi più illuminata). Questo metodo fornisce solo un'idea delle forme del rilievo, ma non indica le altitudini.

Nel caso delle tinte altimetriche, le variazioni di quota (o di profondità) vengono indicate mediante varie colorazioni convenzionali, ognuna delle quali corrisponde a diverse fasce altimetriche, individuabili nella legenda riportata sulla carta.

Simboli planimetrici

Numerosi sono i simboli planimetrici contenuti nelle carte geografiche: si tratta di simboli convenzionali, concordati a livello internazionale, la cui spiegazione è contenuta nelle legende che corredano le carte.

I simboli convenzionali in cartografia sono raggruppati in tre categorie: puntiformi, lineari, areali.

I simboli puntiformi sono utilizzati quando si voglia localizzare un oggetto, o un fenomeno, considerandolo come un punto (per esempio, la vetta di un monte).

I simboli lineari servono per rappresentare strade, corsi d'acqua, confini (infatti il loro aspetto ricorda una linea).

I simboli areali raffigurano fenomeni caratterizzati dalla loro estensione geografica (una coltura o la diffusione di un dialetto).

Anche la scrittura della toponomastica, cioè la maniera di riportare i nomi di luoghi sulla carta, rientra fra i simboli cartografici. Se l'elemento è puntiforme, i nomi vanno sempre posti a destra; per le rappresentazioni lineari la scrittura va collocata parallelamente all'andamento dell'elemento di riferimento, mentre per le rappresentazioni areali i nomi vanno inseriti all'interno della superficie stessa. Le diversità nei caratteri e nelle loro dimensioni differenziano gli oggetti in funzione della loro importanza.