Dall'età di Pericle al governo dei Trenta; il fiorire della cultura classica

L'età di Pericle

Pericle, nipote del legislatore Clistene, divenuto stratega nel 460 a.C., governò Atene per trent'anni. Seguace dell'ideale democratico di Temistocle, portò Atene verso la democrazia radicale, favorendo la piena parità dei diritti politici dei cittadini. Per ottenere la maggiore partecipazione possibile del popolo, introdusse un compenso in denaro per tutti coloro che ricoprivano cariche pubbliche permettendone l'accesso anche ai più poveri. Incrementò l'assistenza sociale, accollando allo Stato l'educazione degli orfani, pagando sussidi a mutilati e invalidi, assegnando una paga a soldati e marinai in servizio e incentivando l'emigrazione dei contadini concedendo loro terre nelle colonie.

La concezione imperialista. Pericle accelerò il processo di trasformazione della libera Lega delio-attica in un organismo imperiale tramite il quale Atene imponeva la sua volontà politica agli alleati, cosa simbolicamente espressa dal trasferimento da Delo a Atene (454 a.C.) del tesoro federale. Una serie di misure resero manifesta la soggezione a Atene delle città delio-attiche: dall'estensione dell'uso della moneta e dei sistemi metrico-ponderali ateniesi alla riforma delle procedure di riscossione e irrigidimento del prelievo tributario, all'invio di ispettori con il compito di controllare le attività politiche locali. Ciò fu causa di rivolte (l'Eubea nel 446 a.C., Samo nel 441) che misero in risalto la contraddizione di fondo della politica periclea, accesamente democratica in Atene e negatrice di ogni autonomia politica fuori di essa. Nel 457 a.C. Pericle, alleatosi con tutti gli avversari Spartani, iniziò la prima Guerra del Peloponneso, ottenendo alcuni successi, e spinse Atene a combattere per difendere l'Egitto dai Persiani, spedizione che si rivelò un fallimento. Ripresa la guerra contro la Persia, gli Ateniesi riportarono una grande vittoria e venne firmata la pace. Scoppiata nel 431 a.C. la seconda Guerra del Peloponneso contro Sparta, Pericle si oppose alla parte di opinione pubblica favorevole ad accordi di pace con il nemico. Posto sotto accusa, ritenuto responsabile della guerra e della fiacca condotta ateniese attraversò una fase di difficoltà, ma ciononostante continuò a essere eletto stratego finché restò vittima dell'epidemia di peste abbattutasi sulla città (429 a.C.).