Dall'età di Pericle al governo dei Trenta; il fiorire della cultura classica

Il fiorire della cultura classica

Nella concezione di Pericle, il predominio di Atene sulla Grecia doveva coincidere con la grandezza della sua civiltà e del suo impianto edilizio-architettonico. Promosse di conseguenza una eccezionale attività edilizia, tra cui la costruzione del Partenone e dell'Eretteo sull'Acropoli e l'ampliamento del Pireo. Sotto il suo governo si radunarono a Atene filosofi come Socrate, Anassagora e Protagora, tragediografi come Sofocle ed Euripide, storici come Erodoto. Pericle stesso insieme con la celebre etera Aspasia, radunò intorno a sé un importante circolo intellettuale. I culti, le feste e i templi furono protagonisti dell'età di Pericle: la rinnovata fede religiosa, conseguente alle vittorie sui Persiani, trovò la sua espressione nelle opere dello scultore Fidia e del tragediografo Sofocle. La cultura classica non si andò esaurendo con la morte di Pericle (429 a.C.), ma anzi raggiunse in seguito il suo apogeo con filosofi come Platone e Aristotele, il medico Ippocrate, lo storico Senofonte. La religione tradizionale entrò però in crisi in seguito alle guerre del Peloponneso, accompagnate dai sempre più crescenti contrasti interni delle poleis. I Greci si avvicinavano a culti esotici e stranieri che il potere centrale cercava di reprimere anche attraverso la condanna dei loro sostenitori. Anche i tragediografi Sofocle ed Euripide espressero la crisi del periodo di guerra, mettendo in scena uomini perseguitati dalle ingiustizie e tratteggiando le miserie della natura umana, mentre il commediografo Aristofane invitava il pubblico alla riflessione mediante i suoi grotteschi personaggi. Gli storici, maturata la loro coscienza politica grazie al regime democratico, vissero un periodo di intensa produzione.